Slow Food, ecco l'identità a tavola tra Jonio e Pollino
Un centro storico al crepuscolo, con i tetti illuminati dalle luci calde dei lampioni e di contrasto, il cielo blu e le cime dei monti innevate; una ghirlanda di peperoncini secchi con le sue sfumature che vanno dal rosso intenso all’arancio; un pane scavato e riempito di polenta di mais, broccoli, cavolo nero, verze e peperoncino, ricetta della tradizione; le olive nere piccanti; lo stoccafisso con patate; Guarnaccia, Malavasia dolce, Adduroca e Moscatello di Saracena, i vitigni con i quali si produce il Moscato di Saracena, presidio Slow Food. La “Buona Italia” è qui, nei posti dove il Convivium Pollino Sibaritide Arberia, guidato da Lenin MONTESANTO, ha accompagnato, nei mesi scorsi la giornalista Auretta MONESI che ha raccolto sapori e colori del Pollino ma anche dello jonio calabrese, a tavola. Dalle ricette ai posti da visitare, dagli imprenditori del food a quello che è la memoria dei piatti che si tramanda di generazioni in generazioni. La sola Calabria che può ancora emozionare, quella dell'identità enogastronomica da preservare e comunicare è stata raccontata nelle 6 pagine di BELL’ITALIA di questo mese di Maggio, in edicola. Da MORMANNO a MORANO CALABRO, da CASTROVILLARI al Centro Turistico Montano del Pianoro di Novacco a SARACENA fino ad ALTOMONTE. Pollino e dintorni. Sono, questi, i luoghi in cui è stata accompagnata la giornalista della rivista nazionale edita da Giorgio MONDADORI che ha avuto modo di apprezzare il Tartufo del Pollino tra gli ingredienti delle pizza identitarie preparate da PEDRO’S, Pietro TANGARI.