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«Prevenire è meglio che curare». Fango/Memoria ricorda il passato ma guarda al futuro

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CASSANO ALLO JONIO - Prevenire è meglio che curare. Lo diceva un noto spot e lo conferma anche il direttore del Parco Archeologico di Sibari, Filippo Demma, che nella presentazione della mostra Fango/Memoria ricorda come questo sito sia in pericolo su più fronti. La città magno Greca se fosse una persona verrebbe etichettata come paziente fragile: da un lato minacciata dalle incursioni della criminalità, dall’altra messa in pericolo dall’acqua. Ebbene sì, l’elemento per eccellenza necessario alla vita – qualora tenuto fuori controllo – per Sibari potrebbe simboleggiare la rovina. La fine di tutto.

E così, con la mostra partecipata dedicata all’alluvione che nel 2013 danneggiò profondamente Parco Cavallo, l’intento non è soltanto quello di far tornare alla mente e rivivere certe emozioni, sensazioni forti ed intense, ma anche quello tenere alta l’attenzione e di fare in modo che quanto accaduto dieci anni fa non si ripeta più. O meglio, che il Parco di Sibari, le forze deputate alla tutela del patrimonio, le Istituzioni ma anche la comunità non si facciano trovare impreparate.

A tal proposito Maria Mallemace, direttrice del Segretariato Regionale del Ministero della Cultura Calabria, ribadisce l’importanza di farsi trovare pronti. Perché se certe calamità naturali come eventi sismici o alluvioni possono essere ineluttabili, la differenza sta nella reazione. «Il trucco è sapersi organizzare in tempo di pace. Fondamentale per affrontare queste calamità ambientali – spiega Mallemace – è individuare nei periodi di normalità, dunque fuori dall’emergenza e dalla concitazione ad essa collegata, intanto dei locali in cui poter ricoverare tutti gli oggetti e i reperti che vengono portati in salbo durante l’emergenza. Sembra poca cosa – incalza – ma invece è fondamentale per evitare di perdere il nostro patrimonio». A dimostrazione di ciò la direttrice ricorda il sisma del 1908 che colpì anche Reggio Calabria. Non si riusciva più a trovare l’angelo tutelare e una volta rinvenuto non se ne trovava più un braccio, venuto fuori oltre una cinquantina di anni dopo. Per Maria Millamace, se ci fossero stati degli ambienti pensati per raggruppare tutti i beni culturali in pericolo, probabilmente questo non sarebbe successo.

«Altro nodo cruciale – prosegue – la formazione di tutti i soggetti chiamati ad agire nell’emergenza. Un conto è fare le esercitazioni – sottolinea – diverso è avere una preparazione specifica che segua protocolli resi universali e uguali per tutti in modo da scongiurare tentennamenti o confusione nelle scelte da attuare in quei momento dove tutto è più difficile e concitato».

L’acqua dunque gioia e dolore del Parco ma elemento fondamentale e amico, soprattutto grazie agli ultimi progetti rivolti alla tutela dell’antica città. «Il punto – ha spiegato Demma - è che il sito è sotto il livello del mare mentre la falda acquifera è aumentata fino ad arrivare a 100 cm al di sopra del livello antico. Se all’inizio degli anni ’70 non fosse stato realizzato un sistema di pompe idrovore, Sibari sarebbe stata interamente sommersa».

Fondamentale in quest’ottica il Grande Progetto Sibari. «Verrà realizzata una piscina di accumulo dalla quale poi partirà la canalizzazione – spiega ancora il direttore del Parco -. L’acqua di falda pura verrà messa a disposizione del consorzio di bonifica e dunque dei coltivatori, che al momento stanno utilizzando un acqua ad alto tasso salino che in realtà provoca graduale desertificazione. In cambio otteniamo la manutenzione dell’impianto da parte del consorzio di bonifica. Una soluzione a salvaguardia del nostro patrimonio archeologico che al tempo stesso strizza l’occhio all’economia circolare». In previsione, sempre sulla scia della volontà di utilizzare le risorse che si hanno, la creazione di una barriera in terrapieno sull’argine del Crati a protezione di eventuali esondazioni.

E la presentazione della mostra, vista la sua valenza di difesa e prevenzione, ben si inserisce nella settimana nazionale dedicata alla Protezione Civile. Sul tavolo dei relatori Sergio Sabato, dirigente del Servizio rilievo del danno del Dipartimento nazionale Protezione civile e Natale Mazzei, che ha ribadito l’importanza della cultura della prevenzione, concetto cardine di futuri laboratori in collaborazione con il Parco Archeologico per la salvaguardia dei beni culturali. #staisicuro sarà l’hashtag di riferimento.

 

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare