La Coccia di comunità: quando le mamme e le nonne tengono alta la tradizione
Dopo "il fritto" del primo dicembre le donne della parrocchia del Sacro Cuore di Rossano si sono cimentate oggi nella preparazione della coccia. Il parroco, don Mimmo Laurenzano: «Riscopriamo la spiritualità di Santa Lucia, attraverso le tradizioni»
CORIGLIANO-ROSSANO - Il mese di dicembre nella Calabria del nord-est è un tripudio di tradizioni. Alcune si sono perse, altre si stanno perdendo. Ma proprio per arginare questa emorragia di memoria c'è chi si è organizzato in un inconsapevole comitato di tutela del patrimonio collettivo materiale e immateriale. Sono le nostre donne, veraci custodi delle usanze, dei riti e dei modi della cultura antropica. Anche oggi, però, vi raccontiamo con orgoglio della storia le nonne e le mamme, parrocchiane della chiesa Sacro Cuore, guidata da qualche mese dal dinamico sacerdote don Mimmo Laurenzano.
Queste amabili e adorabili signore dopo essersi cimentate lo scorso 1 dicembre nel fritto che apre le feste "pe' l'augurj e ru bomminedd", facendo mettere le mani in pasta anche ai più piccoli dell'azione cattolica, per tramandare la tradizione, oggi hanno bissato con la Coccia di Santa Lucia (dell'antica tradizione ne abbiamo parlato qui). Il grano bollito e condito con il mosto cotto, la cioccolata, le scorze di arancia e mandarini, all'occorrenza le noci e pure le mandorle, proprio nella usanza tipica rossanese. Alla fine, attorno a quella tavola imbandita, ai piedi dell'altare e davanti all'effige di Santa Lucia è stata una festa, vera di folklore e religione. Un banchetto di solidarietà aperto a tutti i parrocchiani e anche a quanti questo piatto, seppur povero, non se lo possono permettere. Proprio come è d'usanza qui in una terra profondamente legata alle proprie origini e dedita all'accoglienza. La chiosa di don Mimmo Laurenzano è significativa e profonda: «È così che riscopriamo la spiritualità di Santa Lucia, attraverso le tradizioni».