Da morto vuole essere di aiuto alla scienza, ma nessuno lo ascolta
Da mesi un nostro concittadino cerca di completare l'iter burocratico per mettere a disposizione della ricerca il suo corpo post mortem, ma trova solo porte chiuse. Ecco la sua storia e le sue trafile nella burocrazia
CORIGLIANO-ROSSANO - Dopo morto vuole essere di aiuto alla Scienza, ma finora nessuno gli ha dato retta. È la storia di un nostro concittadino che da mesi sta combattendo contro il muro della burocrazia per permettere alla Ricerca di studiare e sperimentare sul proprio corpo post mortem. Forte delle leggi n. 219 del 22 dicembre 2017 e n. 10 del 10 febbraio 2020 che regolamentano la donazione del proprio corpo per finalità scientifiche, l’uomo intraprende il percorso amministrativo per suggellare questo suo desiderio. La procedura in realtà non è complessa. La volontà di fare questa donazione va espressa all’interno delle proprie disposizioni anticipate di trattamento, in gergo tecnico DAT, comunemente note come testamento biologico -. Basta dunque compilare il testamento biologico inserendo anche la volontà di donare il proprio corpo alla Ricerca e depositarlo presso l’Ufficio di Stato civile del proprio Comune di residenza. Semplice a dirsi, più difficile a farsi. Ed ecco che l’uomo, dopo averle tentate più o meno tutte, scrive alla nostra redazione in una ricorrenza così particolare come quella odierna: la commemorazione dei defunti.
«Ho inviato la mia dichiarazione anticipata (testamento biologico, ndr), scritta a mano, all’Asp di Cosenza il 26/4/2022 con richiesta di conoscere l’istituto di ricerca previsto e l’ufficio locale incaricato a questa attività. Sono certo che il manoscritto è arrivato a destinazione, perché dopo pochi giorni mi ha telefonato una gentile dottoressa chiedendomi, per conto della direzione, gli estremi delle leggi alle quali mi riferivo». Insomma, l’uomo scrive all’azienda sanitaria provinciale per capire se ci sono nella nostra regione Istituti di ricerca che effettuano questo tipo di studi e sapere, in ogni caso, a quale ufficio rivolgersi per espletare tutte le pratiche. Successivamente non riceve riscontri, allora prende di nuovo carta e penna: «Il primo di giugno - precisa nella mail che ci ha inviato - ho riscritto chiarendo che se non avessero avuto interesse per la mia domanda mi sarei rivolto ad un’altra regione».
Il desiderio di fare qualcosa di buono per gli altri supera il silenzio degli uffici amministrativi. Il protagonista di questa storia non si lascia scoraggiare e scrive direttamente ad uno dei pochi Istituti che effettuano questo tipo di ricerca, sono soltanto 11 in tutta Italia. Si rivolge all’Università Alma Mater di Bologna che, a malincuore, non può accogliere la richiesta dal momento che la procedura deve essere effettuata dagli uffici amministrativi preposti. E così va a vuoto anche la richiesta inviata A Isernia, dove è presente uno di questi 11 istituti di ricerca. D’altronde la procedura, come detto sopra, è una sola: completare il testamento biologico e depositarlo presso l’Ufficio di Stato civile del proprio Comune di residenza.
«Mi sono dovuto recare diverse volte al Municipio di via Luca De Rosis per questo adempimento - fa sapere in conclusione il malcapitato -. L’impiegata, nonostante mi sia presentato con la circolare del Ministero dell’Interno che fornisce istruzioni in merito, ha chiesto la presenza del suo Capo ufficio per accettare il documento. Per la ricevuta di consegna mi hanno invitato a ritornare dopo un paio di giorni. Era primavera. Ad oggi non ho ancora la ricevuta».
Chissà che nella ricorrenza della commemorazione dei defunti riesca a trovare occhi che leggano, orecchie che ascoltino e la volontà di permettere ad un semplice cittadino di essere utile per gli altri. Aiutatemi ad aiutare è l’appello che l’uomo lancia attraverso il nostro giornale. E noi ci uniamo alla sua richiesta.