Educare al gusto: Amarelli porta la sua esperienza imprenditoriale a Fabbrica Futuro
Dal museo all’archivio storico, dalle collaborazioni accademiche ai progetti internazionali, l’azienda calabrese continua a dimostrare che la vera sfida del Made in Italy non è soltanto economica, ma educativa
CORIGLIANO-ROSSANO – L’impresa enogastronomica italiana non deve solo vendere qualità, ma anche educare al gusto e diffondere cultura. È questo il messaggio emerso durante la tavola rotonda sull’Industria Alimentare promossa da Fabbrica Futuro a Napoli, a cui ha partecipato Pina Mengano Amarelli, Cavaliere del Lavoro e presidente del Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli.
Amarelli ha ribadito che il Made in Italy non può limitarsi all’export: deve saper dialogare con i mercati internazionali restando fedele alle proprie radici. La storica esperienza imprenditoriale incarna questa filosofia, dove produrre significa anche raccontare, educare e valorizzare la cultura del gusto come strumento di conoscenza e identità.
I dati presentati da Roberta Garibaldi (AITE) al TTG Rimini 2025 confermano la crescita del turismo enogastronomico: la Puglia e la Toscana sono le regioni più riconosciute per l’offerta culinaria, con il 70% dei visitatori che sceglie ristoranti tipici e il 36% che acquista direttamente in azienda. Un segnale che la cultura del cibo è sempre più veicolo di educazione alla qualità e sviluppo sostenibile. Amarelli ha indicato il modello pugliese come esempio da seguire anche per la Calabria, ricca di biodiversità e potenzialità.
L’incontro ha inoltre evidenziato le sfide della transizione digitale e dell’approccio data driven, indispensabile per migliorare efficienza, sostenibilità e competitività. In questo contesto, la liquirizia di Calabria diventa simbolo di un modello produttivo che unisce tradizione e innovazione.
Fabbrica Futuro continua a considerare Amarelli un caso esemplare di cultura d’impresa mediterranea, capace di trasformare la qualità in un vero e proprio atto di civiltà.