Giovani talenti di Corigliano-Rossano mettono in scena “Olim Erat”
Al Quadrato Compagna di Schiavonea lo spettacolo teatrale del gruppo "Iter – I sognatori". Una commedia in dialetto, simpatica e divertente, ambientata in una Corigliano-Rossano dell’epoca romana, che racconta un travagliato triangolo amoroso
CORIGLIANO-ROSSANO - Venerdì 26 luglio, presso il Quadrato Compagna di Schiavonea, è andato in scena “Olim Erat”, uno spettacolo teatrale, portato in scena dal gruppo "Iter – I sognatori", composto in buona parte dai ragazzi dell’oratorio salesiano di Corigliano.
Un’idea nata dalla mente del giovane studente Giuseppe Basile, che parte dai banchi di scuola e dallo studio del commediografo romano Plauto, da cui prenderà ispirazione. Uno spettacolo andato in scena anche grazie all’aiuto di Alessandra Carrieri, che da dietro le quinte ha diretto egregiamente l’intera esibizione, e di Martina Carrieri, anche lei al centro dell’organizzazione.
Ma parliamo dello show. “Olim Erat”, dal latino “C’era una volta”, è una commedia, simpatica e divertente, ambientata in una Corigliano-Rossano dell’epoca romana, che racconta del travagliato triangolo amoroso tra Fedria e suoi due contendenti in amore, Calidoro e Liconide.
Una storia che tocca diverse tematiche, in particolare quella dell’amore, ma lo fa con un leggero tono sarcastico, ricca di momenti comici che rende la vicenda piacevole da seguire, dove il divertimento è assicurato.
Come detto l’intera serata è stata organizzata da un gruppo di ragazzi, aiutati dai propri genitori nella preparazione dei costumi e della scenografia e guidati sul palco dall’incontenibile esperienza di zia Sonia, una vera macchina da risate.
Viviamo in un mondo in cui è difficile emergere quando si è così giovani e dove al primo errore spesso e volentieri si rimane a piedi, senza la possibilità di seconde chance, o dove non si viene presi mai seriamente, perché considerati “piccoli”. Eppure c’è chi non demorde, come Giuseppe, Alessandra, Martina e tutto il gruppo Iter – I sognatori, che nel corso dei mesi hanno lavorato sodo per questo progetto, che sembra solo il preludio di qualcosa di più grande per il futuro.
La scelta di utilizzare il dialetto poi è un colpo di genio, segno di come tutti i ragazzi siano attaccati al territorio in cui vivono e di cui si sentono fieramente abitanti. Anche la location del Quadrato Campagna è stata è stata una scelta azzeccatissima. Il simbolo della marina di Schiavonea, che spesso però viene messo in secondo piano, ma che si spera possa tornare ad ospitare altri eventi come questo.
Poi basta fermarsi un secondo, vedere tutto il gruppo, dopo la fine dello spettacolo, sul palco. Vedere i loro occhi, vederli sognare e riempirsi di emozioni. Vederli sorridere, vederli fieri di essere lì e di ciò che dal nulla hanno costruito. Vedere quella luce, che spesso nascondiamo, ma che ci fa tornare bambini, come quando ci dicevano “c’era una volta…”
(articolo di Samuele Pio Lazzarano)