Caravetta sui Tis: «Una questione di giustizia sociale, non un alibi politico»
«La verità è che da oltre un decennio 52 lavoratori prestano servizio negli uffici comunali di Corigliano-Rossano senza tutele, senza stabilizzazione, tenendo in piedi interi settori della macchina amministrativa»

CORIGLIANO-ROSSANO – «Siamo stanchi delle manfrine del Sindaco Stasi e dei suoi tirapiedi. La verità è che da oltre un decennio 52 lavoratori prestano servizio negli uffici comunali di Corigliano-Rossano senza tutele, senza stabilizzazione, tenendo in piedi interi settori della macchina amministrativa. Eppure, oggi si continua a tergiversare, si parla di limiti, di tempi, di vincoli. Ma di assumere, nessuno parla seriamente. Non si tratta di precariato, non si tratta di creare nuove sacche clientelari, come qualcuno ha l'ardire di insinuare, ma di riconoscere formalmente ciò che è già una realtà nei fatti: questi lavoratori TIS sono personale già formato, operativo, competente, inserito nei meccanismi degli uffici, dalla manutenzione al verde pubblico, dall’assistenza ai cittadini alle attività quotidiane degli uffici tecnici e amministrativi».
È quanto dichiara il consigliere comunale Marisa Caravetta (Movimento per il Territorio per Pasqualina Straface) ribadendo che la questione è stata già spiegato in modo puntuale e inoppugnabile dal capogruppo, Pasqualina Straface, nel corso dell’ultimo Consiglio comunale: «i TIS – aggiunge - possono essere assunti, a categoria A, part-time o full-time, da subito, incrociando: il pensionamento di 50 unità nei prossimi cinque anni, il cofinanziamento ministeriale e le risorse regionali già disponibili. Giustificare che dopo il 2029 non vi sarebbe certezza di risorse è la solita pezza messa peggio del buco. I numeri ci sono. I margini anche. La verità è che quel che manca è la volontà politica».
«In un Comune come il nostro, gravemente sotto organico, questa sarebbe l’occasione per ricostruire una macchina amministrativa efficiente, assumendo persone che non devono essere formate da zero, ma che sanno già come funziona l’Ente. Un'opportunità che solo chi è miope o in malafede può non cogliere»
«Il Sindaco - va avanti - è già con un piede fuori da Palazzo Bianchi, impegnato nella sua personale corsa verso la Regione e intanto la città è in stallo, i servizi arrancano e 52 famiglie vengono tenute in ostaggio da una politica cinica e inconcludente. È una scelta di giustizia sociale, di dignità, di buon senso amministrativo. Chi continua a rinviare, chi non decide, chi si nasconde dietro ai tecnicismi, non solo prende in giro 52 famiglie, ma condanna la città al blocco amministrativo e alla precarietà permanente».
«Basta con le mistificazioni dell’Amministrazione che quando ha ritenuto opportuno ha assunto una lista interminabili di amici e parenti. Basta usare questi lavoratori come tappabuchi senza diritti e soprattutto basta con la politica delle chiacchiere, mentre le vite delle persone restano sospese. Chi oggi ha il potere di decidere e non lo fa, si assuma tutta la responsabilità davanti alla città e davanti alla storia. Noi non resteremo a guardare lo sfacelo stasiano di questa città e dei suoi cittadini».