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Meteofobia e quelle allerte meteo nella Sibaritide che rischiano di diventare poco credibili e inefficaci. Ecco perché

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CORIGLIANO-ROSSANO - È il tempo della meteofobia e in tanti si chiedono se gli allarmi che ormai a cadenza periodica vengono diramati attraverso i bollettini della Protezione Civile, ogni qual volta il cielo diventa plumbeo, sono giustificati oppure c’è qualcosa nella macchina dell’allertamento che sfugge.

Un tempo, un acquazzone e persino una grandinata non facevano notizia; ora basta uno scroscio d’acqua poco più violento del solito per mettere tutti in allarme. C’è, però, un altro problema. Molto spesso – quasi sempre – i messaggi di allerta meteo della ProCiv non corrispondono poi a reali momenti critici o a situazioni limite.

L’ultimo esempio, l’Allerta Arancione diramata per martedì 26 settembre scorso in due aree della Calabria, quella della Sibaritide (Cala 5) e del Crotonese (Cala 6). Nell’area nord - differentemente da quella più a sud dove ci sono stati danni - di fatto, non ha trovato alcun tipo di giustificazione. Solo due gocce di pioggia autunnali. Paradossalmente, però, avvenimenti meteorici violenti non vengono segnalati oppure hanno entità di allerta molto più basse del previsto.

È il caso del violento nubifragio che colpì sempre il territorio della Sibaritide a fine novembre 2022 provocando allagamenti, smottamenti, crolli e anche il decesso di un uomo nel fiume Colognati, e che dalla centrale operativa della ProCiv, inizialmente, venne derubricato come Allerta Gialla.

Cosa succede? Perché le allerte meteo sono poco attendibili? Questo sistema non rischia di creare diffidenza tra i cittadini facendo abbassare l’attenzione su indicazioni che, invece, sono diramate per salvare la vita? Non è che mancano, forse, strumenti di rilevazione più efficaci?

Il meteorologo Paolo Bellantone

Abbiamo posto queste e altre domande a Paolo Bellantone, meteorologo di Corigliano-Rossano e responsabile della redazione Meteo del TGR Rai Liguria, che per anni si è occupato in prima linea dell’emissione delle allerte in Regione Liguria.

Innanzitutto, da dove nasce la necessità di creare un bollettino di allerta meteo. Perché lo si fa oggi e non lo si faceva 20 anni fa? Negli ultimi anni, a seguito di numerose tragedie che hanno colpito il nostro Paese e che hanno avuto una grande risonanza mediatica, il Sistema di Protezione Civile Nazionale ha cercato di andare incontro a questa esigenza di sicurezza dei cittadini, ponendo delle linee guida per l’emissione di bollettini di allerta meteo-idro-geologica. Purtroppo il sistema federato che attualmente demanda alle regioni questo tipo di attività, ha favorito la creazione di bollettini diversi e con criteri differenti, in ciascuna regione. L’obiettivo unico è però quello di avvisare sia la popolazione, ma soprattutto tutti gli organi, istituzionali e non, che compongono il Sistema di Protezione Civile, in caso di fenomeni meteorologici avversi, che possano avere un impatto negativo sul funzionamento delle attività e sulla sicurezza delle persone.

Come vengono elaborati i messaggi di allerta meteo? Quali criteri o tecniche vengono utilizzati? Le procedure per l’emissione di un’allerta meteo sono complesse e si basano su diversi passaggi. Intanto occorre precisare che la Regione Calabria ed in particolare il Centro Funzionale Multirischi Arpacal, non è ancora dotato di un team di meteorologi che possano elaborare le previsioni meteo in house, di conseguenza la nostra regione riceve le previsioni dal Centro Funzionale Centrale della Protezione Civile di Roma. Una volta acquisite queste informazioni, i tecnici del Centro Funzionale Centrale di Catanzaro, le tramutano in un Messaggio di Allertamento Unificato; qualora si attendano condizioni meteo avverse, sulla base del superamento di alcune soglie previste, per parametri come ad esempio la pioggia, il Messaggio potrà contenere un avviso di criticità idrologica o idraulica, corrispondente ad un’allerta. E’ importante informare che si sta lavorando perché anche la nostra regione si doti di meteorologi qualificati che possano effettuare le previsioni internamente, così come avviene in molte altre regioni italiane.

