In 5 anni è sparito un paese: dal 2019 ad oggi il nord-est perde più di 7mila giovani elettori
Tra meno di un mese la Calabria andrà alle urne. A pesare sul voto sarà soprattutto l’assenza dei giovani: negli ultimi anni in migliaia hanno lasciato la Sibaritide-Pollino, segno di un’emigrazione che riduce rappresentanza e futuro

CORIGLIANO-ROSSANO – Il 5 e 6 ottobre la Calabria sarà chiamata al voto per rinnovare le cariche del governo regionale. Una competizione elettorale che ha colto tutti di sorpresa e durante la quale non mancheranno proposte, idee sulla visione e sul futuro del nostro territorio, ricco di potenzialità ma con ancora tante questioni in sospeso.
A recarsi alle urne saranno circa circa 1 890 732 elettori (dato Eligendo regionali 2021), ma c’è un’assenza che – più di tutte le altre - peserà sull’esito del voto: quella dei giovani.
Secondo le ultime rilevazioni demografiche Istat, la Calabria è tra le regioni italiane che registrano un maggiore decremento della popolazione. In particolare, negli ultimi anni, decine di migliaia di ragazzi e ragazze tra i 18 e i 35 anni hanno lasciato la regione. Oggi in tutta la Calabria sono 335 mila i giovani residenti, mentre nella Sibaritide-Pollino 43 966. Dal 2019 ad oggi, nei soli comuni della Calabria del nord-est, abbiamo perso un paese: sono andati via ben 7126 giovani, con una percentuale di decremento del 14% circa.
Spinti dalla mancanza di opportunità lavorative e dalla scarsità di prospettive professionali, molti hanno imboccato la strada dell’emigrazione, spesso senza fare ritorno e senza considerare il rientro come opzione. Ed è proprio su questa mancanza, su questa tragica assenza, che si giocherà parte della partita elettorale. Una terra segnata da difficoltà sociali e dalla fragilità della rete infrastrutturale (che grava ulteriormente sulla possibilità di esprimere il proprio voto attraverso il rientro in sede), non può non tener conto di un dato così drammatico.
Il risultato di questo fenomeno è che il corpo elettorale si restringe e, soprattutto, invecchia. Non è soltanto una questione di numeri, si tratta di una riduzione concreta della rappresentanza delle nuove generazioni, quelle che dovrebbero contribuire a ridefinire l’agenda politica di domani. Le urne di ottobre, dunque, rischiano di restituire l'immagine di una Calabria monca, con un elettorato che non riflette fino in fondo la complessità sociale e che non può rispondere adeguatamente ai bisogni della regione.
Questo fenomeno apre interrogativi profondi. Che senso ha discutere di strategie per lo sviluppo se coloro che potrebbero beneficiarne non abitano più qui? Può una campagna elettorale accendere speranze nei giovani in fuga, o rischia di trasformarsi nell’ennesimo rituale riservato a chi, per età o necessità, è rimasto ancorato al territorio?
La sfida politica che si è appena aperta non riguarda soltanto i programmi elettorali, ma la capacità di restituire un futuro a una generazione in fuga. Perché se le urne continuano a svuotarsi dei più giovani, la democrazia stessa rischia di diventare un sistema sempre meno partecipato, specchio di una regione che guarda avanti senza curarsi di chi, quel futuro, lo può riscrivere davvero.