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Nuovo ospedale, si amplia l’elenco dei servizi "mancanti" e previsti nel progetto finanziato

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CORIGLIANO-ROSSANO – La notizia rilanciata nei giorni scorsi dall’Eco dello Jonio rispetto all’assenza dei sottoservizi primari per far funzionare il costruendo nuovo ospedale della Sibaritide, ha destato incredulità tra i cittadini del territorio jonico ed una certa frenesia (anche se impercepibile) nelle stanze della politica e degli uffici regionali. Quella grande infrastruttura che sta sorgendo (a ritmi impressionanti) nel cuore geografico della nuova grande città di Ciorigliano-Rossano rischia seriamente di transitare nel lungo elenco delle grandi incompiute calabresi e di rimanerci per sempre se non si passerà, ora, ad un’opera seria di intervento infrastrutturale.

Nel lungo elenco dei servizi collaterali necessari e ad oggi mancanti per mettere in funzione il nuovo ospedale ne mancano almeno altri due. Tra questi ne risulta uno che ai primordi della fase progettuale era addirittura indispensabile affinché il piano di realizzazione venisse finanziato.

Stiamo parlando della strada di collegamento di Insiti, quella che mette in connessione la SS106 con la SS106 bis e che di fatto rappresenta uno snodo stradale essenziale non solo per l’utilità stessa del nuovo ospedale ma per l’intero sistema dei trasporti della terza città della Calabria, e di uno scalo ferroviario intermedio tra le stazioni di Corigliano e Rossano proprio in corrispondenza del polo sanitario e di quello che nelle premesse della fusione (e non solo) doveva essere il centro direzionale della città.

La provinciale 195 e quel cavalcavia atteso da 30 anni

Il progetto del cavalcavia di Insiti

Partiamo dalla strada. La provinciale 195 di contrada Insiti è da sempre avvolta nel mistero. L’asse viario collega il vecchio tracciato della statale 106 a monte della rete ferroviaria, al nuovo, la “E90”, con un percorso rettilineo in mezzo alle campagne. Sulla pianura, a pochi metri dal cantiere del nuovo ospedale, si ergono una serie di piloni di cemento armato che avrebbero dovuto fungere da campate per il ponte soprelevato a superamento dei binari. Binari che oggi vengono “oltrepassati” solo grazie all’attraversamento di un condotto idraulico risalente al post Unità d’Italia, probabilmente (anzi sicuramente) nemmeno collaudato per il transito veicolare.

Insomma, il progetto di quella strada è fermo da 30anni. Eppure i fondi necessari alla realizzazione della “nuova” 195 sono già stati stanziati dalla Regione – 6 milioni – in favore del soggetto attuatore, che è il Comune di Corigliano Rossano. Soldi, che rimangono anche loro inspiegabilmente fermi.

La stazione ferroviaria di Insiti

Ma a corollario delle opere di completamento a servizio del nuovo ospedale ce ne sarebbe un’altra ambiziosa e allo stesso tempo curiosa: una nuova stazione ferroviaria da realizzare a monte del nuovo ospedale della Sibaritide. Se ne potrebbe fare a meno, soprattutto in un momento in cui si dovrebbe cercare di fare necessità virtù e portare in quell’area quantomeno le opere primarie (acqua e fognatura). Però l’idea c’è (o forse sarebbe meglio dire c’era) e a quanto sarebbe stata anche vincolante per l’ottenimento del nulla osta alla realizzazione del nuovo polo sanitario. Agli albori della progettazione, infatti, venne a galla un primordiale problema: quello degli accessi.

L’area ospedaliera, per quanto prevedeva l’allora Protocollo Veronesi, avrebbe dovuto avere accessi di mobilità su ognuno dei 4 lati esposti. Non semplici accessi, bensì accessi diversificati con diverse tipologie di mezzi. Il problema (e poi anche la soluzione) fu che sul lato a Sud, quello a monte, insisteva, oggi come allora, il passaggio della linea ferroviaria che taglia trasversalmente tutto il territorio. Come ovviare a questo problema? I progettisti per assolvere al Protocollo Veronesi, allora, si “inventarono” un accesso ferroviario, che si sarebbe dovuto declinare con la realizzazione della nuova stazione di Insiti che – quindi – venne inserita nel primo progetto preliminare dell’opera, quello che diede vita a tutto.   

Solo la fusione (e gli strumenti consequenziali) potrà salvare il nuovo ospedale della Sibaritide

Non è retorica ma l’unico strumento per salvare il nuovo ospedale dal cul-de-sac dentro al quale sembra stia finendo l’opera è la fusione e i suoi strumenti urbanistici. La scelta di insediare, 15 anni fa, il nuovo ospedale nell’area di Insiti, in realtà, non è stata tra le più felici. Perché all’epoca quell’area era l’estrema periferia di due comuni che in realtà non hanno mai ragionato d’insieme. Lì non sono mari arrivati servizi primari come la condotta idrica o la fognatura proprio perché lo sviluppo urbanistico delle due città è stato sempre circocentrico o – addirittura – in direzione contraria rispetto all’una e all’altra città. Sostanzialmente a Insiti non c’è nulla perché quella zona è sempre stata considerata un “ghetto”. Una testimonianza palese di questo è il triste destino avuto dal centro sportivo polivalente.

Oggi, proprio la visione della città unica dovrebbe spingere verso scelte obbligate, che partono proprio dallo sviluppo urbanistico di quell’area. E quella che un tempo era la periferia non di una ma di ben due città adesso è di fatto il centro fisico delle stesse. È opportuno che da lì parta il fulcro di tutto, in una prospettiva che non può essere nemmeno poi tanto in là nel tempo. No, perché nel frattempo l’ospedale cresce e presto – molto presto – la struttura potrebbe essere terminata. 

A sinistra il cantiere a febbraio 2022, a destra il cantiere a ottobre 2022
 

 

Il nuovo ospedale “cresce” a ritmi impressionanti

Otto mesi fa, a inizio febbraio 2022, eravamo stati sul cantiere del nuovo ospedale per una puntata speciale dell’Eco in Diretta per capire, vedere e constatare lo stato di avanzamento dell’opera. Con la nostra troupe scegliemmo di andare in onda dal piano meno due della struttura, nelle cuore delle fondamenta di una struttura con una estensione di oltre 35mila metri quadrati: un bisonte gigantesco di ferro e cemento. Sotto in nostri piedi c’era il massetto, attorno a noi una foresta di basamenti antisismici e sopra di noi il cielo. Siamo ritornati in quello stesso punto oggi, sul piano terra, con due piani di cemento armato sotto i nostri i piedi e altri due innalzati sopra di noi. Più di settanta operai lavorano come formiche, le gru sono in continuo movimento e dai cancelli d’ingresso del cantiere un continuo via vai di tir che trasportano materiale prefabbricato.

Lo scheletrato dell’ospedale è quasi pronto ed entro fine dicembre sarà completato. E poi? Cosa accadrà?  

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.