Ci sono voluti oltre 20 anni alla fine le popolazioni
dell’Alto Jonio e della Sibaritide possono tirare un sospiro di sollievo: si è infatti conclusa, con la certificazione di “cessato pericolo”, la
terminata bonifica dalla
ferrite di zinco dei tre siti contaminati ricadenti nelle località “Chidichimo” e “Tre Ponti” di Cassano Jonio e “Capraro” di Cerchiara di Calabria. Si tratta, come è noto, di tre contrade agricole nelle viscere delle quali a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, per mano delle eco-mafie e con la complicità della politica regionale del tempo, sono state interrate centinaia di metri cubi di ferrite di zinco, altamente tossica e radioattiva, proveniente come residuo industriale dalla petrolchimica “Pertusola” di Crotone. Dopo la scoperta delle discariche sotterranee c’è stata, come si ricorderà, una lunga e complessa indagine giudiziaria avviata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari conclusasi con la condanna dei politici regionali del tempo. Ma solo a distanza di molti anni e grazie anche all’opera meritoria svolta dagli amministratori comunale di Cassano Jonio e Cerchiara di Calabria e l’intermediazione delle ministero dell’Ambiente, è stata avviata la bonifica da parte della “Syndial SPA” titolare della petrolchimica crotonese.
COMPLESSA OPERA DI TERMINATA BONIFICA
La lunga e complessa opera di bonifica dei suoli, vigilata in prima persona dal Procuratore Capo del
Tribunale di Castrovillari Franco Giacomantonio e dai tecnici del Servizio “Suolo e Rifiuti” diretto dall’ing. Eugenio Filice dell’Arpacal-Dipartimento Provinciale di Cosenza, si è ufficialmente conclusa il 28 ottobre scorso allorchè, con Determina del Dirigente del Settore Ambiente della Provincia di Cosenza, è stata rilasciata la Certificazione di Avvenuta Bonifica ai sensi dell’articolo 248 comma 2 del Testo Unico sull’Ambiente (D. Lgs 152/2006 e s.m.i.). Certificazione resa possibile sulla base delle relazioni tecniche predisposte dal dottor
Aldo Borzillo, sempre del Servizio “
Suolo e Rifiuti” dell’Arpacal di Cosenza che hanno sancito che i valori riscontrati nelle analisi sono al disotto della “soglia di rischio”. Ma può considerarsi davvero finito, si chiedono in tanti, l’incubo delle popolazioni locali se le morti per patologie neoplastiche continuano a mietere vittime in tutti i paesi della Piana ed in particolare nei comuni che gravitano intorno a quella zona? Domande che restano sospese per aria e che, invece, meriterebbero dalle istituzioni quelle risposte rassicuranti che forse non arriveranno mai.
FONTE:LA PROVINCIA