Un grande hub eolico: pale rotanti in mare e assemblaggio nel porto di Co-Ro
Nelle prospettive dell’Autorità portuale la darsena dovrebbe diventare un centro di produzione di parchi eolici off-shore. Non è chiaro, però, dove saranno installati gli impianti: altrove o nel nostro mare? È opportuno aprire il dibattito
CORIGLIANO-ROSSANO – Il destino del porto di Corigliano-Rossano potrebbe essere già stato segnato nelle stanze del Ministero delle Infrastrutture, all’epoca del governo Draghi, e ancor prima negli uffici dell’Autorità portuale di Gioia Tauro: un grande hub di produzione di parchi eolici off-shore. L’idea è chiara ed è stata illustrata per la prima volta a Rimini, nell’estate scorsa durante il Meeting dell’amicizia tra i popoli, dal presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Jonio, Andrea Agostinelli, davanti all’allora capo del dicastero di Porta Pia, Enrico Giovannini. Più ufficiale di così!
«Consentitemi la suggestione visionaria. Considerando la geografia/orografia del paese e collegando fra loro molte delle missioni del Pnrr – aveva detto Andrea Agostinelli all’evento romagnolo - stiamo immaginando che questi due porti minori (il riferimento è a Corigliano-Rossano e Crotone, ndr) possano diventare degli hub di produzione di parchi eolici off-shore (ce ne sono tre in attesa di autorizzazione in Puglia e Calabria, con possibilità di servirne ulteriori anche all’estero). Strutture avveniristiche e all’avanguardia – spiegava Agostinelli - installabili anche ad alte profondità poiché dotate di un corpo sommerso che garantisce galleggiamento autonomo. Queste turbine, alte come la Tour Eiffel, sarebbero interamente costruite e assemblate nei porti calabresi e poi traslate via mare nei parchi di produzione». «Se Gioia Tauro è l’occasione per immaginare la nostra Rotterdam, che da sud alimenta il nord, l’eolico off-shore di ultima generazione – ha proseguito Agostinelli – è l’occasione per garantire al sud un vantaggio energetico, creare una nuova filiera industriale, generare quantitativi enormi di energia rinnovabile e dare una opportunità irripetibile a un territorio, se pensate che Corigliano-Rossano – per fare un esempio – è un porto moderno e da sempre abbandonato a sé stesso, una immensa, inutilizzata cattedrale nel deserto. Una scelta strategica, soprattutto in termini occupazionali: questi insediamenti comporterebbero, per singolo parco eolico off-shore, 200 lavoratori diretti nei 5 anni di produzione e 100 lavoratori diretti nei 25 anni successivi di gestione».
Una visione molto chiara e determinata sul da farsi. Un po’ meno rispetto alle prospettive. Quello che si è evinto dalle parole di Agostinelli è che il porto di Corigliano-Rossano è adeguatamente predisposto ad accogliere un grande centro di produzione delle turbine e delle pale eoliche. Non è chiarissimo, però, in quale area di mare i grandi tralicci («alti come la Tour Eiffel») verranno installati – una volta prodotti e assemblati a terra. È noto che nella vicina Taranto esiste ed è già produttivo da un anno un parco eolico marino offishore (il primo installato nel Mediterraneo), in prossimità del porto, così come dovrebbe essere in fase autorizzativa un parco eolico a largo del porto di Crotone. Non sappiamo, però, se è nelle prospettive delle autorità competenti la realizzazione di un parco eolico a largo del golfo di Corigliano. E se sul da farsi a terra c’è massima chiarezza, quando si parla di transazione in mare delle grandi eliche rotanti, tutto diventa approssimativo e fumoso.
Allora è opportuno, adesso, innescare la discussione. Ma soprattutto è necessario, in fase prioritaria, ricevere un feedback chiaro da parte dell’Autorità portuale proponente il progetto: dove andranno a finire le pale eoliche prodotte a Corigliano-Rossano? Quale parco offshore l’hub eolico del porto di Schiavonea andrà a rifornire? Queste sono le domande preliminari alle quali occorre una risposta quanto più circoscritta prima di iniziare ogni tipo di discussione. Ecco perché occorre aprire da adesso un dibattito pubblico su una prospettiva che se nel tessuto sociale e politico di Corigliano-Rossano e della Sibaritide appare ancora lontanissima, in realtà – nelle stanze dei bottoni – sembra tutt’altro che in fase embrionale.