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Pollino, ritrovata sul Monte Sparviere una testa di Ascia-Martello di 6.000 anni

4 minuti di lettura

 ALESSANDRIA DEL CARRETTO – Che il territorio di Alessandra del Carretto nasconda molto più di quanto si possa immaginare, è un sospetto che da più di qualche decennio abita il cuore di chi ama, vive e indaga gli spazi che appartengono a quelle coordinate.

Una nuova conferma, dopo le ricerche archeologiche portate avanti nei primi anni 2000 dagli archeologi olandesi del Groningen Institute of Archaeology e dal locale Gruppo Speleologico Sparviere, guidato da Nino Larocca e attivo in tal contesto fin dai primi anni ’80, arriva oggi, dopo un’attenta analisi di un’importante scoperta.

Se in passato vennero individuate in un carotaggio in torba presente in località Lago Forano chiare tracce botaniche di frequentazione umana, oggi il ritrovamento ha una valenza più incisiva, che permette di datare la presenza dell'uomo sul Monte Sparviere ad oltre 6.000 anni fa.

Il monte Sparviere nel Parco nazionale del Pollino
Il Monte Sparviere nel Parco nazionale del Pollino

Come ogni ritrovamento, capace di cambiare la percezione e rivelare la storia perduta di un luogo, anche in questo caso, c’è una narrazione degli eventi che merita di essere condivisa.

Sono i primi giorni d’estate il locus temporale che vedel’inizio di questa vicenda.  Lorenzo Larocca, membro del Gruppo Speleologico Sparviere sta compiendo una delle classiche escursioni ricognitive in località Lago Forano, quando individua in superficie una strana pietra che si rivela al suo occhio esperto un manufatto litico di chiara origine preistorica,  prontamente consegnato a Domenico Vuodo, sindaco di Alessandria del Carretto, che nel potenziale archeologico del suo territorio ha sempre creduto e investito. Il sindaco del borgo sito all'interno del Parco Nazionale del Pollino informa subito le autorità competenti.

Il manufatto si rivelerà la testa di un’ascia-martello, come si evince dalla relazione dell’archeologo Felice Larocca, Responsabile Laboratorio – Deposito Autorizzato d’Archeologia di San Lorenzo Bellizzi e presidente del Centro di Ricerca “Enzo dei Medici”

Sebbene il contesto di rinvenimento – si legge nella nota di analisi - in superficie, non mostrasse altri materiali archeologici in associazione, lo strumento in parola, per la sua particolare morfologia, veniva immediatamente inquadrato in età preistorica nell’ambito della tipologia dei cosiddetti ‘utensili scanalati’ in pietra”.

In data 30 ottobre 2022, il manufatto, dopo esser stato conservato nella cassaforte del Comune di Alessandria del Carretto per qualche tempo, venne trasferito per finalità di studio presso il Deposito archeologico autorizzato di San Lorenzo Bellizzi (Struttura fortemente voluta dal Sindaco di San Lorenzo Bellizzi Antonio Cersosimo e dalla sua amministrazione, e che ancora una volta oggi si conferma una grandissima ricchezza per gli studi archeologici di tutto il territorio) dove si trova tuttora, con l’autorizzazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Cosenza.

Ma dove è stato ritrovato esattamente il manufatto?

Sempre nella relazione di Felice Larocca scopriamo che il manufatto è stato rinvenuto sulle pendici nord-occidentali del Monte Sparviere (1713 m s.l.m.), a circa mezzo chilometro di distanza dalla vetta del rilievo montuoso, lungo i declivi rivolti verso l’alta valle del Torrente Saraceno, nel territorio comunale di Alessandria del Carretto. La quota approssimativa di rinvenimento è pari a 1590 m s.l.m., a poca distanza da un alto traliccio dell’Enel.

l'area del ritrovamento

Di cosa si tratta esattamente?

