Sparatoria al lido, tre fermi. Il Procuratore: «Lo Stato esiste ed è credibile» | VIDEO
Ecco i dattagli dell'operazione lampo di Polizia e Carabinieri presentati stamani in conferenza stampa: i tre presunti responsabili rintracciati in Sicilia in 24 ore grazie a un blitz congiunto e arrestati per la sparatoria di Rossano

CORIGLIANO-ROSSANO - È stata definita una «risposta eccezionale dello Stato» quella seguita alla sparatoria avvenuta lunedì 21 luglio in uno stabilimento balneare di località Sant’Angelo, a Rossano, che ha portato al fermo di tre persone, tutte del posto e incensurate, ritenute responsabili dell’episodio criminoso e attualmente detenuti nella casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati stamane durante la conferenza stampa tenutasi nella sede del Commissariato di Polizia di Corigliano-Rossano, alla presenza del procuratore della Repubblica di Castrovillari Alessandro D’Alessio, del questore di Cosenza Giuseppe Cannizzaro, del colonnello Andrea Mommo (Comandante Compagnia Carabinieri Cosenza), del tenente colonnello Marco Filippi (Comandante Reparto Territoriale Carabinieri Corigliano-Rossano), del vice questore Gianni Albano (Dirigente Squadra Mobile Cosenza), del capitano Alessandro Lorenzini (Comandante Norm Reparto Territoriale Corigliano-Rossano) e della vice questore Roberta Martire, dirigente a scavalco del Commissariato di Corigliano-Rossano.
«Abbiamo dimostrato che lo Stato è forte e credibile»
«Mai come in questo caso – ha dichiarato il procuratore D’Alessio – le forze dell’ordine hanno lavorato insieme senza alcun tipo di contrasto, con prontezza e spirito di sacrificio. In Calabria, questa rapidità di risposta non è frequente e deve essere un punto di partenza ed esempio per tutti. Abbiamo voluto dimostrare che lo Stato esiste anche qui, è forte ed è credibile. Questa è una terra fatta in larga parte da persone perbene, che devono essere tutelate».
Il procuratore ha, poi, sottolineato la propria indignazione: «La cosa che più mi ha colpito è che è stata inficiata la libertà delle persone». E l’operazione lampo, chiusasi in appena 24 ore, è portatrice di un messaggio chiaro: «Chiunque si renderà responsabile di reati di questo tipo sarà perseguito e assicurato alla giustizia». Io stesso ho provato rabbia e indignazione – ha sottolineato D’Alessio - alla notizia dell’ennesima sparatoria, quella avvenuta lunedì scorso». E sul fatto se questi possano essere ritenuti gesti di recrudescenza, albore di una nuova organizzazione criminale, il procuratore capo ha sottolineato che «tutti gli episodi di questa natura alla fine sono riconducibili, come retroterra, a dinamiche criminali consolidate». Insomma – lo ha scandito con forza – non siamo di fronte ad atti di violenza fini a sé stessi o fenomeni delinquenziali giovanili.
«Inficiata la libertà delle persone: tutti indignati ma poca collaborazione dalla gente per bene»
C’è, però, un neo in tutta questa storia, che D’Alessio ha anche evidenziato: la scarsa collaborazione da parte dei cittadini. «Non c’è stata – ha detto - la partecipazione necessaria alle indagini. L’evocazione della paura è solo una scusa per giustificare la mancata collaborazione della cittadinanza».
I dettagli di un'operazione lampo
Poi si è entrati nel vivo dell’operazione lampo, nelle dinamiche e nei dettagli di un'operazione lampo che ha visto impiegati, con grande merito, gli uomini e le donne del Commissariato e del Reparto territoriale di Corigliano-Rossano in un gioco di squadra senza precedenti.
Secondo quanto spiegato dal colonnello Andrea Mommo, i diversi episodi criminali hanno trovato un punto di sintesi investigativa con le misure precautelari eseguite.
Il preludio ad un nuova e più complessa operazione?
Il questore Giuseppe Cannizzaro, invece, ha rimarcato come l’ultima operazione che ha portato al fermo di tre persone «non è un punto di arrivo ma di partenza». «Da qui – ha sottolineato facendo intendere che non è escluso che a breve possa esserci una seconda e più incisiva operazione - si attiveranno altre azioni di prevenzione e repressione. La gente ci chiede più presenza – ha poi ricordato - noi ci siamo, con un bagaglio di conoscenza del territorio che ci ha consentito di raggiungere questo risultato».
Prima la rissa, poi l'agguato e infine i colpi di pistola
Ad illustrare i dettagli dei fatti avvenuti nel pomeriggio di lunedì scorso, poi, sono stati il capo della squadra mobile Gianni Albano ed il comandante del reparto Marco Filippi. L’attività investigativa è partita immediatamente dopo il ferimento di una persona per arma da fuoco. «Abbiamo ricostruito subito la vicenda per consolidare le prove» - ha detto Albano. Prima c’era stata un’aggressione al di fuori di un parco divertimenti («mai denunciata» e con un tentativo di giustizia fai da te) a seguito di una rapina che ha portato agli sviluppi drammatici. Le persone aggredite, quindi, avrebbero chiesto supporto ad alcuni familiari che sono piombati sul lungomare di Rossano, dove gli aggressori si erano spostati in un lido. «Da lì – ha spiegato Albano - è nato un litigio dove un terzo soggetto ha prima minacciato e poi ha sparato. Dopodiché i tre si erano resi irreperibili fino a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia». «Era fondamentale intercettare subito i responsabili – ha fatto eco il tenente colonnello Filippi - per dare una risposta immediata. Li abbiamo rintracciati con l’aiuto dei carabinieri locali: uno nel centro urbano di Montalbano Elicona e due in un appartamento dello stesso centro».
I precedenti episodi: tutti con armi differenti
Dai primi riscontri, le armi utilizzate nei diversi episodi di violenza – quattro in totale tra giugno e luglio – sarebbero state diverse. Le indagini proseguono per chiarire la rete criminale dietro le sparatorie e consolidare le accuse in vista della richiesta di convalida dei fermi.