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Il Codex in prestito per un mese per riottenere la Conca battesimale del Patire per sempre

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CORIGLIANO-ROSSANO - E se mandassimo il Codex Purpureus Rossanensis in “vacanza” per un mese in uno dei più grandi e importanti musei del mondo? È la provocazione dirompente, la sfida che il Direttore del Parco Archeologico di Sibari, Filippo Demma, lancia al territorio, alla città di Corigliano-Rossano e all’Arcidiocesi di Rossano-Cariati.

«Pensate quanto rivoluzionaria e strategica – sottolinea Filippo Demma – sarebbe l’esposizione dell’Evangeliario miniato in un contesto museale come il Metropolitan Museum of Art di New York. Rivoluzionaria perché permetterebbe a questo prezioso e importantissimo patrimonio artistico di essere fruito da una moltitudine di visitatori; strategica perché la permanenza temporanea in un contesto così importante potrebbe fare da esca per la promozione e invogliare le persone ad interessarsi del nostro territorio e innescare un processo virtuoso di presenze qui da noi».

È una provocazione? «Certo che lo è!» precisa ancora il direttore di Sybaris che ha avuto la capacità in appena due anni di ribaltare non solo la narrazione ma anche i numeri e gli interessi attorno e al parco archeologico della Piana. «L’integrità e la sicurezza di un bene così importante sono la prima cosa da garantire sempre e comunque, ed uno spostamento del genere dovrebbe essere attentamente valutato in relazione a queste esigenze primarie. E, quand’anche fosse tecnicamente e logisticamente sicuro e quindi possibile, un viaggio del genere potrebbe essere costosissimo. E quindi si tratta ovviamente di una provocazione, ma potrebbe trasformarsi in una proposta se si concretizzasse la possibilità di far muovere il Codex in totale sicurezza e strutturando un accordo tra parte cedente e ospitante. E a patto, ovviamente, che l’Arcidiocesi sposi l’idea. Ma lo scopo della provocazione è smuoverci dalla nostra comfort zone, comprendere finalmente che la valorizzazione del nostro patrimonio ha bisogno che si pensi strategicamente, che lo si faccia in grande».

 

Il Met di New York, c'è un perché

Demma non cita a caso il Metropolitan Museum. Lo fa perché proprio in quel cenacolo immenso di bellezze e ricchezze dell’umanità (oltre due milioni di pezzi in esposizione permanente) c’è qualcos’altro che lo lega “mani e piedi” alla Sibaritide e proprio alla città di Corigliano-Rossano. Nei 180mila metri quadrati disposti su tre piani dell’imponente edificio liberty della quinta strada c’è anche la Conca Battesimale del Patire. Come sia finita lì rimane ancora un mistero. Se sia stata venduta o trafugata (a proposito, il MET è il museo che custodisce il più alto numero di opere rubate al mondo!) non è mai stato chiarito. Certo, il fatto che stia lì ha poco senso, soprattutto, se non diventa veicolo/deviatore di interessi turistici e culturali proprio sul suo luogo di origine. Sarebbe, opportuno, quindi un suo ritorno nella terra d’origine, al Patire o – perché no – nel museo Diocesano e del Codex.

Una soluzione per farlo tornare? «Dichiariamo guerra agli Stati Uniti!» dice sorridendo Demma con il suo accento tipicamente partenopeo. «Scherzo. Farlo ritornare dice? Proseguendo sul filo della provocazione sul quale ci siamo messi in equilibrio prima, io credo che il “prestito” di un mese del Codex al Met di New York potrebbe essere il giusto compromesso per chiedere la restituzione del fonte battesimale». Nel frattempo, per non lasciare sguarnito in quei 30 giorni il Museo del Codex, si potrebbe pensare a tante soluzioni, magari chiedere in prestito ai musei calabresi alcune opere da poter esporre in un lungo evento di attesa del ritorno del prezioso Codice, dal 2015 patrimonio dell’Unesco.

 

L'iniziativa di Rossano Recupera

Intanto, c’è chi in città continua a non far perdere la memoria attorno ad un patrimonio minore ma, comunque, importante e inquadrato nella più ampia cornice di storia, cultura e tradizioni di questo territorio. L’associazione Rossano Recupera, infatti, guidata da Gino Campana, si è fatta promotrice di un’iniziativa unica e singolare: la riproduzione fedelissima della Conca battesimale del Patire. Il prossimo sabato 10 febbraio, in una cerimonia ad hoc, la posizioneranno nell’esatto punto in cui trovava sede l’originale nel complesso monastico del Patire.

Una iniziativa simbolica, questa di Rossano Recupera, che segue una serie di altri interventi – anche diplomatici – volti a riportare a Corigliano-Rossano l’antico manufatto in marmo. Diverse le iniziative che si vogliono portare avanti. In primis una missiva al Metropolitan Museum con la richiesta di restituire alla Città un bene così prezioso, poi una richiesta ufficiale al Ministero degli Interni ed al Comando generale dei Carabinieri ed infine anche una nota allo studioso, professor Christos Tsirogiannis dell’Institute of advanced studies dell’università di Aarhus, Danimarca. Il professore Tsiroggiannis ha recuperato e restituito ai legittimi proprietari oltre 1500 opere trafugate in Italia e Grecia. Interessarlo anche della conca del Patire potrebbe sortire i suoi effetti.

Un modo, dicevamo, per non perdere memoria ma, soprattutto, per continuare a coltivare consapevolezza in un territorio che, purtroppo, sembra non riesca ad andare oltre al presente e a guardare oltre.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.