Mezzogiorno e Recovery, Pina Amarelli: «Serve il modello Genova»
Il presidente del Museo della Liquirizia: «Solo così si possono superare veti, ricordi e ritardi. La Calabria può uscire dall’isolamento»
CORIGLIANO-ROSSNAO– Il gap infrastrutturale per le regioni del Sud si trascina ormai da decenni. Da quando si fanno i progetti alla chiusura dei cantieri passano troppi anni. Come si fa con i fondi del Recovery che debbono essere impegnati e spesi in tempi molto rapidi? La strada è quella già sperimentata per la costruzione rapida del nuovo Ponte di Genova. Con procedure accelerate e poteri straordinari, superando veti, ricorsi alla magistratura e ritardi burocratici.
Che sia, questo, il metodo da seguire per consentire al Mezzogiorno d’Italia di sfruttare finalmente le straordinarie opportunità comunitarie in questo particolare momento storico è il Presidente del Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli, nonché membro della Commissione Cultura di Confindustria, Pina Amarelli, intervistata dal Corriere del Mezzogiorno nei giorni scorsi.
Dalla crisi in corsa dell’Esecutivo Conte all’impiego dei fondi del Recovery Plan, dal malcontento generale dettato dall’emergenza sociale ed economica determinata dalla pandemia e che potrebbe condizionare il voto nelle urne ai prossimi appuntamenti elettorali, alla sanità, dall’empowerment femminile che ha fatto conoscere in questi mesi a livello europeo una diminuzione delle nomine ai vertici aziendali, fino al termine del blocco dei licenziamenti che richiama le aziende a sfide importanti.
Sono, questi, alcuni degli argomenti toccati da Pina Amarelli che ha sottolineato, tra le altre cose, la necessità di potenziare le linee ferroviarie e le strade di collegamento che di fatto isolano la Calabria e altre regioni del Sud del resto del Paese, dell’Europa e del mondo.