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La lunga fuga silenziosa: così scompaiono i paesi della Calabria del Nord-Est

3 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Non serve cercare troppo lontano per capire cosa significa “spopolamento”.  Prosegue la nostra inchiesta nei numeri e nelle cifre dell'abbandono silenzioso dell'entroterra della Calabria del nord-est. Un territorio che sta praticamente morendo nel silenzio. Non solo giovani in fuga (più di 7mila in 5 anni - ne abbiamo parlato qui). Ampliando lo spettro della popolazione la situazione è ancora più drammatica. Negli ultimi 10 anni il saldo demografico ci restituisce 12mila residenti in meno: i decessi raddoppiano le nascite

Basta salire verso i paesi del Pollino o percorrere le strade interne della Sila Greca per ritrovarsi serrande abbassate, piazze semivuote, scuole che accorpano classi per mancanza di alunni. È qui che la Calabria del Nord-Est sta pagando il prezzo più alto di una lenta ma inesorabile emorragia: quella della popolazione residente.

Dal 2000 a oggi la Calabria ha perso circa 160.000 abitanti, l’equivalente di una città come Taranto che si è letteralmente dissolta. E se nel 2023 l’Istat ha contato un saldo negativo di oltre 8.000 residenti in meno in un solo anno, è nelle aree interne che l’impatto diventa devastante.

I numeri di un declino annunciato

Il quadro è netto: nei piccoli comuni del Nord-Est calabrese — quelli con popolazione sotto i 5.000 abitanti, la maggioranza dei 58 della Sibaritide-Pollino — la curva demografica scende da tempo. Qui vive appena un terzo della popolazione regionale, ma il calo è doppio rispetto alle aree urbane.

Secondo i dati regionali, i comuni con meno di 500 abitanti hanno una densità demografica di 22 abitanti per km², praticamente il vuoto. L’indice di natalità si ferma a un misero 7,2 per mille, mentre il tasso di mortalità è quasi il doppio, 11,9 per mille. La sostanza è semplice: si nasce poco, si muore molto, e chi resta parte.

Pollino e Sila Greca, il cuore fragile delle aree interne

Nelle zone montane del Pollino la decrescita è la più marcata: -0,83% ogni anno, contro lo -0,63% delle aree collinari. Significa che paesi come Alessandria del Carretto, Plataci, San Lorenzo Bellizzi o Castroregio si svuotano a ritmo costante. Molti non arrivano più a 1.000 residenti e convivono con un indice di vecchiaia che supera abbondantemente la media nazionale.

La Sibaritide, pur avendo poli più popolosi come Corigliano-Rossano, soffre allo stesso modo nei centri periferici: Vaccarizzo, Caloveto, Campana, Bocchigliero. Lì lo spopolamento non è solo un dato anagrafico: è perdita di scuole, uffici postali, presìdi sanitari. È il “deserto dei servizi” che spinge ancora di più chi può a partire.

Una città che scompare

Guardando i numeri in aggregato, dal 2019 a oggi l’intera area del Nord-Est ha perso complessivamente oltre 12.000 residenti. È come se fosse stata cancellata una città grande quanto Cassano Jonio. E se le proiezioni Svimez hanno ragione, entro il 2050 la Calabria rischia di scendere sotto il milione e mezzo di abitanti: -300.000 persone in meno in appena 25 anni.

Effetto domino: meno abitanti, meno diritti

Il dramma non è solo statistico. La perdita di popolazione porta con sé un effetto domino che colpisce i diritti: scuole che chiudono, trasporti pubblici che si riducono, sanità che arretra. E nei paesi più piccoli i sindaci si trovano a governare comunità ridotte a poche centinaia di residenti, con bilanci che non permettono più di garantire servizi minimi.

Lo spopolamento diventa così non solo un fenomeno demografico, ma una vera e propria questione di democrazia: comunità che non hanno più voce, territori che spariscono dalle mappe della politica, cittadini che diventano invisibili.

Una scelta collettiva

Oggi l’allarme non è più rinviabile. Non basta parlare di borghi da cartolina o di progetti di turismo lento: serve una politica che riporti davvero popolazione nelle aree interne, creando lavoro, infrastrutture, connettività, servizi.

E soprattutto serve un’azione radicale sulle infrastrutture di collegamento: senza strade sicure e veloci, senza una ferrovia moderna, senza trasporti che uniscano l’entroterra alla costa, nessun progetto di rilancio avrà mai futuro. La connessione con i poli urbani e produttivi dello Ionio deve diventare una priorità strategica, “a qualunque costo”. Perché se le aree interne restano isolate, lo spopolamento diventa destino irreversibile.

Il paradosso è che nessuno se ne accorge davvero: lo spopolamento non fa rumore, non porta titoli di cronaca nera. È un’assenza che cresce giorno dopo giorno, casa dopo casa, fino a trasformare i paesi in fantasmi.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.