Rientra nella categoria tipologica degli utensili scanalati di età preistorica, strumenti in pietra che presentano sul corpo, cioè, una vistosa scanalatura funzionale all’immanicatura, perlopiù realizzata con materiali deperibili di origine vegetale (legno) che non è pervenuta ai giorni nostri. Lo strumento del Monte Sparviere, possedendo un’estremità appuntita e l’altra opposta a profilo subquadrangolare, può essere definita una testa di ascia-martello. Le dimensioni dello strumento (9,3 cm di lunghezza, 7,7 cm di larghezza e 3,3 cm di spessore massimo) e il suo peso (solo 394 g) lo qualificano come un oggetto di piccole dimensioni, facilmente trasportabile e utilizzabile – allorché immanicato – anche con una sola mano e dotato in origine di un manico lungo verosimilmente 30/35 cm. L’utensile è stato ricavato con ogni verosimiglianza da un ciottolo litico di morfologia pressoché analoga a quella attuale, con una faccia piatta convessa e l’altra leggermente concava. Successivamente è stato sagomato, mediante accurata martellinatura e diffusa levigatura, fino ad acquisire la forma e l’aspetto con cui si presenta ai nostri occhi. Evidenti sbrecciature sulla lama e sul tallone ne evidenziano l’utilizzo su materiali per il momento non definibili precisamente”, ci spiega Felice Larocca nella sua analisi.

 Ed ora?

Ora bisogna continuare a scavare e indagare.
Lo sa bene il sindaco di Alessandra del Carretto, Domenico Vuodo, che in una nota stampa ha dichiarato “Ci abbiamo sempre creduto, tanto che l’Amministrazione comunale da me guidata si è mossa fin dal suo insediamento per trovare adeguati finanziamenti i quali, devo dire con molto piacere, arrivarono nel giro di poco tempo e soprattutto grazie alla sensibilità di Mimmo Pappaterra, presidente dell’Ente Parco Nazionale del Pollino che co-finanziò con il nostro comune due campagne di ricerca, fra l’altro ancora in atto e portate avanti sul monte Sparviere, in località Tre Aree e in località Sant’Elia dalla Soprintendenza Archeologia belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Cosenza guidata da Carmelo Colelli e dagli archeologi dell’Università di Cosenza guidati dal professore La Marca. Ora giunge questa nuova scoperta che conferma ciò che abbiamo sempre sospettato. Del resto sin dalla notte dei tempi il nostro territorio, montano per la sua stragrande maggioranza, viene attraversato da diverse vie usate sia dagli uomini che dagli animali, trovandosi in un’area di cerniera fra due importanti e ricche aree rivierasche (Policoro e Sibari) e i monti del Pollino. Siamo sicuro che questo sia solo l’inizio di una lunga serie di importanti scoperte”.

Va dato merito al sindaco di Alessandria e alla sua Amministrazione comunale di aver sempre creduto nelle possibilità che Alessandria del Carretto custodisse grandi potenzialità sotto il profilo archeologico, come va dato merito al Centro Speleologico Sparviere di un costante e fondamentale contribuito alle scoperte archeologiche e speleoarcheologiche dell'Alto Ionio (e non solo).

Il territorio di Alessandria del Carretto, forte di una bellezza che sfiora la magia e l’irreale, si ammanta anche del mito di un passato tutto da scoprire, la cui conoscenza può raccontarci molti di ciò che oggi siamo e soprattutto della strada che abbiamo fatto per arrivarci.

L’ascia-martello del Monte Sparviere in quadruplice norma (a-d) e con vista delle due estremità (e, f) (foto di Felice Larocca)
l’ascia-martello del Monte Sparviere in quadruplice norma (a-d) e con vista delle due estremità (e, f) (foto di Felice Larocca)

 

Andrea Mazzotta
Autore: Andrea Mazzotta

(Cosenza, 1978) Laureato in giurisprudenza, giornalista pubblicista, appassionato di comunicazione e arte sequenziale, è stato direttore della Biblioteca delle Nuvole di Perugia, direttore editoriale delle Edizioni NPE, coordinatore editoriale per RW-LineaChiara, collaborando con diverse realtà legate al settore dell'editoria per ragazzi. Collabora con il Quotidiano del Sud, Andersen, Lo Spazio Bianco, Fumo di China. E' un fedele narratore delle Cronache della Contea, luogo geografico e concettuale nel quale potenzialmente può succedere di tutto. E non solo potenzialmente.