Riapertura del tribunale a Corigliano-Rossano, cresce la fiducia nel Governo Meloni ma non si placano le polemiche
Il motivo del contendere rimanere ancora la destinazione della sede del "restituendo" presidio. Irrompe Pirillo: «Non è responsabile trasformare il palazzo di giustizia in sede del Centro impiego»
CORIGLIANO-ROSSANO – Le posizioni del Governo Meloni, più o meno chiare sulla riapertura dei tribunali soppressi ma sicuramente indirizzate ad innescare un processo di rivisitazione profonda della fallimentare riforma della Geografia giudiziaria varata durante l’era Monti, hanno ri-galvanizzato le posizioni di quanti nel 2012 furono sulle barricate contro la soppressione dell’allora presidio di giustizia di Rossano.
Tra questi c’è anche Luigi Pirillo, avvocato, già consigliere comunale di Alleanza Nazionale a Rossano e consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Rossano nonché fondatore e membro del consiglio di amministrazione della Fondazione “Avvocati del Foro di Rossano” che nel nutrire grande fiducia negli esiti che potrebbe sortire l’azione sinergica del premier Meloni, del Guardasigilli Nordio ma anche delle postazioni di sottogoverno nel quadro della giustizia (tutti o quasi espressione di Fratelli d’Italia «nel cui programma è contemplata chiaramente la riapertura dei Tribunali soppressi») riguardo ad una reale riapertura dei tribunali soppressi, critica l’atteggiamento del sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi. Che – a parere di Pirillo - con precisione «degna di un orologio svizzero ha “risposto” picche», dicendo che l’edificio di Santo Stefano, sede storica del Tribunale jonico dovrà essere destinato a centro per l’impiego.
Una polemica già consumatasi nei giorni scorsi tra il direttivo di Fratelli d’Italia di Corigliano-Rossano e lo stesso sindaco Stasi che, rilanciando il confronto e minimizzando la vicenda, ha ribadito come il problema della riapertura di un tribunale a Corigliano-Rossano non sia legato alla individuazione di una sede. A riguardo della questione della riapertura dei tribunali soppressi (che ormai si ripresenta ad ogni inizio di legislatura per poi misteriosamente sparire) erano intervenuti in settimana anche la deputata pentastellata Elisa Scutellà con una provocazione diretta rivolta durante il question time al ministro Nordio («Ma questi tribunali li riapriamo o no?») e con il Gruppo di Azione per la Verità, da sempre in prima linea nella vertenza giustizia nella Sibaritide, a stemperare i toni con l’intento di ricompattare tutte le fila in vista della battaglia.
Oggi Pirillo ritorna, di fatto, su quella che è l’essenza ideologica palesata dal governo Meloni rispetto alla questione della Geografia giudiziaria. «In maniera chiara e netta – scrive Pirillo in una nota - in sedi istituzionali ed in dichiarazioni pubbliche (come mai accaduto in precedenza), rappresentanti del Governo hanno bollato come fallimentare detta riforma. Lo ha fatto il Ministro della Giustizia (di Fratelli d’Italia), On. Carlo Nordio (già Magistrato di valore), rispondendo in Parlamento ad una interrogazione al riguardo (della deputata Scutellà), e lo ha fatto con pubbliche dichiarazioni alla stampa il sottosegretario al Ministero della Giustizia, On. Andrea Delmastro Delle Vedove, anche egli esponente di punta di Fratelli d’Italia, avvocato e quindi soggetto che parla con cognizione di causa, anche in virtù della propria attività ed esperienza professionale».
Insomma, il Governo di destra-centro vuole riaprire i tribunali soppressi, se non tutti almeno quelli che erano al centro di territori dove c’è conclama esigenza di giustizia e dove negli ultimi anni si sono registrati enormi problemi («ha solo danneggiato moltissimi cittadini producendo disagi, senza che si sia avuto per lo Stato alcun vantaggio, di alcuna natura»).
E tra questi c’è sicuramente Corigliano-Rossano non fosse altro per le dinamiche sociali, istituzionali e demografiche che si sono sviluppate nell'ultimo decennio nella Sibaritide e su tutte la fusione di Corigliano e Rossano con la nascita di una nuova grande città, la terza della Calabria e la prima nella Provincia di Cosenza che - paradossalmente e senza giustificazione alcuna - rimane priva del suo presidio di giustizia.
