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Memorie, 155 anni fa veniva giustiziato Domenico Strafaci: il William Wallace della Valle del Trionto

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CORIGLIANO-ROSSANO – Il teatro Paolella è vestito a festa, siamo nella seconda metà del 1800 e Rossano vive di sfarzo riflesso dalle tanti casate nobiliari che la abitano, la stessa casta che dopo un secolo verrà spazzata via dal ricambio della storia. Il colonnello Milon si concede una serata di svago, tanti sono i mesi che si sono ripetuti alla ricerca di un brigante scaltro e sfuggevole. Al suo fianco siede un uomo distinto, finemente vestito, colto e dalle buone maniere.

Il colonnello, inviato nelle Calabrie per fare valere le ragioni della legge Pica, si intrattiene con il vicino, ma non ha il tempo di chiedere la sua identità dato che il sipario era già calato e il suo nuovo amico si era dileguato. Il colonnello alzandosi e sistemata la giacca, nota sul seggiolo un bigliettino. “Complimenti, lei è stato il vicino del brigante Palma”.

Come tutte le storie dimenticate, mandate avanti dalle generazioni come le ingiurie e gli scongiuri, anche quella del brigante più famoso della Sila deve fare i conti con la leggenda che irrompe nella realtà dei fatti. Domenico Strafaci, aka Brigante Palma, è sempre stato accompagnato da un alone di mistero. La storia la scrivono i vincitori ma la raccontano sempre i più umili, insomma chi – non avendo nulla - ha il coraggio di sognare un po’ di più.

La storiografia ufficiale che tratta di brigantaggio ha il grande limite di essere classista. Da una parte abbiamo i resoconti ufficiali del Regno d’Italia (tutt’altro che vicini alle cause dei briganti) dall’altra la storia del territorio tramandata ufficialmente dalle classe più elevate, lontane dagli istinti della povera gente, la stessa fascia sociale difesa da Domenico Strafaci. Finanche il reale luogo di nascita non ci è dato sapere con assoluta certezza. Caloveto o Longobucco, con un leggero vantaggio per il primo borgo, patria del San Giovanni venuto da Bisanzio.

Di certo Palma visse da longobucchese, iniziando lì la sua carriera dedita alla macchia e alla ribellione, quella dall’accezione più sognante che ha che fare con il ritorno al bello. Se Longobucco è casa, Rossano è la capitale del risentimento: qui abitano le famiglie nobiliari e rappresentano il vuoto di potere di uno Stato tanto distante quanto iniquo. Se in Scozia esiste William Wallace, nei pressi del Trionto esiste il brigante Palma. L’animale più rappresentativo della Sila è il lupo, Palma crea il suo branco e diventa il re dell’altopiano. Fino ad allora i briganti, quanto tali, non avevano contezza del loro ruolo, erano perlopiù poveracci che agivano senza un reale motivo, figuriamoci per un ideale.

Domenico Strafaci creò la sua banda, come un Cristo delle montagne scelse dodici apostoli che seguivano un rigidissimo vangelo per la difesa degli ultimi e l’odio viscerale verso il potere sabaudo. Di più non ci è dato sapere, qui entrano in gioco le microstorie di paese, affascinanti sì, ma lontane dal pragmatismo storico.

Vale l’insegnamento e il mito di un uomo che ha voluto riscattare sé stesso e il mondo che abitava, che - pensandoci bene - non è così lontano da quello attuale. Le angherie e i soprusi rimangono, come il sangue dei briganti che continua a sgorgare nelle vene di chi la testa cerca di abbassarla il meno possibile. Come tutti gli eroi sbagliati della storia sappiamo con certezza della sua morte avvenuta il 12 luglio 1869. Prima sparato sulle montagne della Sila e poi finito a tradimento con un rasoio da barbiere. La sua testa venne esposta nel cuore di Rossano, su una colonna infame che da allora fece nascere una delle imprecazioni più conosciute dai figli dell’Achiropita “Era Culonna”. Come già scritto la storia viene scritta dai vincitori ma viene raccontata da chi ha il coraggio di sognare una terra più giusta, più bella, più umana. La stessa  patria difesa da un povero diventato brigante per necessità e leggenda per amore.

Josef Platarota
Autore: Josef Platarota

Nasce nel 1988 a Cariati. Metà calovetese e metà rossanese, consegue la laurea in Storia e Scienze Storiche all’Università della Calabria. Entra nel mondo del giornalismo nel 2010 seguendo la Rossanese e ha un sogno: scrivere della sua promozione in Serie C. Malgrado tutto, ci crede ancora. Ha scritto per Calabria Ora, Il Garantista, Cronache delle Calabrie, Inter-News, Il Gazzettino della Calabria e Il Meridione si è occupato anche di Cronaca e Attualità. Insegna Lettere negli istituti della provincia di Cosenza. Le sue passioni sono la lettura, la storia, la filosofia, il calcio, gli animali e l’Inter. Ha tre idoli: Sankara, Riquelme e Michael Jordan.