Eolico offshore flottante nello Jonio, l’autorità portuale di Gioia Tauro ha già incontrato gli investitori
Un’intervista del presidente Agostinelli e del direttore delle sedi decentrate Guerri, svela molto più di quanto l’opinione pubblica di Corigliano-Rossano sa sulla produzione delle pale eoliche nel porto cittadino e sulla loro installazione in mare
CORIGLIANO-ROSSANO – L’idea è quella di realizzare nel porto di Corigliano-Rossano un hub per la produzione (e manutenzione) di pale eoliche offshore a servizio di un parco eolico marino che probabilmente potrebbe sorgere nel golfo di Squillace, a largo di Isola Capo Rizzuto. L’idea – lo dicevamo nell’edizione di ieri – c’è già e oggi sappiamo anche che potrebbero anche essere pronte ad investire su questo progetto alcune società internazionali con le quali l’autorità portuale di Gioia Tauro ha avviato da tempo un’interlocuzione.
A chiarire ancora meglio quello che potrebbe essere il futuro corebusiness del porto di Corigliano-Rossano, già plasticamente immaginato e linkato nelle stanze romane del governo, sono stati nei giorni scorsi il presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Jonio, l’ammiraglio Andrea Agostinelli, ed il direttore delle sedi decentrate dello stesso ente, l’ingegnere Alessandro Guerri, intervistati dal giornalista Alessandro Russo nel corso di un noto talk televisivo regionale.
Ed è stato proprio il direttore Guerri a illustrare, in modo dettagliato e preciso, la visione che l’Autorità portuale e quindi il Governo centrale hanno per la grande darsena della Sibaritide. «Sullo Jonio – ha spiegato Guerri - si sta affacciando l’opportunità che i porti diventino gli hub della futura industria dell’eolico offshore». Al momento questa tecnologia è sviluppata perlopiù nel nord dell’Europa dove si hanno bassi fondali e il sistema che sorregge le pale è conficcato nel fondale marino. In Italia, invece, l’unico parco eolico in mare, che sviluppa la tecnica già consolidata e funzionante sperimentata ad esempio al largo di Thanet o Sheringham (nel Regno Unito), si trova a Taranto, proprio a ridosso del porto.
Insomma, servirebbero fondali bassi ma, questa, non è una condizione necessaria. Anzi. «Nello Jonio, che è uno dei mari più profondi del Mediterraneo – ricorda il dirigente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro - questa cosa non è tecnicamente fattibile ma ci sono gruppi internazionali interessati a sviluppare i sistemi all’avanguardia di eolico offshore flottante».
Cosa significa? Le pale eoliche in mare hanno un loro sostentamento, «non hanno bisogno – spiega ancora Guerri – di essere incastonati direttamente sul fondale ma solo di essere ancorati tramite cavi». Cosa serve per realizzare questi parchi eolici offshore? È ancora Guerri a illustrarlo. Questa operazione «necessità – dice - di grandi aree prospicenti il mare, quindi di un porto, con un retroporto importante per la realizzazione degli impianti e la loro manutenzione che si protrae per 25/30 anni».
Ora, una volta chiarite le idee su dove potrebbe sorgere il centro di realizzazione e manutenzione delle pale eoliche («riteniamo che sia lo sviluppo migliore per combinare l’utilizzo del porto di Corigliano-Rossano con la creazione di un futuro know-how di questa nuova tecnologia da insediare in Calabria») resta da capire in quale angolo di mare le grandi eliche («più alte della Tour Eiffel») dovranno poi essere piazzate per produrre energia.
A riguardo bisogna fare alcune premesse. Innanzitutto appare poco credibile l’idea che un centro di produzione e manutenzione di un impianto offshore possa essere realizzato a Corigliano-Rossano per poi servire un parco eolico marino a largo del nord-Africa (ipotesi emersa nelle settimane scorse).
Inoltre, se si sta battendo la strada di una tecnologia che non necessità di un ancoraggio delle pale eoliche sul fondale, è lapalissiano che la destinazione è per mari dove batte tanto vento a prescindere dalla loro profondità e, guarda caso, lo Jonio calabrese è profondissimo ma – come dimostra la cartina in basso – è uno di quelli più battuti dai venti d’altura.
Infine, c’è da considerare il momento storico. L’Italia, in preda alle crisi internazionali per il rinvenimento di materie prime e alla transizione ecologica in atto, sta virando non solo verso l’autarchia energetica ma è obbligata anche a produrre energia pulita. Quale migliore occasione, quindi, di generare sul suolo (o sul mare) nazionale tanta energia pulita
Fatte queste premesse, non resta che chiedersi, allora, in quale spazio di mare potranno essere installate le pale eoliche. Anche in questo caso le parole di Guerri sono state illuminanti. «Sono le autorità centrali ad autorizzare l’installazione delle pale in mare – ha detto il direttore delle sedi decentrate dell’autorità portuale nella sua intervista ad Alessandro Russo - mentre l’autorità portuale diventa strategica perché per realizzare gli impianti servono spazi che solo un porto può dare. Noi – ha aggiunto - crediamo che questa soluzione possa essere per il porto di Corigliano-Rossano una chance per diventare l’hub dell’eolico. Noi – ha svelato infine Guerri - abbiamo già conosciuto questi investitori internazionali ed è ovvio che vogliono posizionare le pale lì dove c’è il vento. E il Golfo di Squillace – ha concluso - è l’area del Meridione d’Italia dove c’è più vento».