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Protestano ancora le tute verdi: poca solidarietà dalla politica e dai cittadini. L'appello di un operaio

4 minuti di lettura

TREBISACCE - La questione relativa al mancato pagamento di sette stipendi e di diversi Tfr ai lavoratori ed ex lavoratori del Consorzio di Bonifica Alto Jonio Cosentino continua a tenere banco, almeno nel cuore dei diretti interessati.

Giungono costantemente nuovi appelli all'intervento da parte delle cosiddette "Tute verdi", ma che ad oggi, pare, siano rimasti inascoltati. Latita e non si esprime la Regione, latitano e non proferiscono parola i nuovi eletti in parlamento, latitano e guardano altrove i partiti di qualsiasi schieramento e, in buona parte, latitano e tacciono le istituzioni locali e provinciali.

Unici, o quasi, a far sentire la propria voce i sindacati, che si stanno spendendo per cercare di trovare una soluzione.

Sarebbe stato interessante vedere come si sarebbe evoluta la questione, in termini di prese di posizione, se fosse scoppiata pochi giorni prima del voto ma si sa, la puntualità è un difetto che non tutti hanno.

Ma perché nessuno (o quasi, escludendo la posizione di Gianni Papasso, sindaco di Cassano, e la solidarietà espressa da Flavio Stasi, sindaco di Co-Ro) sposa questa battaglia, a parte ConfAgricoltura che è intervenuta nelle prime ore di questa mattina? (Leggi qui)

Sui social in pochi, pochissimi cittadini solidarizzano con i lavoratori.

La questione è particolarmente complessa così come è complessa la natura particolare dell'ente, spesso accusato da più fronti di non offrire tutti i servizi per cui è richiesto un pagamento. Ma anche se fosse così, cosa c'entrano i lavoratori?

Agli stessi, da più parti, come si può evincere anche da semplice lettura dei commenti che hanno accompagnato già solo i pezzi apparsi sull'Eco dello Jonio rilanciati sui social e inerenti alle questione (Leggi qui e qui), viene mossa l'accusa di un reiterato immobilismo lavorativo.

Ma è davvero così?

Ad offrire un altro punto di vista, tanto sulla questione della "intesità" del lavoro posto in essere quanto sulla mancanza di solidarietà, giunge la missiva di uno degli operai del consorzio, che vi riportiamo integralmente a seguire:

«Invisibili. Sembra un titolo forte, una forzatura, ma non lo è. È così che ci sentiamo, invisibili. In questo continuo gioco di responsabilità (sembra di osservare una partita di ping-pong e purtroppo la pallina siamo noi) tra l’Ente Consorzio di Bonifica Alto Jonio Cosentino e la regione Calabria, chi rimane incastrato nei giochi di potere siamo noi».

«O.T.I.:Operai a tempo indeterminato, O.T.D.:Operai a tempo determinato. Noi che dovremmo essere lo specchio dell’Ente, noi che tutti i giorni siamo letteralmente sul campo, noi che siamo l’anello che congiunge i proprietari terrieri e l’Ente, noi che viviamo la realtà per quello che è: dura, onerosa, complicata, noi che senza venir meno ai nostri doveri sempre con il sorriso cerchiamo  (e quasi sempre ci riusciamo) a far da pacieri con chi pur pagando non si vede riconosciuto il diritto di poter irrigare».

«No! Noi non siamo acquaioli, noi siamo psicologi, sociologi, intermediari, giustifichiamo l’ingiustificabile pur di salvaguardare l’Ente. Questa campagna irrigua che ormai volge al termine, ci ha fortemente prostrati, svuotati dentro ma caparbiamente, indefessamente siamo arrivati alla meta. Non potevamo non dar voce alla nostra dignità, al nostro spirito di servizio, al nostro senso di appartenenza, certo questo ha comportato un tracollo economico per le nostre famiglie, non è semplice né dignitoso lavorare provvedendo al carburante, agli pneumatici e a tutto ciò che comporta l’utilizzo di un auto senza ricevere il giusto compenso. Ci siamo privati ed abbiamo privato di tutto le nostre famiglie».

«Ci fa rabbia pensare che l’Ente e la regione Calabria non vedano cosa e soprattutto chi c’è dietro un nome: c’è una famiglia, ci sono affetti, ci sono figli ai quali sei costretto a tarpare le ali dei sogni perché sei impossibilitato economicamente a dar voce alle loro aspirazioni, ai loro sogni, ai loro obbiettivi, alle loro ambizioni, ai loro ideali. Sei mesi di lavoro senza ricevere lo stipendio! Ma vi siete chiesti mai come abbiamo fatto a sbarcare il lunario ? A mettere insieme il pranzo con la cena? Ci state trattando come figli di un Dio minore. Cosa abbiamo fatto per meritare tutto ciò?»

«Sua Santità Leone XIII nella lettera enciclica Rerum Novarum del maggio 1891 scriveva: Defraudare poi la dovuta mercede è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio».

«Ci avete arrecato danni economici, sociali, morali. Tutti noi ci sentiamo emarginati, offesi, umiliati, schivati, temuti, disprezzati... No! Noi non faremo il vostro gioco (dividi et impera).Non ci interessa di chi sia la responsabilità di tutto il danno a noi arrecato, noi siamo alla fame, vogliamo quello che ci spetta. Non importa se il pennacchio del buon samaritano lo avrà la regione Calabria o il Consorzio. Se avete dignità, se anche voi avete mogli, figli, un barlume di coscienza, non lasciateci restare invisibili».

Gianni Vincenzo O.T.D. Operaio a tempo determinato.

Invisibili ma anche inaudibili a quanto pare, perché questo e tanti altri appelli, continuano a restare inascoltati.

Dunque? Che si fa? Qualcuno prenderà posizione e cercherà di proporre possibili, radicali, veloci, pratiche soluzioni o toccherà aspettare, come spesso avviene in questi casi, che la rabbia si trasformi in disperazione, con tutto ciò che ne consegue?

Peccato che non ci sia una qualche elezione da qui ad un mese: quanto meno avrebbe avuto l'effetto di riattivare i canali uditi sopiti, se non le capacità risolutive di chi comunque ha chiesto di essere nominato rappresentante dei cittadini del territorio... Di tutti i cittadini, anche  di quelli che lavorano, bene o male che sia, per enti per i quali nessuno è disposto ad aprire dei fans club.

Andrea Mazzotta
Autore: Andrea Mazzotta

(Cosenza, 1978) Laureato in giurisprudenza, giornalista pubblicista, appassionato di comunicazione e arte sequenziale, è stato direttore della Biblioteca delle Nuvole di Perugia, direttore editoriale delle Edizioni NPE, coordinatore editoriale per RW-LineaChiara, collaborando con diverse realtà legate al settore dell'editoria per ragazzi. Collabora con il Quotidiano del Sud, Andersen, Lo Spazio Bianco, Fumo di China. E' un fedele narratore delle Cronache della Contea, luogo geografico e concettuale nel quale potenzialmente può succedere di tutto. E non solo potenzialmente.