361 anni e non sentirli: torna a Schiavonea la “Fiera dei morti”
Appuntamento per i prossimi martedì 1 e mercoledì 2 novembre. Una storia antichissima attorno alla quale si è sviluppata la vita e la comunità di Schiavonea. Da questo evento - ad esempio - è nato il Quadrato Compagna

CORIGLIANO-ROSSANO - 361 anni e non sentirli. E’ infatti dal 1661 che la fiera di novembre o “Fiera dei morti” va in scena nel borgo marinaro di Schiavonea. In quasi quattro secoli di storia, pur tra non pochi problemi legati alle contingenze del tempo, l’appuntamento fieristico schiavoneota ha mantenuto sempre un suo fascino ed una sua importante portata economico-commerciale.
L’attesa è davvero tanta anche per l’edizione di quest’anno, appunto la 361^, che andrà in scena, come di consueto, nelle giornate del primo e del 2 novembre, perché è uno degli appuntamenti maggiormente attesi e insiti nella storia sociale e culturale di una comunità. La “fiera dei morti” nel corso degli anni si è ritagliata un ruolo non indifferente nel calendario degli appuntamenti fieristici dell’Italia Meridionale. Anche durante il periodo del covid, pur se in presenza di evidenti limitazioni, ha offerto il suo grande bazar all’aperto sul lungomare di Schiavonea.
Eppure l’appuntamento fieristico novembrino, insieme a quello di maggio (detto dell’Ascensione), nel corso dei secoli hanno avuto varie location, anche se la sede di Schiavonea è rimasta ferma. Addirittura questi due appuntamenti spinsero i baroni Compagna, dominus incontrastati del feudo di Corigliano, ad ordinare all’architetto, Francesco Bartholini, di progettare a realizzare l’opera denominata Palazzo delle fiere, meglio conosciuta come “Quadrato Compagna” che sorge proprio nel cuore del borgo marinaro. La struttura venne inaugurata nel 1850, dopo solo 4 anni dalla autorizzazione del Re alla sua costruzione.
I Compagna decisero di edificare questa struttura perché, all'epoca, le tradizionali fiere di Maggio (detta dell'Ascensione) e quella di Novembre (detta dei Morti) duravano otto giorni, per cui si rendeva necessario dare ai tanti venditori che accorrevano dal circondario ed anche da più lontano, un minimo di comodità e di sicurezza, per essi e per le loro mercanzie, costituite per lo più da bestiame. Ed a proposito del bestiame, la fiera di novembre, fino agli anni novanta era una delle fiere di commercializzazione del bestiame più importanti del Sud Italia. Venivano allevatori e commercianti da ogni parte d’Italia per acquistare o vendere capi di bestiame.
Poi i problemi sanitari legati al diffondersi del virus dell’afta epizootica, malattia infettiva altamente contagiosa dei ruminanti e dei suini, indusse le autorità sanitarie a vietarla, e da allora non si è più tenuta. Questa fiera ha fatto registrare fino al 2019 la presenza di oltre 650 espositori provenienti da tutte le regioni meridionali. Un numero così considerevole capace di occupare l’intero percorso dei due chilometri di lungomare. Poter visitare tutti stand o bancarelle era praticamente impossibile, anche perché era presente ogni sorta di mercanzia, ma quello che maggiormente accattivava il visitatore era il rapporto qualità-prezzo assolutamente conveniente. Da qui la letterale invasione di gente proveniente da ogni parte del circondario, con punte che hanno raggiunto anche le 40 mila unità.
Dal 2020 però le cose sono cambiate. Infatti a causa del covid, ma non solo, i posteggi sono scesi a 350, circostanza che è stata fortemente criticata dai commercianti che certamente non le hanno mandate a dire al comune. Lo scorso anno si sono registrate polemiche al vetriolo, anche a causa della presenza di espositori “abusivi” che, di fatto, hanno reso la vita difficile, in fatto di vendita, ai “regolari”.
Cosa succederà nell’edizione di quest’anno? Speriamo che tutto si svolga nella massima tranquillità e regolarità. A margine di tutto ciò, secondo noi, resta da consegnare a chi di dovere questa considerazione: le fiere di maggio e di novembre a Schiavonea, come detto, hanno contribuito a scrivere la storia sociale, culturale ed economica di Corigliano, è necessario non solo preservarle dall’oblio del tempo, ma valorizzarle e rilanciarle, perché costituiscono un volano importante per l’economia del territorio. Solo se si è in grado di capire che questi marcatori identitari necessitano di essere rinvigoriti e consegnati in maniera positiva e propositiva al tempo che viviamo, allora si che potremo vedere le due fiere tornare ai fasti di un tempo.
Per il momento buona fiera a tutti e non lasciatevi sfuggire “l’affare”.
di Giacinto De Pasquale
Parte, anzi ri-parte da qui l'avventura del giornalista Giacinto De Pasquale con l'Eco dello Jonio. Con un pezzo intriso di storia, curiosità e delle immancabili "punte di spillo" che tengono alta la partecipazione civica e l'attenzione sui temi che animano una comunità. E' un bel ritorno, un gradito ritorno, un importante ritorno quello della penna sagace di De Pasquale che va ad arricchire di valore le pagine della nostra testata.