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Sila-Mare, lavori di messa in sicurezza fermi da agosto e preoccupazione crescente

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LONGOBUCCO – In questa settimana nel territorio della Sila greca si sta diffondendo a macchia d’olio una sola preoccupazione: cosa accadrà quando arriveranno di nuovo le piogge e nel fiume Trionto tornerà a scorrere l’acqua? Nell’ultimo incontro tra i comitati civici, l’Amministrazione comunale, La Regione Calabria e la società di gestione delle strade avvenuto ad inizio agosto scorso in Cittadella a Catanzaro, il responsabile di Anas Calabria, Francesco Caporaso, era stato chiarissimo: se il fiume tornerà in piena saremo costretti a chiudere la strada se prima non sarà ultimata l’opera di verifica statica dell’opera.

Il massimo dirigente delle strade si riferiva al primo tratto, quello più antico della Sila-Mare, compreso tra il centro urbano di Longobucco e il bivio di Ortiano, circa 6km di cui più della metà in viadotto in mezzo al grande corso d’acqua della Sila greca, sul quale all’indomani del crollo del  viadotto Ortiano 2 (che sorge proprio all’inizio del secondo lotto Ortiano-Destro), era partita una profonda attività di vigilanza e messa in sicurezza per evitare proprio che una nuova piena del Trionto potesse portarsi via altri pezzi di strada e provocare danni inimmaginabili.

Ora c’è che quei lavori, iniziati immediatamente dopo gli eventi disastrosi del 3 maggio che per fortuna non hanno provocato vittime, si sono improvvisamente e misteriosamente fermati, lasciando a metà l’opera di consolidamento e messa in sicurezza di quel primo tratto. «È da fine agosto – racconta il segretario territoriale della Cgil, Antonio Baratta, una delle sentinelle dei lavori della Sila-Mare – che sui cantieri non si lavora più mentre i mezzi rimangono parcheggiati in attesa di nuova movimentazione».

Da qui la preoccupazione che un ritardo dei lavori possa inoltrarsi in inverno, nella stazione delle piogge e della neve, e quindi prospettare una nuova chiusura della strada che sarebbe un danno inimmaginabile per le popolazioni dell’entroterra.

Cosa succede? Abbiamo chiesto delucidazioni ad Anas che come sempre e con molta trasparenza ha chiarito il suo punto di vista. «Su alcune opere – si legge nella missiva di risposta ad una nostra istanza - sono stati già eseguiti alcuni approfondimenti tecnici da parte dei professionisti incaricati da Anas che hanno consentito la riapertura al traffico, con alcune limitazioni, del tratto a monte del viadotto crollato per ridurre i disagi agli abitanti della zona. Inoltre sono in fase di completamento ulteriori elaborazioni progettuali per concludere la prima fase, temporanea, di messa in sicurezza». Insomma, i cantieri restano sostanzialmente aperti anche se per il momento si lavora solo sulle carte e sulla progettazione. Non si sa, però,

Rispetto, invece, ai tempi entro i quali questo cantieri, costato 9 milioni di euro stanziati direttamente dal Ministero delle Infrastrutture, potrebbe definitivamente chiudersi, non si ha notizia.

Anas, però, fornisce una preziosa informazione che riguarda, questa volta, il viadotto Ortiano 2, quello crollato e senza il quale non sarà possibile mettere in connessione il primo lotto della Sila-Mare (quello a monte) con gli altri due a valle per la grande connessione veloce tra la costa jonica e l’entroterra silana. «I lavori di ricostruzione del viadotto – si legge ancora nella missiva di Anas - saranno realizzati con un nuovo appalto indipendente da quello in corso». Per fare questo la società per le strada nazionali «ha già consegnato i servizi di progettazione per il nuovo viadotto a società specializzate e nelle prossime settimane dopo le necessarie autorizzazioni, verranno avviate le indagini geognostiche necessarie all’avvio degli interventi». Inoltre, da Anas Calabria fanno anche presente che «la Regione Calabria ha già avviato con l’Università di Roma gli studi sull’alveo per valutare gli interventi da realizzare per la definitiva protezione delle opere esistenti».

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.