I raffinati giovani amanti del vino, preferiscono il buon gusto agli eccessi dell'alcol
Provenienza e tracciabilità del prodotto, meglio se biologico e soprattutto italiano, questi i parametri di scelta dei nuovi consumatori, fortemente attaccati al territorio
CORIGLIANO-ROSSANO – I giovani dimostrano un atteggiamento più responsabile e raffinato nei confronti del bere, il vino soprattutto. Poco ma buono, da bere con gusto, uno dei prodotti tipici del nostro Paese, nonché della Calabria. I vigneti cosentini, aumentano la produzione e anche la qualità del loro prodotto, sempre più sostenibile.
Uno studio condotto dal Censis e da Enpaia (Ente di previdenza degli impiegati in agricoltura), fa il punto sia a livello di produzione, sia di consumo, con tante specificità nell’uno e nell’altro caso legate a tradizioni geografiche e culturali.
Cambia la conformazione anagrafica dei consumatori, dalla ricerca emerge anche un quadro di sobria capacità e volontà, da parte dei più giovani, propensi a degustare le autentiche bontà nate dal nettare degli dei, il 70%.
Attenti anche alla tracciabilità dei prodotti, il 92% dei giovani è pronto a pagare qualche euro in più sul prezzo base a patto di conoscere origine, caratteristiche e percorso del vino che si apprestano a bere. Per la stessa ragione, il 56,8% dei giovani è orientato verso vini biologici e apprezza aziende agricole attente alla sostenibilità ambientale.
Il 79,3% dei giovani sceglie e predilige vini italiani, con certificazioni Dop-Denominazione di origine protetta (85,9%) o Igp-Indicazione geografica protetta (85,2%). Questi valori testimoniano come i giovani siano molto attenti al nesso tra vini e territori, così come dichiara il ministro del Turismo Massimo Garavaglia che, alla luce di questi dati, vede chiara l’opportunità di: «Favorire il marketing territoriale per promuovere l’enoturismo, tenuto conto che i giovani saranno i consumatori del futuro. La sfida è tutelare la qualità e, al contempo, incentivare tutti i servizi aggiuntivi legati al mondo del vino».
Cambia quindi l’approccio nei confronti della bevanda alcoolica: «Come se il rapporto con il vino – si legge nell’analisi dati - fosse sempre e solo dettato dalla propensione a un rapporto sregolato, esagerato. Per la grande maggioranza, invece, la fruizione contenuta e di qualità vince su quella senza limiti e puramente quantitativi. Quindi - prosegue l’analisi - schiacciare il rapporto dei giovani con l’alcol solo ed esclusivamente sulle modalità estreme e patologiche è una forzatura».
Infatti oltre ad essere fortemente legati alla provenienza territoriale, i giovani preferiscono bere buon vino certificato e prodotto rispettando l’ambiente, anche pagando un po' di più, ma gustando sapori unici, soprattutto nei momenti di convivialità.