di MARTINA FORCINITI Ferriti e materiali pericolosi interrati fra gli agrumi. Decine di famiglie corrose e logorate dal cancro. L’immobilità pubblica. Sembrerebbe quasi una lontana piaga criminale. Invece, è una
storia di sofferenza e rifiuti che si consuma all’ombra degli oliveti cassanesi, nella nostra bella Piana. A raccontarcela è
l’ingegnere Francesco Gallo, uno dei tanti cittadini toccati dalla malattia. Di quelli guariti, ma ancora in terapia. Che di arrendersi al silenzio e alla solita inerzia del sistema non ne ha affatto voglia. «Nel 1997
l’azienda Pertusola di Crotone, in odore di fallimento, necessitava di avviare un’urgente dismissione di circa
300mila tonnellate di scorie e di materiali metallurgici che hanno letteralmente invaso i territori di
Cassano (località Chidichimo e Tre Ponti) e di
Cerchiara di Calabria (località Capraro). Non essendo mai stato accertato il motivo per cui questi materiali siano stati scaricati nel territorio della Sibaritide, è presumibile – alla luce di un fattore temporale – che il tutto sia nato da legami con il Crotonese. Nel 2008 – continua – viene quindi accertata l’origine dell’abuso da parte della
Sindyal (ex Pertusola) nel sotterrare migliaia di tonnellate di ferriti nell’area. Ed è la stessa Sindyal, creatrice del danno, ad essere incaricata della bonifica della zona a fronte di 270mila euro di spesa da affrontare con contributi statali.
Il problema, tuttavia, non si risolve con la bonifica – ultimata nel 2011 – poiché, rispetto ai quantitativi indicati originariamente, mancherebbero all’appello circa 80mila tonnellate di scarti di ferriti, insabbiate chissà dove. Nel 2013, intanto, si raggiunge un accordo risarcitorio per cui il comune di Cassano riceve circa 4 milioni e 700mila euro a fronte di un presumibile danno d’immagine. Ma credo che si converrà con me nella consapevolezza che
l’immagine è probabilmente la parte del danno dalla minor rilevanza di fronte a quello che poi è un disastro ambientale vero e proprio, con malattie tumorali che portano il nome di quelle scorie e intere famiglie, residenti nelle zone contaminate, morte di cancro. Nel frattempo, a novembre dello stesso anno, viene notificato un decreto di
sequestro preventivo di un’area di circa 30mila metri quadrati in località Lattughelle, dove sono stati ritrovati rifiuti speciali e pericolosi. Tra di essi, è stata riscontrata una evidente somiglianza visiva con i contenuti di ferriti di zinco rinvenuti precedentemente nel territorio di Cassano. Ma nonostante il sindaco abbia subito emesso un provvedimento d’urgenza per eliminare il pericolo, sottoponendo l’area a sequestro – il che era un atto dovuto –
ancora oggi nonostante il ritrovamento delle scorie non è stata attivata nessuna proceduta di sgombero, rimozione e attribuzione alla Sindyal dei rifiuti ritrovati. Inoltre, nonostante la verificata contaminazione dei terreni e delle risorse idriche,
non è stato fatto alcuno studio o piano di caratterizzazione che potesse accertare l’effettivo danno. Si ritiene, peraltro, che la perimetrazione delle aree contaminate sia anche sottostimata rispetto alle reali dimensioni. Ed è qui che emerge tutta la negligenza degli enti istituzionali coinvolti, in particolare dall’
Amministrazione comunale che, del risarcimento percepito, non ha speso un euro a sostegno delle famiglie affette, né per uno studio epidemiologico appropriato
. I cittadini affetti dalle patologie si sono così ritrovati abbandonati, isolati, impotenti nell’affrontare i calvari delle migrazioni sanitarie, con tutte le ingenti spese che ne conseguono. Che alcuni, compreso il sottoscritto, possono permettersi. Altri, purtroppo, sono costretti ad arrendersi, con effetti ben immaginabili. Ci auguriamo, però, che con la stesura del Registro dei tumori – avviato dalla Regione solo nel 2015 – e con i risultati forniti dal dossier Sentieri realizzato dal Ministero della Salute (che aveva accertato nel 2013 il forte rischio tumorale concentrato nella zona di Cassano), si possa presto rilevare una riduzione delle patologie legate alla presenza delle ferriti.
La mia – chiosa l’ingegnere – è una testimonianza che non deve solo fare informazione, ma che
deve farsi portatrice di un messaggio: stimolare la sensibilità delle istituzioni perché mettano in moto tutti i meccanismi necessari alla risoluzione del problema»
.