Le tute verdi si incatenano ai cancelli del Consorzio di bonifica di Trebisacce: «Vogliamo i nostri stipendi»
Continua la protesta, determinata e risoluta dei lavoratori del Consorzio di Bonifica dei bacini dello Jonio che stanno occupando da questa mattina il piazzale d'ingresso dell'ente
TREBISACCE - Se fosse una barzelletta, reciterebbe così: "Che differenza c'è tra un dannato e un lavoratore del Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini dello Jonio Cosentino? Nessuna. Per entrambi non c'è pace".
Eppure non c'è proprio nulla da ridere di fronte alla drammatica situazione che stanno vivendo tanti lavoratori della complessa realtà ionica, i quali, dopo le proteste e l'occupazione stradale di una settimana fa (Leggi qui) tornano oggi a manifestare attraverso un presidio di protesta che dalla prime ore del mattino occupa il piazzale antistante la sede del consorzio in via XXV Aprile.
Le sigle sindacali di CGIL-Flai, UIL-Filbi e Fai-CISL l'avevano annunciato in un comunicato stampa firmato da Federica Pietramala, Marco Stillitani e Antonio Pisani: "A seguito di interlocuzioni con i lavoratori, non avendo ancora avuto nessun riscontro per il pagamento dei salari a tutte le maestranze, comunichaimo un presidio di protesta per giorno 19 ottobre" si legge nella nota stampa diffusa.
Le testate giornalistiche cha hanno ricevuto la nota hanno notato che ogni singola parola scritta nel testo era in maiscuolo, quasi che se il comunicato avesse voluto trasmettere anche un moto d'anima che conferma che i toni si sono fatti più alti, che forse è giunto il tempo di alzare la voce.
Chi invece transita stamattina davanti alla sede del consorzio, vede davanti al cancello un bandiera italiana sui cui colori svetta una scritta color nera fatta con una bomboletta spray: "Senza stipendio non si ENTRA" recita, mentre una decina di cartelli scritti a mano raccontano i disagi e le rivendicazioni da chi da mesi è senza stipendio, ma anche di chi denuncia di non aver mai ricevuto il proprio TFR.
A presidiare queste testiomianze tanti uomini dal volto stanco e colorato di quell'abbronzatura impropria che appartiene a chi lavora dalle prime ore del mattino, volto che custodisce occhi coraggiosi e risoluti.
Cosa accadra? La corda, come la tensione, è tesa. Che succederà se si spezza?
Non resta che augurarci di non doverlo scoprire e che chi debba intervenire lo faccio più prima che presto.