10 ore fa:Il Feudo di Mandatoriccio, formazione e origini del Casale di Teodoro
3 ore fa:Giallo nel centro di Sibari: giovane accoltellato in pieno giorno
8 ore fa:Canile comunale di Co-Ro: completati i lavori di ampliamento
6 ore fa:L'ira della Straface si abbatte ancora su Stasi: «Gestione ridicola vicenda BH»
11 ore fa:Nuova postazione 118 a San Demetrio Corone, Straface: «Miglioriamo l'accesso ai servizi in Arberia»
3 ore fa:Questione BH, Stasi incalza ancora e Antoniozzi potrebbe aver scoperchiato un vaso di Pandora
9 ore fa:Cosa si dice nella Calabria del nord-est: una settimana di notizie
12 ore fa: "Storytelling per i luoghi della cultura”, concluso il percorso del Centro Studi Gianfranco Labrosciano
7 ore fa:A Castrovillari si è chiusa la settima edizione del Festival Vivaldi
2 ore fa:Dalla Scuola delle Arti Maros alla ribalta del Teatro Brancaccio: la dolce ascesa di Desirèe Madeo

Plesso di via Torino, dubbi per un investimento su una struttura che rimarrà “fuorilegge”

3 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – L’investimento di 900mila euro che il Comune di Corigliano-Rossano per riqualificare la scuola di via Torino, allo scalo di Rossano, rischia di restituire alla comunità una struttura “fuorilegge” o comunque fuori dalle regole e dalle norme imposte dalla nuova organizzazione scolastica. Di questo ne è convinto l’avvocato, amministrativista e già amministratore di Rossano, Nicola Candiano, che in quel cammino di “costruzione della consapevolezza civica” che abbiamo inaugurato sulle pagine della nostra testata, ha risposto – in modo del tutto laico e svestito ormai da tempo da connotazioni politiche – ad alcune nostre domande.

L’Amministrazione Comunale, ricordiamo, nelle settimane scorse, ha dato notizia del finanziamento di euro 853.318,72 per realizzare il progetto di adeguamento sismico ed impiantistico, con parziale demolizione e ricostruzione, del plesso scolastico mentre ora ha pubblicato il relativo Bando di gara per l’appalto.

La notizia in sé sembra una buona notizia; ma quando si tratta di soldi pubblici - cioè di tutti i cittadini – è sempre bene approfondire, per capire se si è fatto bene o male, o se si poteva far meglio. Del resto, questo è il vero senso di una cittadinanza consapevole.

Come approfondire la notizia? Come capire cosa ci può essere dentro ed oltre di essa? Anche se non abbiamo elementi di valutazione, diamo per scontato che l’intervento sia compatibile con la programmazione pluriennale del fabbisogno di aule in relazione alla previsione di andamento della popolazione scolastica negli anni, tenendo conto che siamo in una fase di regresso per il calo delle nascite e per l’abbandono di questa terra da parte dei giovani, che formano famiglia altrove. Poi ci sono da fare tutte le valutazioni specifiche, finanziarie e tecniche.

Da dove partiamo? L’edificio in questione, realizzato diversi decenni fa, è ad un solo piano e misura in pianta circa 300 mq. In termini meramente economici significa che - spendendo circa 900.000 euro - si ha un’incidenza di costo di quasi 3.000 euro al metro quadrato: risultato da comparare con i costi riconosciuti per interventi dello stesso tipo da prezziari ufficiali, per poter apprezzare il beneficio secco dell’investimento. Non solo. La valutazione economico-finanziaria deve riguardare anche i costi di gestione che incidono sul bilancio pubblico per la parte di spesa corrente. Ogni plesso dovrebbe ospitare non meno di 3 sezioni, mentre a via Torino se ne prevede una soltanto: anomalia che produce uno squilibrio finanziario non potendosi realizzare le possibili economie di scala, per esempio in tema di impiego di personale ausiliario. Ma il dimensionamento si rileva anche sotto il profilo didattico e logistico, tant’è che un’altra norma segnala l’opportunità di prevedere edifici contigui per scuole materne ed elementari, qui pure disattesa.

Sono costi importanti. Ma essi sono ripagati dai benefici che si raggiungono? La fotografia dell’esistente è la seguente. Il fabbricato insiste su un piccolo appezzamento di terreno più o meno di 500 mq. in leggero declivio che lo pone in parte al di sotto del livello di strada ed è collocato in un contesto urbano saturo di emergenze edilizie in degrado ed assolutamente carente di spazi pubblici (verde, parcheggi). Esso è circondato su tre lati da strade aperte alla circolazione stradale a soli pochi metri dalle aule (con effetti sull’inquinamento dell’aria e su quello acustico); mentre sul quarto lato è sovrastato da un fabbricato a 6 piani – separato da un semplice ristretto passaggio pedonale, con possibile incidenza sui profili sismici e con pregiudizio sulla luminosità dei suoi interni. Questo contesto urbano ed edilizio non consente di rispettare gran parte delle dotazioni e degli standards prescritti dalle norme sulla costruzione di edifici  scolastici.

Può fare qualche esempio? Per quanto riguarda le condizioni ambientali, una scuola deve essere ubicata in località aperta, possibilmente alberata e ricca di verde, che consenta il massimo soleggiamento; e deve mantenere  una  distanza libera tra le pareti contenenti le finestre degli spazi ad uso didattico e le pareti opposte di altri edifici, o di altre parti di edificio, almeno pari ai 4/3 dell'altezza del corpo di fabbrica prospiciente; tale distanza non dovrà, comunque, essere inferiore a 12 m. Cui aggiungere le prescrizioni proprie delle zone sismiche, il cui mancato rispetto sarebbe ancor più grave. Ed ancora è previsto un rapporto tra area coperta ed area scoperta di 1 a 3,  e parcheggi per 1 mq per ogni 20 metri cubi di costruzione; e che la  superficie minima per ogni sezione sia di mq 459 e ci siano mq 18,23 per ogni alunno. Nessuno di questi parametri viene rispettato nel nostro caso. In ultimo ma non per ultimo il plesso, altro handicap, non può nemmeno essere dotato di palestra, prevista per scuole elementari da 10 a 25 classi con un impegno di superficie di 200 metri quadrati.

Quali considerazioni finali si possono trarre? Con un investimento di circa 900.000€ si recuperano appena cinque aule prive dei requisiti prescritti dalle norme sull’organizzazione didattica e sull’edilizia scolastica e si consegna ai bambini una scuola inidonea a corrispondere alle loro esigenze. Oggi non sarebbe assolutamente consentito costruire una scuola di questo tipo e non dovrebbe nemmeno essere possibile ricavarla da una ristrutturazione. Non ha alcun senso – ammesso che sia possibile - derogare alle regole, andare “fuori legge”, solo perché preesiste un piccolo fabbricato di  nessun pregio e – nelle condizioni in cui è – di valore monetario minimo, prossimo allo zero.

Ed il finanziamento ottenuto? Mi pare un esempio di errata allocazione delle risorse pubbliche, che richiede un rigoroso controllo sociale, e non solo. Un costo non ripagabile dai dubbi benefici, tutt’altro. Una spesa da evitare, a prescindere, finché si è in tempo.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.