Molinaro (Lega): «La nuova delimitazione delle zone svantaggiate penalizza gli Agricoltori calabresi»
L’esponente del carroccio riferisce che sono 49 i comuni interessati, con una potenziale perdita per gli agricoltori di circa 36milioni di euro
CATANZARO - La nuova delimitazione delle zone soggette a vincoli naturali relativa alle Zone Svantaggiate, di cui al D.M. 6277 del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dell'08-06-2020 pubblicato con i relativi elenchi dei comuni in G.U.- Serie generale n. 165 del 20-06-2020, determina in Calabria, notevoli danni alle zone che sono uscite dalla nuova perimetrazione. Questo quanto afferma Pietro Molinaro Presidente della VI Commissione Consiliare.
«Sono - riferisce – 49 i comuni interessati con circa 115mila ettari ovvero 1/3 della superficie agricola abbinata ai premi della Pac e Psr. Una potenziale perdita di oltre 36milioni di €uro per gli agricoltori operanti in tale aree. La procedura di approvazione della nuova delimitazione - spiega - è iniziata nel lontano 2010, è proseguita lentamente, per giungere alla sostanziale definizione nel 2017. Gli anni successivi sono stati utilizzati per gli aggiustamenti delle discrasie dovute all'applicazione dei parametri individuati, per cui l'approvazione è avvenuta, come dai riferimenti in premessa, solo nel 2020. La metodologia applicata è complessa perché prevede sia parametrici biofisici (climatici, morfometrici e pedologici), relativi ad almeno il 60% della SAU del comune, che al Reddito Lordo Standard (RLS) sempre del comune interessato. A seguito della metodologia applicata, si riscontra un esito per la Calabria che è purtroppo negativo. Tante aree di molti comuni escono dalle Zone Svantaggiate e migliaia di aziende agricole familiari verranno escluse dai premi della PAC, del PSR e da altri provvedimenti nazionali e regionali che, sono la "conditio sine qua non" per continuare ad operare in tali zone».
«In queste aree però – conferma Molinaro - permangono le condizioni di svantaggio dovute alle maggiori difficoltà operative al maggior costo del lavoro ed alle peggiori condizioni di vita, per cui c'è il rischio concreto di accelerare lo spopolamento di tali zone. Non c'è dubbio che ora è difficile poter cambiare una situazione che si è consolidata di recente con l'accordo di Ministero, Regioni e Commissione Europea perché bisognava pensarci, interessarsi ed intervenire prima che si completasse l'intero iter: è indubbio che dal 2010 il tempo per farlo c'è stato! E allora cosa fare per attenuare la penalizzazione di una larga platea di Agricoltori? Occorre una strategia d'uscita e di contenimento – afferma il Presidente della Commissione - in attesa che in futuro si possa rivedere tale delimitazione. Il Dipartimento agricoltura deve farsi carico di questo grave problema, avviando una immediata ricognizione degli elementi di criticità esistenti e mettendo in campo strumenti di accompagnamento per tali aree, tenendo conto degli aspetti ambientali e paesaggistici e delle specifiche tipicità delle produzioni e degli allevamenti che le caratterizzano. Per essere concreto - aggiunge - mi riferisco a provvedimenti da inserire nei bandi delle risorse residue della Programmazione 2014–2020 ed in quelli delle annualità 2021 e 2022, mantenendo per tali zone le agevolazioni previste come accompagnamento all'uscita e prevedendo un rafforzamento delle misure complementari compatibili».
«Ancor di più – insiste concludendo - si deve agire con risolutezza nell'ambito dell'elaborazione della programmazione 2023-2027, sulla base di una attenta ricognizione dei bisogni di queste e di altre aree similari, individuando misure e provvedimenti per consentire a migliaia di aziende di operare in queste aree, consentendo alle popolazioni rurali di conseguire livelli di vita dignitosi ed evitare l'abbandono di queste terre».