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In Sila il vigneto più alto d'Europa: un esperimento riuscito

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COSENZA - I vignerons dello Champagne pare stiano acquistando terreni in Nord Europa per mettersi al riparo da una tropicalizzazione che avanzerebbe sempre più. A mali estremi, estremi rimedi. In questa ottica, i vigneti in alta quota della Calabria sono profetici

Il puro calcolo climatico lascia in me lo spazio a suggestioni visuali silane, delicate e poetiche. Fanno da contorno al Vigneto più alto d'Europa che ho visitato a Cava di Melis nel Parco Nazionale della Sila: lo scintillio del vicino lago Cecita, l'aria fresca incontaminata, i verdi boschi fitti di pini larici, sfumature di colore che facevano da sfondo alla corteccia ruvida della vigna arrampicata sulle pendenze eroiche.

Bisogna essere seriamente innamorati dalla propria terra: questa viticoltura richiede sforzi immani e grandi sacrifici

Tornando al clima, molti coltivatori di tutto il mondo stanno cambiando le pratiche tradizionali per temperare gli effetti del caldo. Le uve vengono spesso raccolte in anticipo per prevenire la maturazione eccessiva. A volte si tenta di frenare la produzione di zucchero con trattamenti di caolino, un'argilla che riflette i raggi del sole; a volte viene direttamente ridotta la parte fogliare; oltre i 40 gradi Celsius bisogna irrigare. Quanto alla vinificazione, si stanno portando avanti studi di microbiologia, come quelli dell'Università di Montpellier, dove si progettano nuovi ceppi di lievito che producono meno alcol durante la fermentazione, per aggirare il problema dello zucchero.  Gli scienziati hanno sviluppato persino un processo di elettrodialisi che può aumentare l'acidità del vino.

Semplificando, la qualità di un  vino si riduce al raggiungimento dell'equilibrio tra tre elementi: zucchero, acido e composti secondari. Grazie alla fotosintesi lo zucchero si accumula nei piccoli acini mentre l'acidità decade man mano che le uve maturano. I composti secondari - fondamentalmente, sostanze chimiche al di là di quelle essenziali per il metabolismo centrale della pianta - si accumulano nel corso della stagione: danno all'uva aromi e colore e ai vini rossi i misteriosi tannini, composti che lasciano in bocca una sensazione tattile astringente e secca. I tre componenti, e quindi il sapore del vino, sono influenzati da fattori ambientali, tra cui i tipi di suolo e il clima, tutti compresi nella parola francese terroir.

Se "non desiderare l’apparenza degli altri" è un buon comandamento, l'unicità del territorio silano viene benedetta da freschezza naturale e da escursioni termiche notevoli, sommate alla scelta della famiglia di Emanuele De Simone - la vigna porta il nome della madre Immacolata - di piantare i vitigni internazionali, Chardonnay, Pinot Bianco, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon. Scrivono così in Calabria una pagina vitivinicola originale

La cura per la qualità si percepisce in ogni fase, dalle tecniche di coltivazione all'elaborazione delle uve. Fare vino nella Sila non è solo abilità, ma una forma d'arte che abbraccia il rispetto per la natura, l'innovazione e la sostenibilità.

Nella vigna "Pedace Immacolata" si tenta di offrire una prospettiva più ampia: non solo degustazioni ma anche ospitalità, immersione in un mondo di storie antiche e cultura rurale espressa nella semplicità della gastronomia dell'altipiano.

L'attuale gamma dei vini, frutto di sapienti assemblaggi, spazia sull'intera claviature di colori e nuances, dal giallo paglierino nel "Chione" di straordinaria freschezza, alla buccia di cipolla trasparente nel rosato "Anthea" dai profumi delicatissimi, al rosa corallo di "Silva", più intenso perché fa una breve macerazione sulle bucce, al rubino del rosso "Lykos" (Lupo) che è stato appena premiato con l'oro al Concorso Vini Estremi. Il poker di assi affina in contenitori d’acciaio mentre il sistema di allevamento della vite è il cordone speronato - guyot.

Sono vini luminosi e atletici da vitigni internazionali, estremamente fini: giacché si parla di SuperTuscan, posso io chiamare i nominati vini Super Sìlan?
 

Elia Hagi
Autore: Elia Hagi

Studia a Roma filosofia e teologia e comunicazioni sociali e oggi svolge a Vaccarizzo Albanese il suo ministero sacerdotale. Diventato sommelier, segue con passione la rinascita del vino calabrese con un particolare interesse rivolto ai vini identitari Arbëreshë.