Per scoprire occorre scavare: solo così si smentisce (o conferma) la teoria su Sybaris e Thuri
Ieri a Grottaferrata, in un simposio letterario organizzato per promuovere lo studio di Nilo Domanico, l'appello di Pier Giovanni Guzzo (tra i massimi studiosi della Magna Grecia): «Si finanzi un’adeguata attività archeologica di indagini»
CORIGLIANO-ROSSANO – Abbiamo indizi inequivocabili, ora serve la prova provata e per averla occorre iniziare a scoprire e a scavare in quelle aree in cui tutto - il cielo e la terra, gli angoli e gli sguardi, le proiezioni e le rilevazioni - parla di Sybaris e Thuri. E questo non lo dice solo l’animo curioso di chi da sempre è alla ricerca della nostra Atlantide e nemmeno chi nutre perennemente la suggestione di restituire alla Calabria del nord-est una narrazione diversa, agli antipodi del preconcetto. Oggi lo dicono, anzi lo chiedono quelle due persone che possono essere definite, per antonomasia, i due massimi esperti e studiosi della Magna Grecia, Emanuele Greco e Pier Giovanni Guzzo, presidente della scuola archeologica italiana di Atene l’uno e accademico e componente dell’Accademia dei Lincei l’altro.
Serve scavare, dare concretezza agli ultimi studi condotti da Nilo Domanico e definire sfumature, residuali dubbi e quesiti su quella che oggi resta una suggestione concreta ma pur sempre una suggestione. È questo il leit motiv emerso ieri nel simposio letterario tenutosi nella sala conferenze del Polo Universitario di Grottaferrata (RM) proprio attorno a Sybaris e Thuri. Ci sono stati un confronto e un dialogo serrato che ha portato a diverse interpretazioni, con sfumature a volte differenti, ma tutte finalizzate alla risoluzione di dubbi e quesiti ancora irrisolti.
«La suggestione che lo studio di Nilo Domanico esprime, e che non si può non accogliere e fare propria, è tale da giustificare e rivolgere un convinto, motivato e pressante appello alle autorità competenti affinché finanzino un’adeguata attività archeologica di indagini». A dirlo è stato proprio il prof Guzzo, intervenendo ieri sera nella cornice romana, tessendo trame e incrociando studi e conoscenze che non fanno altro che ampliare e dare ancora più fuoco a quella nuova consapevolezza che viene fuori dagli studi di Domanico.
Sybaris o Thuri possono trovarsi in un luogo che non è quello convenzionale individuato nel Parco del Cavallo; questo contravvenendo non solo alla narrazione ma anche alla letteratura storica contemporanea. Conoscere la verità è una sfida epocale, politica oltre che culturale; venire a conoscenza che c’è un’altra linea della storia che ha percorso altri orizzonti e linee d’acqua, invece, è una presa di coscienza pesante e rivoluzionaria. Corigliano-Rossano, che rappresenta oggi il fulcro di queste nuove scoperte, ha bisogno di andare alla ricerca di verità ma soprattutto di capire se questa verità è corretta. È una questione di nuova/antica identità!
«Siamo giunti al termine di un percorso – ha sottolineato proprio Guzzo - attraverso le colline e la piana della Sibaritide, guidati dalle osservazioni e dalle proposte avanzate da Nilo Domanico che hanno aperto nuove e talvolta inaspettate prospettive di ricerca, in specie, come afferma Emanuele Greco, grazie per averci messo a disposizione un’eccellente piattaforma nella quale calare l’evidenza archeologica».
Alla fine è probabile che tutto diventi una boutade. Non è da escludere. Ma, arrivati a questo punto della storia, è meglio aver contezza di una sciocchezza che non alimentare suggestioni e fantasie. Chi di competenza si rimbocchi le maniche e – con coraggio – dia concretezza ad una “operazione verità” per confutare o s-confutare questa ipotesi. Ormai non si può più girare la testa dall’altra parte.