Baker Hughes punta sull'energia pulita. Co-Ro potrebbe fare da apripista alla transizione ecologica
La multinazionale vuole decarbonizzare la produzione entro il 2050. Riqualificazione del porto, economia, ricerca e sviluppo e impulso all’energia green. Why not?

CORIGLIANO – ROSSANO – Pulito e all’avanguardia è meglio. Non solo la Baker Hughes sarebbe disposta ad investire sul porto di Corigliano con i relativi risvolti occupazionali e una crescita praticamente certa su tutto l’indotto, ma lo vuole fare seguendo i parametri di quella che è la transizione energetica e senza alcun impatto netto sul clima dovuto alle emissioni di carbonio.
Già la Nuovo Pignone, azienda controllata dal gruppo che si occupa della realizzazione di compressori alternativi, turbine a gas e compressori centrifughi, ha compiuto passi significativi nel cammino della transizione verso la neutralità carbonica. Grazie a una tecnologia completamente sviluppata in Italia, la multinazionale ha costruito il primo compressore di idrogeno già nel 1962 e nel 2008 ha prodotto la prima turbina alimentata al 100% a idrogeno per il Fusina Hydrogen Power Project . Oggi, la Baker Hughes conta nel mondo circa 2.500 compressori di idrogeno e oltre 70 turbine alimentate con miscele gas-H2. L’idrogeno dunque come elemento principe per la transizione energetica.
Ma è evidente che la strada è ancora lunga e che difficilmente si riuscirà ad arrivare alla decarbonizzazione del sistema energetico in favore di scelte totalmente green nonostante, parola dell’Università di Oxford, questo sforzo potrebbe far risparmiare al mondo almeno 12 trilioni di dollari. E intanto? Nel frattempo la multinazionale statunitense cerca di gestire al meglio e di ridurre le emissioni dei combustibili fossili studiando e utilizzando tecnologie volte a minimizzare il tasso di inquinamento e a contenere i danni ambientali come la cattura, stoccaggio e utilizzo dell’anidride carbonica, considerata una preziosa alleata in favore dell’energia pulita e sperimentata da anni al Pignone per neutralizzare le emissioni del gas naturale e del gas naturale liquefatto.
Un’azienda dunque che crede e che investe nel futuro e che, anche per questo, potrebbe rappresentare una garanzia. L’eventualità di avere nel nostro porto un gruppo intenzionato a fare economia nel rispetto dell’ambiente e che intende perseguire obiettivi mondiali – vedi la decarbonizzazione entro il 2050 – che in molte imprese pensano ma che soltanto in poche ancora si stanno effettivamente cimentando a perseguire, rende la presenza del colosso americano nella terza città della Calabria un fatto allettante e dai risvolti positivi.
Posti di lavoro, indotto, riqualificazione del porto, economia, ricerca e sviluppo di tecnologie per ridurre i danni ambientali derivati dai combustibili fossili e impulso all’energia green. Why not?