Possibile che in un mondo in cui la tecnologia è arrivata quasi al limite della perfezione si creino vere e proprie voragini nei sistemi di controllo e previsione? È vero, la tecnologia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e ci ha aiutato a migliorare di molto le previsioni meteorologiche, sia nel tempo, andando a prevedere anche per diversi giorni successivi, sia nello spazio, con una precisione sempre maggiore dei fenomeni, nell’ordine del chilometro. Pochi però sanno che l’atmosfera è un sistema caotico e per le leggi della fisica non si può determinare con precisione assoluta ciò che accadrà nel futuro. Le previsioni meteo si basano sulla simulazione, da parte dei computer, del comportamento dell’atmosfera terrestre: in sintesi, si inseriscono i dati che descrivono lo stato di partenza (temperatura, vento, umidità ecc.) e sulla base di leggi fisiche prestabilite, si simula quale potrebbe essere l’evoluzione nelle ore successive, quindi lo spostamento delle alte e delle basse pressioni, le nuvole e le piogge. Ma questa simulazione non può essere esatta e corrispondere perfettamente alla realtà perché nella descrizione dello stato di partenza si utilizzano delle approssimazioni, dovute alla mancanza di dati provenienti da ogni punto della Terra. In parole semplici, un piccolo errore, anche infinitesimale nelle condizioni iniziali o al contorno, che descrivono lo stato di partenza dell’atmosfera, in un sistema caotico, si ripercuotono e si amplificano determinando errori nella previsione del futuro.

Secondo lei è possibile che questa, di fatto, poca attendibilità delle previsioni meteorologiche riportate all’interno dei bollettini della Protezione Civile sia dovuta ad una carenza strutturale di stazioni meteorologiche? Di sicuro la maggiore capillarità dei dati acquisiti, sia per le previsioni che per il monitoraggio in caso di eventi intensi, aiuta ed è anzi fondamentale per una maggiore precisione. Ma questo non potrà mai eliminare gli errori, anche infinitesimali, che descrivono lo stato di partenza. Anche gli strumenti di misura hanno dei loro limiti di precisione e questo si ripercuote nella simulazione successiva; d’altronde il Butterfly Effect descritto anche in un film, pone il quesito “può un battito d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas”? L’atmosfera è un sistema estremamente sensibile e determinarne l’evoluzione esatta sarà sempre impossibile.

C’è un sistema per rendere più attendibile i bollettini di allerta meteo? Certamente le previsioni miglioreranno sempre di più nel futuro e con una precisione che fino pochi anni fa sarebbe stata impensabile, anche grazie ai supercalcolatori. Ma è importante sapere che le previsioni, soprattutto di alcuni fenomeni come i temporali, risultano essere particolarmente difficili. Quando si osserva, per esempio, lo spostamento di una perturbazione atlantica, da ovest verso est, la previsione può risultare più lineare, più semplice, su quelli che saranno i fenomeni attesi e gli effetti su un territorio; ma nel caso di minimi depressionari che si formano per esempio sul Mar Jonio, la previsione risulta più complessa e più soggetta ad errore. Lo stesso accade per i temporali in estate o le trombe d’aria: questi sono fenomeni non esistenti al momento della simulazione e che quindi la modellistica fa più fatica a prevedere e localizzare, anche perché su piccole scale spaziali. E’ importante capire questi concetti per comprendere perché le previsioni meteo a volte si realizzano ed a volte no. Alla base delle allerte meteo c’è sempre una motivazione che ha come pilastro le informazioni scientifiche e come scopo la tutela del cittadino. In una configurazione sinottica come quella del 26 Settembre 23, l’allerta arancione contemplava la possibilità di piogge e temporali intensi su indicazione della modellistica previsionale. Il fatto che su Crotone si sia verificato un forte temporale con numerosi danni e sulla Sibaritide siano cadute poche gocce d’acqua, non definisce l’allerta come errata, anzi; questi fenomeni non si possono prevedere con tale precisione da escludere ogni singolo comune ma si ragiona per aree di allertamento e se c’è il rischio che anche una piccola parte di un’area sia coinvolta, l’allerta terrà in considerazione questo rischio. Mai sottovalutare le allerte e soprattutto occorre considerare la differenza tra i colori: una allerta gialla non è meno pericolosa di una arancione ma indica solo differenti scenari di rischio. Nel caso dei temporali l’allerta gialla contempla fenomeni forti o organizzati, nel caso dell’allerta arancione, fenomeni forti, organizzati e persistenti. Quindi con un’allerta gialla il temporale, se si verifica, potrà anche essere più intenso che nel caso di un’allerta arancione, ma magari con una minore durata. Per questo ogni allerta va considerata e occorre tenersi sempre aggiornati dal sito della protezione civile regionale e dagli organi istituzionali come i comuni.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.