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Il grande bluff del carburante: dalle accise agli aumenti ci guadagnano solo Stato e multinazionali

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CORIGLIANO-ROSSANO – Continua l'inchiesta sul rincaro carburante chiamando in causa una delle parti, tra le più importanti della questione in atto: i gestori e i proprietari degli impianti di distribuzione al dettaglio.

Il nostro interlocutore si riserva l’anonimato ma in cambio snocciola informazioni preziose che ci aiutano a capire una situazione che sta esasperando economicamente la popolazione.

Proprietario di diversi distributori di carburante nell’area di Corigliano-Rossano, il nostro riferimento, elargisce informazioni che non lasciano margine d’errore. Risale infatti già ad un paio di mesi fa l’allarme lanciato dai gestori che già percepivano l’inizio di una speculazione ad alti livelli, che ha penalizzato notevolmente la categoria soprattutto in Calabria, dove nel 2021 hanno chiuso i battenti ben 150 pompe di benzina. Dati riportati già il 26 gennaio scorso dal presidente dei benzinai liberi italiani Ferruccio Schiavello, coordinatore nazionale Asnali.

I livelli di cui parliamo sono di matrice internazionale, infatti la speculazione denunciata dal ministro Roberto Cingolani un giorno fa, è opera dei fondi e organizzazioni Internazionali che producono e gestiscono le risorse petrolifere, quali, ad esempio l’Opec.

L’imprenditore intervistato, ci fornisce i dati di fatturazione che esaminiamo e, notiamo che dalle stesse fatture fornite, il rincaro è galoppante: 13 gennaio prezzo di acquisto della benzina 1,422 euro a litro più Iva, prezzo finale 1,632, fino ad arrivare al prezzo di fattura del 10 marzo che è di 1,864 euro più Iva, che al consumatore costa 2,27 euro finali.

Il problema è la vendita al litro perché è lì che c’è il margine di guadagno per i gestori delle pompe di carburante (circa 3 centesimi di euro/litro), che in questi mesi è sempre più ridotto, in quanto i litri venduti diminuiscono e il ranger di profitto dei distributori è inversamente proporzionale a quello delle società petrolifere. Elemento fondamentale: il prezzo finale è imposto dalle società petrolifere.

Per dirla brevemente, il caro prezzi spinge gli utenti a fare meno rifornimento in termini di litri, per cui se oggi con 20 euro di spesa, si acquistano 10 litri di carburante, in media cinque in meno rispetto a 2 mesi fa, il gestore vede diminuire il margine di profitto che ottiene sulla quantità venduta, diminuita dall’aumento del prezzo stesso.

Questa intervista evidenzia come la cosiddetta “truffa” denunciata da Cingolani non sia in atto da oggi, ma bensì ha il senso di una tela ordita ad hoc da più tempo, iniziata già da qualche mese ed esplosa in queste ultime settimane.

Chiaramente in Italia ha avuto un exploit sorprrendente anche perchè alla speculazione in atto, si aggiungono fattori pregressi che abbiamo già messo in evidenza (leggi qui).

Chiediamo al nostro interlocutore quale sarà lo scenario futuro: «E' prevedibile un abbassamento dei prezzi nel giro di un paio di settimane. Che ci sia l'attenzione dell'opinione pubblica in merito alla situazione, non può fare altro che calmierare i prezzi».

Una crisi che è stata ormai etichettata come la più grave nel settore petrolifero da dieci anni a questa parte a livello internazionale.

Francesca Sapia
Autore: Francesca Sapia

Ha due lauree: una in Scienze politiche e relazioni internazionali, l'altra in Intelligence e analisi del rischio. Una persona poliedrica e dall'animo artistico. Ha curato le rassegne di arti e cultura per diversi Comuni e ancora oggi è promotrice di tanti eventi di arti visive