1 ora fa:Nuova postazione 118 a San Demetrio Corone, Straface: «Miglioriamo l'accesso ai servizi in Arberia»
17 ore fa:Autismo e inclusione, pubblicato un nuovo bando nell'Ambito Territoriale Sociale di Corigliano-Rossano
18 ore fa:La Vignetta dell'Eco
17 ore fa:Se non siamo morti di fame… poco ci manca
18 ore fa:Tutte giù per terra: al via la fase operativa di demolizione delle ciminiere Enel
19 ore fa:Antoniozzi torna su BH: «Stasi deponga l'ascia. La campagna elettorale è finita»
3 ore fa:Intossicazioni da funghi, l’Asp si mobilita per la prevenzione
16 ore fa:Frascineto scende in piazza per la "Camminata in Rosa"
2 ore fa: "Storytelling per i luoghi della cultura”, concluso il percorso del Centro Studi Gianfranco Labrosciano
58 minuti fa:Il Feudo di Mandatoriccio, formazione e origini del Casale di Teodoro

Da quattro giorni su un tetto anelando rispetto e considerazione. Dov’è finita l’umanità?

2 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Dal tetto della media Levi/Roncalli la prospettiva del mondo, purtroppo, è sempre la stessa. Forse anche peggiore. Perché la solitudine di quei due operai tra le tegole - che si protrae ininterrottamente dallo scorso lunedì 16 ottobre, da quando hanno iniziato a protestare contro la logica perversa di un contratto d’appalto che li ha lasciati senza lavoro – induce a meditare. E i pensieri non sono mai belli. Perché c’è l’incombenza soffocante di una famiglia da mantenere e portare avanti, ci sono probabilmente i rimorsi di una vita e i rimpianti di chi avrebbe voluto un destino differente. Quelle due persone asserragliate su quel solaio, prima sotto il sole cocente e poi anche sotto la pioggia, sono l’emblema di una società in difficoltà. E alla quale, purtroppo, nessuno dà ascolto.

La vera notizia di questi giorni, però, al netto del principio civile e democratico che ad un’azione non deve necessariamente corrispondere una reazione (altrimenti basterebbe che ognuno avendo un problema protesti per risolverlo), è l’assenza totale di umanità. La solidarietà viaggia (timida) solo sui social. Mentre il mondo della politica ha deciso, questa volta trasversalmente, di stare ben lontano in questo periodo da viale De Rosis e da quella scuola dove sui tetti ci sono due Persone che, probabilmente, ancor prima che un lavoro vogliono, rivendicano, anelano considerazione e solidarietà.

Sono lontanissimi i tempi in cui le passerelle di politici e amministratori si consumavano nei sit-in di protesta. Così come sembra altrettanto lontana l’immagine di un giovane sindaco arrampicato su quello stesso tetto, vestito da pompiere, a portare solidarietà a quegli operai. Il tempo passa, la storia resta. E restano pure i problemi. Quella degli “operai del verde pubblico”, poi, sembra essere diventata la vertenza irrisolvibile per antonomasia. Semplicemente perché di mezzo c’è gente che – sfortuna loro – appartiene agli ultimi, che non ha un pedigree sociale ma che, ad ogni modo, ha una dignità umana da tutelare. Di questo dovremmo esserne tutti (nessuno escluso) consapevoli e partecipi.

Non sappiamo quale sia la soluzione, atteso che proprio stamattina Ecoross Srl, la società che per conto del Comune gestisce il servizio di igiene e decoro urbano, ha fatto sapere di essere totalmente estranea alla vertenza, nonostante si cerchi sempre di chiamarla in causa. «Nell’esprimere, innanzitutto, solidarietà ai soggetti coinvolti – si legge nella nota stampa dell’azienda - Ecoross respinge con forza ogni addebito mosso. Non esiste, infatti, una equazione secondo cui ad ogni protesta l’azienda debba assumere i manifestanti automaticamente senza tener conto del quadro normativo, delle previsioni di gara, delle esigenze produttive e dei profili professionali del personale». E questo – ribadiamo – è un principio sacrosanto.

In realtà, chi dovrebbe farsi carico delle sorti di queste persone, è la comunità. E quindi il Comune, le Istituzioni (a tutti i livelli)… che invece latitano e sono corresponsabili di quello che è un difetto congenito di questa vertenza.

Dicevamo, non sappiamo quale possa essere la soluzione. Sappiamo, però, che nell’elaborare il contratto d’appalto del servizio – ne abbiamo scritto nei giorni scorsi – l’ente appaltante (il Comune) ha “dimenticato” di inserire la clausola di salvaguardia sociale che avrebbe consentito di poter assorbire buona parte di quella forza lavoro che oggi è rimasta esodata dal contratto e quindi dalla sua occupazione. Svista, dimenticanza o frutto di una valutazione? Questo non lo sappiamo. Ed è evidente – come sottolinea la stessa Ecoross - che, più che l’azienda, «gli interlocutori da chiamare in causa sono ben altri».

Forse gli stessi che oggi si guardano bene dal trovare una soluzione.   

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.