Carlo Guccione: «Cure negate dalla pandemia ai pazienti non Covid»
Il consigliere regionale del Partito Democratico annuncia i dati allarmanti dell'Asp di Cosenza
COSENZA - Dal 30.9.2019 al 30.9.2020 sono stati erogati dall'Asp di Cosenza (compresi i tre presidi Spoke) oltre 1,5 milioni in meno di prestazioni sanitarie sia territoriali che ospedaliere. Nel dettaglio si sono registrati 5.930 ricoveri in meno, 2.917 interventi chirurgici, 368.468 prestazioni di specialistica ambulatoriale ospedaliera, 365.819 prestazioni di specialistica ambulatoriale dei Distretti, 13.233 attività ambulatoriale riferite al Dipartimento salute mentale, 30.504 di diagnostica per immagini dell'Asp, 410.491 prestazioni di laboratorio analisi Asp, 3.569 prestazioni Apapac in meno e una riduzione di 200.918 prestazioni di pronto soccorso e di punto di primo intervento.
A denunciare questi numeri il consigliere regionale Carlo Guccione: «Un dato drammatico dovuto alla emergenza Covid ma che ci segnala un nuovo e inquietante pericolo per tanti pazienti che in questo periodo non hanno ricevuto prestazioni adeguate per una serie di diverse patologie e non sono stati messi nelle condizioni di curarsi».
L’esponente del PD continua: «Tutto ciò è dovuto al fatto che ancora oggi non esiste un piano di contrasto al Covid. La situazione è grave e il rischio è di lasciare tutti questi pazienti abbandonati a se stessi in un momento di gravissima crisi sanitaria. Il quadro che emerge è di grande preoccupazione e di allarme per i malati non Covid della provincia di Cosenza a causa della riduzione dell'assistenza sanitaria e della mancata erogazione dei Livelli essenziali di assistenza. E ancora non abbiamo contezza dei dati dell'Azienda ospedaliera con riferimento al numero di prestazioni erogate ambulatoriali e operatorie e di accessi al Pronto soccorso».
Guccione conclude: «Occorre predisporre subito un piano straordinario concertato con il commissario alla Sanità e gli uffici dell'Asp di Cosenza per dare a tutti la possibilità di curarsi anche durante la pandemia e si devono avviare le procedure per rendere subito operativo il servizio di tele – medicina. Servono misure ad hoc per evitare di mettere in pericolo tutti i pazienti che per il Coronavirus non si sono potuti curare».