Una leggenda antica centinaia di anni quella del lupo mannaro in Calabria
Un veloce excursus fra antichi documenti sulla licontropia nella nostra regione che ancora oggi lascia affascinati
CORIGLIANO-ROSSANO – Uomini che di solito si trasformano in animali durante le notti di luna piena. I lupi mannari o licantropi, da sempre riempiono le pagine di fumetti e libri basati su storie fantastiche, nonché di film che affascinano il pubblico.
Le leggende che narrano sulla vita di queste strane creature, provengono da tutti gli angoli del pianeta e, con grande sorpresa, scopriamo anche dalla Calabria.
Famoso il caso di San Giovanni in Fiore, dove Feliceantonio Cucumella, fu colpito nel 1800 da una maledizione perché, rimasto isolato con un compagno tra le remote montagne della Sila di allora, si nutrì di carne umana.
Ancora più conosciuta la storia della moglie del conte di Masano, a Nicastro, che addirittura fu pubblicata nel 1883 a Londra nella guida turistica Cities of Southern Italy and Sicily con il titolo “La licantropa di Nicastro”.
La storia narra la vicenda di un servitore della nobile famiglia che staccò con un morso, il dito del licantropo da cui era stato aggredito, falange che da lupo, nel giro di qualche ora, si trasformò in dito di donna con l’anello che riportava il sigillo del conte.
Anche nei paesi arbëreshë nel periodo tra ‘800 e ‘900, si era convinti dell’esistenza di questi esseri, umani di giorno, lupi nelle notti di plenilunio, lo testimoniano gli antichi detti tramandati oralmente e trascritti in vari testi.
Ancora oggi non pochi i casi di calabresi, residenti sul versante dell’alto Jonio, che dichiarano di aver sentito nel cuore della notte, ululati profondi e cupi.
E’ notorio che la Calabria settentrionale spesso venga associata ai lupi che popolano la Sila, che sia una coincidenza o meno, molte sono le cronache che fanno del lupo mannaro, una leggenda che appartiene anche al nostro territorio.