Il filo (sottomarino) che collega il Porto, la centrale Enel e… le pale eoliche
Ci sarebbe un progetto (già in stato avanzato) che coinvolge Stato, Regione e multinazionali dell’energia per piazzare moderne pale a vento a 12 miglia dalla costa di Corigliano-Rossano
CORIGLIANO-ROSSANO – La misura del progetto di trasformare il porto di Corigliano-Rossano in un grande hub di produzione di energia green è così grande che probabilmente stentiamo ad immaginarla. Non solo grande ma, a quanto pare, anche ad un importante stato avanzato di programmazione. Nei giorni scorsi abbiamo dettagliatamente circoscritto le volontà dell’Autorità di sistema portuale calabrese di voler destinare l’area della grande darsena della Sibaritide ad un progetto per l’eolico off-shore. Ma questo potrebbe essere solo un dettaglio rispetto a tutto quanto, al momento, ci sarebbe in itinere nelle stanze del Governo e della Regione Calabria, che stanno positivamente valutando l’idea messa sul tavolo da alcune multinazionali dell’energia.
Se il progetto andasse a buon fine, sappiamo già che il porto di Corigliano-Rossano verrebbe trasformato in un grande centro di assemblaggio e manutenzione delle pale rotanti e delle loro turbine di produzione elettrica. Se fino a qualche giorno fa, però, non avevamo certezza in quale area dello Jonio (questo è sicuro) alla fine potrebbero essere piazzate le pale eoliche, oggi abbiamo il supporto di più indizi e anche di alcuni dati certi sul fatto che il parco eolico offshore potrebbe sorgere a largo della costa di Corigliano-Rossano.
Partiamo dai dati certi, sono due: le distanze dalla costa e le profondità del mare.
Il direttore delle sedi decentrate dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Alessandro Guerri, illustrando il progetto del parco eolico offshore, spiegava che la nuova generazione di pale rotanti potrebbe essere installata in mezzo al mare anche senza l’ancoraggio diretto al fondale «ovviamente, però, - precisava - sarebbero collegati al fondale con dei cavi». Quindi bene fondali alti, ma non troppo.
Lo Jonio è il mare più profondo dell’intero bacino del Mediterraneo ma ci sono alcuni punti in cui il fondale emerge di più rispetto alla media. Nel golfo di Corigliano ce n’è uno in particolare: la secca di Amendolara, con una profondità media di circa 70 metri che poi degrada lentamente verso est fino a raggiungere le quote medie (e molto profonde) joniche. Ed in questa area di lenta degradazione che si potrebbe trovare un punto buono per piazzare le pale eoliche, dove ognuna di essere potrebbe produrre addirittura 3000 Mw/h (vedi mappa AtlaEolico).
Dove si trova questa area? All’incirca a 13 miglia nautiche (24km) dalla costa di Corigliano-Rossano.
Un punto strategico. I limiti imposti dal diritto internazionale, infatti, trattengono le acque territoriali (quindi di diretta competenza del diritto nazionale) entro le 12 miglia. Nel Golfo di Taranto questo limite, però, di fatto non esiste e si allarga all’intera baia storica che trova come confine delle acque internazionali la retta che si estende tra Santa Maria di Leuca e Punta Alice. Questo significa che tutto quanto si trova dentro a questo confine vive sotto l'esclusiva egida dello Stato italiano.
Pertanto, sia da un punto di vista giuridico che tecnico, installare un parco eolico offshore a largo di Corigliano-Rossano sarebbe la soluzione più conveniente per il Governo centrale di poter sfruttare al meglio e al massimo una risorsa naturale (il vento) senza dover incorrere a limiti e pericoli in cui si incorre quando si lavora in acque internazionali.
Fin qui i dati certi. Poi ci sono gli indizi. Che riportano a frequenti incontri che ci sarebbero già stati tra l’autorità portuale di Gioia Tauro e la stessa Regione Calabria con multinazionali energetiche. E chi meglio di Enel, oggi, potrebbe avere interesse a questo progetto? Ovviamente è solo una supposizione. Non abbiamo elementi per confermarlo. Però ci sono alcuni dati inconfutabili che lasciano immaginare ad un interessamento della holding energetica italiana a questo progetto.
Che fine fa la corrente prodotta dalle pale eoliche? Ovviamente, una volta prodotta dev’essere incanalata, portata a terra e da li inserita nel circuito nazionale.
L’unico punto esistente dove già sono presenti e funzionanti gli agganci all’elettrodotto è contrada Cutura/Sant’Irene. Qui fino a qualche anno fa ha operato la dismessa centrale termoelettrica ma rimangono in piedi ancora 4 turbine a turbogas pronte ad entrare in funzione nel momento di necessità. Quindi, di fatto, una centrale ancora accesa e che domani – per intenderci – potrebbe trasformarsi nella presa a cui attaccare la spina dell’energia prodotta dalle pale eoliche in mare. Non solo, sempre a Cutura/Sant’Irene è ancora in piedi il progetto per la realizzazione di un parco fotovoltaico che dovrebbe essere installato al posto del vecchio complesso della centrale a olio pesante che è in fase di smantellamento. E questo andrebbe ancora di più a conforto di quella che è l’idea di creare un grande hub dell’energia pulita nella Calabria del nord-est.
Ora, senza voler lavorare troppo di fantasia, c’è un dato di fatto: questo progetto, questo triangolo green power , al netto di quello che potrebbe essere il suo impatto visivo e le eventuali ripercussioni sull’economia del mare (che vanno comunque considerati), riuscirebbe a coniugare le aspettative di sviluppo economico della grande città di Corigliano-Rossano, rigenerando – in un colpo solo – sia il Porto che l’area industriale Enel: due punti nevralgici che al momento non vivono di alcuna prospettiva.