«Si è prodotto – aggiunge l’avvocato già consigliere dell’Ordine degli avvocati di Rossano - un allontanamento ed un arretramento delle istituzioni statali dai territori, lasciando così, insensatamente, ampio spazio ad organizzazioni e logiche criminali che si avvantaggiano dell’assenza di presidi di legalità e giustizia. Si è in altre parole cagionato un indebolimento dello Stato ed una perdita di fiducia nello stesso da parte dei cittadini, con un chiaro peggioramento del sistema giustizia, che si è rivelato ancor più inadeguato ed inefficiente, con conseguente ulteriore allungamento dei tempi di definizione dei processi civili e penali».
Tutto ciò si è avuto anche nel nostro vasto territorio, a seguito della soppressione del Tribunale di Rossano e dell’accorpamento al Tribunale di Castrovillari. «E di ciò - dice Pirillo - ne abbiamo diretta ed immediata contezza, per primi e più di tutti, noi avvocati ed i nostri patrocinati».
Ma nella girandola di impegni e di sforzi singoli o congiunti («personalmente – scrive ancora l’avvocato - mi sto adoperando (ed intendo continuare a farlo) affinché il nostro Tribunale possa essere riaperto») rimane aperto lo squarcio della polemica sulle visioni contrapposte e sulla volontà del sindaco di insediare nel palazzo dell’ex Tribunale il centro per l’impiego regionale. Evidentemente non sono bastati i chiarimenti dello stesso primo cittadino a placare gli animi. «Ritengo francamente sorprendente – sottolinea oggi Pirillo - una posizione del genere, in un momento in cui è stata manifestata la detta precisa univoca volontà politica (mai da alcuno espressa in precedenza) che lascia affiorare concrete possibilità di riavere il nostro Tribunale. Ossia, di rimediare ad una ingiustizia perpetrata ai danni di un territorio che è fra i più floridi della Calabria e che ha enormi potenzialità di sviluppo socio - economico, che per trasformarsi in realtà richiedono anche la presenza di uno Stato capace di assicurare ai cittadini una giustizia credibile, veloce ed efficiente».
E perché ancora polemica? Perché a parere di Pirillo sul territorio non esisterebbero altre sedi dove insediare un auspicabile “restituito” tribunale. Risulterebbe «ben chiaro e comprensibile – scrive ancora Pirillo - ad ogni persona dotata di normale raziocinio che, da un lato, non esistono nel nostro territorio altri siti destinabili a Palazzo di Giustizia e, da un altro lato, che neanche è pensabile che possano essere fatti, nell’immediato, investimenti (né da parte del Comune né di altri) per potere realizzare subito un nuovo immobile da destinare allo scopo, ed in tempi tali da sfruttare questa posizione (mai assunta da alcun governo) che può portare in tempi brevi al ripristino del nostro presidio di legalità e giustizia». Poi ancora un ammonimento nei confronti di Stasi: «Non è responsabile mettersi di traverso proprio ora che la speranza di molti di vedere riaprire lo storico nostro Tribunale può tramutarsi in realtà e non v’è alcuna giustificazione di alcuna natura al riguardo».
«I cittadini – aggiunge Pirillo - hanno diritto ad una giustizia di prossimità che ci è stata negata e ad una giustizia efficiente, ed a tal fine hanno diritto di vedere utilizzato il proprio patrimonio immobiliare pubblico secondo la sua normale e naturale destinazione e non secondo logiche frutto di un incomprensibile ed ingiustificabile capriccio di un Sindaco pro-tempore. Hanno diritto di vedere realizzato un sogno che per molti sembrava, finora, destinato e rimanere solo tale. Invito, pertanto il Sindaco – conclude - ad essere più cauto e responsabile, rivendendo una posizione del tutto ingiustificabile e chiaramente dannosa per tutto il territorio dell’ex circondario del Tribunale di Rossano».
Insomma, il bimbo deve essere ancora concepito e già le nonne litigano su quale dovrà essere il vestito del battesimo!