di LENIN MONTESANTO Quella che va sempre più delineandosi, in vista delle
amministrative del 2016 a Rossano, è una singolare sfida a cinque. Certo, con un convitato di pietra: il peso dell’antipolitica o, quanto meno, della sfiducia nei partiti ed in larga parte di quella che fino ad oggi è stata ed è classe dirigente. Ma al netto dell’alto rischio astensionismo e soprattutto del voto di opinione, che è sempre stata una variabile per nulla trascurabile nell’opinione pubblica di questa città, cinque ipotesi alternative paiono aver ormai preso consistenza evidente, seppur non ancora del tutto svelata. Lo scenario elettorale dovrebbe essere più o meno questo:
Leonardo Trento, candidato a sindaco dal Pd, sempre che risulti vincente dalle primarie verso le quali si muovono le legioni locali del partito di Renzi. Il giovane avvocato di estrazione socialista, già assessore all’urbanistica della giunta Filareto e per nulla inviso anche a tanta parte di elettorato non di sinistra o comunque non schierato si è di fatto dimostrato in questi anni l’unica verace voce di opposizione all’esecutivo Antoniotti. E non a caso proprio lui viene indicato come favorito in quella che dovrebbe essere la competizione tutta interna alla coalizione di centro sinistra. Che solo così, forse, potrebbe arrivare a trovare, attraendo perfino una parte di quel che resta della locale sinistra estrema, una sintesi credibile per proporsi come alterativa alla reiterazione del centro destra cittadino, questa volta per almeno dieci anni. Ciò nonostante, a destra tutto è fermo alla prima fotografia scattata sei mesi fa proprio da questi corsivi. I candidati non candidati restano due. Da una parte, il sindaco in carica fino alle prossime elezioni,
Giuseppe Antoniotti il quale, partito in quarta qualche mese fa su questo tasto, oggi quando può bypassa in pubblico l’argomento. Segno che, pur trattandosi del sindaco uscente ed a capo di un’amministrazione che tutto sommato non è nell’occhio del ciclone (come accadde ad esempio per la passata giunta di centro sinistra nel 2011), in qualche sagrestia permane ancora qualcosa da far quadrare e digerire. Una cosa è certa, se dovesse essere confermato Antoniotti come candidato per la riconferma dell’attuale compagine politico-amministrativa, il tempo perso fino ad oggi, lasciando nel dubbio anche questa parte di elettorato, potrebbe non giocare a suo favore. Quanto meno se si considera, invece, lo stabile e coerente schieramento, sullo stesso scacchiere storico-ideologico cittadino, di
Ernesto Rapani. Il quale tuttavia, pur includendo i non pochi consensi trasversali che egli continua a calamitare, viene ancora percepito più come un candidato di bandiera (Fratelli d’Italia) che non come un Ulisse capace di fare entrare il suo cavallo di Troia in Piazza SS.Anargiri. Una quarta quasi certezza è rappresentata dal Movimento Cinque Stelle. I grillini non mancano a Rossano, tra le prime città calabresi che, l’8 settembre 2007, proclamato giorno del “Vaffanculo Day” da Beppe Grillo, si distinse per la grande raccolta firme in Piazza Le Fosse, quando ancora non c’era il M5S. Un loro giovane candidato a sindaco potrebbe presto venire fuori dalle consultazioni online o anche solo appoggiato, magari riuscendo a coagulare buona parte dei movimenti ambientalisti, di protesta o cosiddetti antagonisti, qualche epigono dei quali gode di non pochi consensi trasversali anche in città. Su tutti,
Flavio Stasi, referente regionale di “Legge rifiuti zero” e coordinatore del Movimento “Terra e Popolo”. Ma la vera sorpresa, su cui si sono aperte più di una scommessa, potrebbe essere un’altra. Ed abbastanza convincente. Quella che ruota, ormai da mesi, attorno al nome del geologo
Tonino Caracciolo, professionista di spessore e fama regionali, già sindaco di sinistra di Rossano fino alla stagione terminale dei partiti della cosiddetta prima repubblica. Il suo nome, ben quotato e non associato al Pd, si fa in più ambienti ed in più contesti, politicamente diversi. Di fatto sollecitato dal basso, interpretando molta di quella sfiducia nella politica che si respira fuori da palazzi, club e segreterie, potrebbe correre senza partiti e con già in tasca perfino i nomi della sua squadra di governo: un team di riconosciuti competenti che non abbiano o altrimenti esprimano dirette vicinanze politiche. Se confermata quest’ipotesi, sarà un ballottaggio ai fuochi d’artificio. Ma tutta la partita è aperta. E mai come questa volta è sicuro che vincerà il migliore. Si sente. Si percepisce. E lo si dice pure.