Il personale in servizio al pronto soccorso è sfinito dall’enorme carico di lavoro, dalla cattiva organizzazione della struttura e dall’eccessivo sfruttamento. Si parla di centro spoke, centro di eccellenza, ottimizzazione di risorse, ma alla fine queste sono solo parole. Per varie disposizioni del Direttore Generale si trasferiscono unità infermieristiche dagli ospedali dismessi verso il PS, ma tutto ciò resta solo sulla carta, visto che nessuno controlla che queste siano rispettate. Di quattro unità in mobilità verso Rossano solo una è tutt’oggi in servizio in PS, in quanto: una assente perché risulta in stato di gravidanza, una dopo un periodo di malattia non si è più recata a lavoro al PS di Rossano, una è stata veicolata nel reparto di ortopedia. Con questa carenza di organico, per poter coprire i turni si fa ricorso costantemente al lavoro straordinario, che secondo l’art. 34 del CCNL e secondo una disposizione del Direttore Generale del 30/04/2013, non è possibile utilizzare, “ lo straordinario, infatti, non può essere utilizzato come fattore ordinario di lavoro(cit.)”. Prima di emanare tali disposizioni il Dir.Gen. dovrebbe mettere in condizione i coordinatori infermieristici e i direttori di unità operativa di potersi attenere a quanto emanato, potenziando l’organico; e come se ciò non bastasse, anche le consulenze notturne ortopediche e otorinolaringoiatriche vengono espletate in pronto soccorso, già così tanto oberati di lavoro. Perché il trasferimento di questi reparti a Rossano ha cambiato l’organizzazione del lavoro? Ci hanno lusingati con il sogno del centro spoke e alla fine e stato solo un massacro umano. I servizi ai cittadini vengono erogati a livelli del 3° mondo, il TRIAGE (accoglienza) è attivo solo dalle 8 alle 20 e la privacy non è rispettata né per pazienti nè per operatori: porte che restano aperte e gente che entra da tutte le parti, sembra un pronto soccorso da campo, è veramente tutto allo sbando. Anche la cosi agognata scissione dell’organico del 118 dal pronto soccorso non ha portato ai risultati sperati, perché come al solito le cose vengono fatte a metà. Infermieri e coordinatore del 118 sono stati collocati in uno stabile fuori dall’ospedale mentre il medico e l’autista in due stanze all’interno dell’ospedale. Inoltre tutti i nominativi della graduatoria non sono stati chiamati e il 118 è rimasto con meno unità di quando servissero, quindi gli infermieri mancanti vengono reperiti da altre parti lavorando in straordinario con uno spreco economico non indifferente. Il fondo si tocca però, se andiamo ad analizzare come vengono gestiti i trasferimenti (direttamente dalla centrale 118 di Cosenza). Fino a poche settimane fa gli infermieri in pronta disponibilità per i trasferimenti non medicalizzati erano quelli di Cariati, l’autista e l’ambulanza di Rossano. Ogni qualvolta c’era la necessità di trasferire un paziente iniziava un’odissea. L’autista da Rossano andava a Cariati a prendere l’infermiere, tornavano a Rossano a prendere il paziente e poi si recavano nel nosocomio destinatario del trasferimento. Fatto ciò l’autista accompagnava a Cariati l’infermiere e poi ritornava in sede a Rossano, per un totale di un minimo di 4 ore. Dal 1 marzo tutta l’equipe dei trasferimenti è a Cariati, ma oltre al fatto che viene utilizzata un’ambulanza a pagamento, questo crea disagi perché una sola unità di trasferimento per più ospedali non basta. Infatti con la riduzione dei posti letto a Rossano e Corigliano e la chiusura di Cariati e Trebisacce, si è osservato un notevole aumento dei trasferimenti e la soluzione ora attualmente adottata non appare affatto risolutiva. Infatti non appena pochi giorni fa, alla presenza del Segretario Provinciale Uil Fpl Elio Bartoletti in sede per un’assemblea sindacale, i medici del pronto soccorso di Rossano hanno dovuto provvedere nel miglior modo possibile ad organizzare un trasferimento di fortuna cercando di reperire un infermiere, in quanto dalla centrale 118 avevano dato risposta negativa, perché l’equipe era stata già utilizzata per un altro trasferimento. Mentre fino a poco tempo fa, ogni presidio ospedaliero aveva la propria equipe e si riusciva a partire in circa 45 minuti e completare il tutto in circa 3 ore. Si parla tanto di razionalizzare le risorse, ma come è possibile che ai vertici non si rendano conto che tutto ciò è veramente irrazionale? L’obiettivo ora più urgente è quello di erogare almeno, livelli di assistenza essenziali in modo eccellente, che è il minimo per una società evoluta. Il Segretario Dott. Giannantonio Sapia