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Saracena ed il suo castello simboli di roccaforte

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La tradizione storica vuole che Saracena sia stata fondata dal popolo italico degli Enotri, il popolo del vino. Il prezioso nettare degli dei, sin dall’antichità lega la cittadina alla produzione del celebre Moscato facendola riconoscere, anche per il prezioso olio raffinato e gustoso che non ha nulla da invidiare ai più noti olii del centro Italia. Dalle sue origini italiche nel 256 a. C., alla fondazione dell’antico castello detto di Sestio (nome della citta Enotria), alla conquista dei Saraceni nel 900 d. C. che nel nome impressero il loro marchio, passò sotto il dominio bizantino, intento in quel periodo a diramare la sua potenza in tutta la Calabria. Un’affascinante leggenda racconta di come molto influente fu la presenza di una principessa araba che colpì talmente tanto i soldati bizantini che nel vederla esclamarono “viva la Saracina”: da lì in poi il nome Saracena fu quello usato per riconoscere un’intera città. La conquista dell’antica città enotria non fu incruenta, anzi un’aspra battaglia e degli abitanti che trovarono rifugio proprio ai piedi del loro simbolo di potere, ne segnarono il passaggio. Poi arrivò il popolo del nord, quei Normanni che tra l’XI e XII, sappiamo avevano intenzione di creare un importante regno nel Meridione. Il paese diventò un borgo fortificato cinto da quattro torri ed altrettante porte. Da qui in poi il nuovo borgo divenne feudo di proprietà dei Principi di Bisignano e dei duchi di San Marco facendone il fulcro intorno al quale cresceva e si sviluppava l’intera cittadina. Dunque, il castello di origini antichissime era dotato di torri e mura difensive ed era considerato un baluardo dalla cittadinanza perché si trovava in una zona strategica, un pianoro elevato dal quale si poteva vedere la vastità del mare fino a punta Alice e tutta la zona circostante la città di Cosenza, fino ai monti silani. La storia del castello fu segnata da splendori e ricchezze delle varie stanze che vivevano seguendo le sorti delle varie casate che si alternarono dal XIII secolo in poi, quando fu di proprietà dei baroni Acaja fino al XIV secolo. Tra gli anni 1600 e 1700 venne interessato da restauri eseguiti con apporti più antichi, estesi fino a ciò che rimane della cinta muraria e delle torri. Con la famiglia degli Spinelli il castello ormai divenuto un palazzo, ritornò ad avere il suo prestigio. La decadenza arrivò quando iniziò ad essere spogliato dei beni, perdendo così d’importanza, fino ad oggi che ormai è solo riconoscibile dai ruderi. Un altro esempio di borgo in una terra che ha conosciuto gli sfarzi delle nobiltà.
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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