«Sulle antenne 5G è la solita vecchia storia tra interessi economici e salute dei cittadini»
Menin, già Presidente del Wwf Calabria, interviene dopo le dichiarazioni di Papasso: «Il limite dei campi elettromagnetici è un limite politico, non sanitario. Non c’è alcuna prova scientifica che non ci siano effetti per la salute umana»
CORIGLIANO-ROSSANO - «Facciamo un po' di chiarezza sulle antenne 5G. Di recente il sindaco di Cassano Papasso, dopo le prove sperimentali dell’Arpacal, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, ha affermato che queste antenne non fanno male se messe vicino alle case e che le preoccupazioni della gente “sono soltanto dicerie”».
Inizia così la nota stampa di Fabio Menin già Presidente del Wwf Calabria, che continua: «Ora le migliaia di studi sui campi elettromagnetici condotti in tutto il mondo hanno portato lo Iarc (istituto he studio i tumori per conto dell’Organizzazione mondiale della sanità) a definire i campi elettromagnetici come possibili cancerogeni. In Italia le ricerche anche sulle alte frequenze del 5G, cioè le nuove antenne installate due popolosissime zone di Rossano ( Oliveto-Longo e Petra-Matassa) che hanno destato molta preoccupazione nella popolazione, anche per la vicinanza delle scuole di via nazionale dove ogni giorno vanno quasi 1000 studenti, sono state condotte a più riprese da importanti Istituti di ricerca come l’Istituto Ramazzini di bologna, che ha condotto studi specifici anche sul %G, cioè sulle alte frequenze. Ed ha concluso che queste frequenze usate nel 5G hanno conseguenze nelle cellule biologiche, quindi anche in quelle umane, perché provocano riscaldamento e stress cellulare che alla lunga può indurre effetti dannosi fino a patrologie gravi a carico del sistema nervoso o del cervello, e altre conseguenze».
«Allora perché l’Arpacal, che avrebbe il compito di difendere l’ambiente da tutti i pericoli dell’inquinamento invece autorizza queste antenne? Per un motivo molto semplice: perché la misurazione del campo elettromagnetico fatta nei pressi di queste antenne non dovrebbe superare nelle 24 ore il limite di legge dei 6 volt/metro. Purtroppo questo limite che la legge stabilisce in Italia è un limite politico, cioè stabilito per legge dal parlamento, ma non un limite sanitario. In altre parole non c’è alcuna prova scientifica che ci sia un limite inferiore al di sotto del quale non ci siano effetti per la salute umana».
«È la solita vecchia storia tra interessi economici e salute dei cittadini. Quando fu impiantata la Centrale Enel di Rossano e furono costruiti gli elettrodotti, che emettono forte campo elettromagnetico nelle vicinanze e passavano sopra le case del Petraro e di Piragineti, Rossano non si è preoccupata se quelle linee elettriche causassero danni alla popolazione. E poi abbiamo visto invece dopo molti anni che nelle case vicine alle linee elettriche si sono avuti 2-3 morti per tumore in diverse famiglie. Quindi quando si utilizza una tecnologia nuova, in questo caso il 5G, il buon senso dovrebbe indurre chi governa, anche nel nostro comune a tenere lontana la popolazione da qualunque minimo rischio, allontanando le fonti potenzialmente inquinanti. Tantopiù le scuole che a via Nazionale sono vicinissime a una di queste due antenne, e cioè quella in Corso Italia».
«Del resto Rossano ha tante zone di campagna, di collina, di uliveti e macchie. Che cosa impedisce agli amministratori rispettando il principio di prevenzione, cioè prevenire è meglio che curare, di stabilire una zona fuori dai centri abitati dove collocare queste antenne per la tranquillità dei cittadini? Nel dubbio non è più saggio difendere a denti stretti la salute dei cittadini? Inoltre è giusto informare tutta la popolazione che è stata depositata presso il consiglio regionale una proposta di legge dei consiglieri Laghi e Straface proprio per regolamentare l’installazione di queste antenne in Calabria evitando il far west del liberi tutti lasciato alle compagnie telefoniche e restituendo ai comuni una maggiore possibilità di intervento nel proprio territorio proprio al fine di minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici» conclude.
(nella foto le misurazioni condotte da Arpacal a Cassano)