Se la burocrazia ostacola il sacrosanto diritto alla studio (e alla felicità) dei ragazzi in difficoltà
Ad un adolescente, con una storia familiare difficile, è stato negato di proseguire gli studi nel nuovo istituto dopo un anno regolare. La madre denuncia: «Così si nega a un minore il diritto alla crescita e allo studio»

CORIGLIANO-ROSSANO - Ci sono storie che arrivano in punta di piedi, sussurrate con la voce rotta dalla paura e dalla rassegnazione. Storie che riguardano non solo il presente, ma soprattutto il futuro di un ragazzo, e con esso il diritto fondamentale di ogni minore: quello alla felicità e, quindi, di poter andare a scuola senza ostacoli vivendo la sua gioventù.
È la storia che una madre ha voluto condividere con la nostra redazione. Una vicenda che nasce da un contesto familiare difficile, segnato da ferite profonde, e che si è infranta davanti al muro della burocrazia. Quella stessa burocrazia che molto spesso non facilità la democrazia, bensì la ostacola.
«Mio figlio ha frequentato regolarmente il primo anno di un istituto professionale in un comune diverso dal quale oggi vive – racconta – ma, a seguito di eventi molto pesanti, non è stato più possibile per lui continuare a frequentare nessuna delle scuole presenti all’interno di quella città».
Da qui la decisione di chiedere il trasferimento presso l’istituto di un paese dove oggi il ragazzino risiede con la mamma. Un istituto con un indirizzo diverso da quello che aveva precedentemente frequentato. Una scelta di buon senso, che avrebbe consentito al ragazzo di proseguire il suo percorso senza ulteriori traumi. E invece, spiega la donna, si è trovato davanti a un rifiuto: «La dirigenza scolastica non lo vuole ammettere alla classe successiva. Così gli viene impedito di proseguire regolarmente gli studi, causando un danno personale e formativo enorme».
Parole dure, che racchiudono tutta la frustrazione di una madre che vede il figlio rischiare di pagare due volte: prima per la sofferenza familiare, ora per una scelta che è incomprensibile dal momento che il ragazzo avrebbe potuto affrontare gli esami integrativi di idoneità. «Non è accettabile che un minore venga ostacolato nella sua crescita e nel suo futuro a causa di decisioni burocratiche o interpretazioni arbitrarie».
Il cuore della denuncia è semplice e diretto: garantire a un ragazzo il diritto di sedersi al banco e continuare a imparare. «Chiedo che si dia voce a questa ingiustizia e che si apra un dibattito su come vengano realmente tutelati i diritti degli studenti, soprattutto quando si trovano in condizioni di fragilità».
La storia resta aperta. Ma già oggi interroga tutti: istituzioni, comunità educante, cittadini. Perché dietro una pratica di trasferimento negata, si gioca la possibilità concreta per un giovane di non smarrire la strada verso il proprio futuro.