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I medici Cubani in supporto alla sanità jonica? Promossi con riserva

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CORIGLIANO-ROSSANO – Promossi con riserva. Anzi, per usare le parole del direttore sanitario del “Compagna”, il dottor Luigi Muraca, promossi in prospettiva. A poco meno di un mese dal loro arrivo, i cubani sono entrati nel cuore dei pazienti verso i quali, data anche la difficoltà della lingua, mostrano particolare attenzione e pazienza e si stanno integrando anche tra il personale delle strutture.

«Hanno bisogno ancora di un periodo di affiancamento – sottolinea Muraca –. I due nodi cruciali sono la lingua e il protocollo, ovvero l’adesione alle nostre linee guida». E la lingua, pensandoci bene, non è certo un fattore da poco. Parlare con il paziente, riuscire a intendere bene i sintomi ed effettuare l’anamnesi sono tappe fondamentali per il percorso di cura.

Eppure ci provano. Ci sono, sono disponibili. Ma per alcuni medici strutturati questo non basta. «Preferisco un dottore pronto subito e che possa lavorare al 100% delle sue capacità – commentano alcuni – piuttosto che un medico che potrà essere impiegato al pieno delle sue possibilità in futuro». Ma l’alternativa ai cubani sarebbe stato il nulla e, allora, avanti tutta nel far integrare al meglio i camici bianchi venuti da oltreoceano.

«La loro preparazione medica nel complesso è buona – rassicura il direttore sanitario Muraca – anzi, in alcuni casi è ottima. Certamente in questo primo mese non ci si potevano aspettare miracoli, ma è senza dubbio un investimento in prospettiva».

Insomma i medici dell’Avana, sebbene al momento abbiano dato un po' di respiro di certo, come d’altronde era prevedibile, non hanno potuto modificare granché la situazione nei nostri ospedali. Tuttavia, complice il tempo e l’apprendimento della lingua italiana, in futuro potrebbero dare quell’apporto sperato e desiderato fin dal primo momento.

Intanto la Regione Calabria resta sotto l’occhio del ciclone e la questione dei medici cubani arriva dritta alla corte dell’Aia. Sotto la lente gli stipendi, di cui ai diretti interessati andrebbe una minima parte, e gli accordi con il regime.

 

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare