Rapani (Fdi): «In Calabria non serve un nuovo aeroporto»
Il senatore: «Rafforziamo Crotone e colleghiamolo meglio»

ROMA - «In Lombardia, regione con dieci milioni di abitanti, ci sono tre aeroporti. In Calabria, con appena un milione e ottocentomila residenti, c’è chi arriva a proporne addirittura quattro. È questo il livello di approssimazione con cui si affrontano i temi dello sviluppo?», attacca il senatore Ernesto Rapani, che torna a chiedere un confronto serio, fondato sui dati e sulla conoscenza del territorio, non sulle suggestioni o sulle bandiere da piantare. Per Rapani, la questione non è solo numerica ma di metodo: «Quando si avanzano proposte che incidono sul futuro di un’intera regione, la prima cosa da fare è studiare. Studiare i flussi, la sostenibilità, le criticità, gli investimenti già in corso. Invece, troppo spesso assistiamo a dichiarazioni che nascono sulla sabbia, senza una visione concreta o un minimo di analisi. È un modo di fare politica che confonde la speranza con la propaganda e promuove divisioni tra territori».
In questo quadro Rapani richiama un dato significativo: «Solo quest’anno l’aeroporto di Crotone ha già movimentato 36166 passeggeri, un segnale importante di crescita e di potenzialità». Un numero che per il senatore «dimostra come lo scalo pitagorico, se sostenuto con infrastrutture adeguate e collegamenti moderni, possa consolidarsi come punto di riferimento per tutta la fascia ionica».
Il riferimento è chiaro: la nuova ondata di discussioni sull’ipotetico aeroporto della Sibaritide, che secondo Rapani «non ha alcuna ragione d’essere». «Arrivare a dire che si dovrebbe chiudere Crotone per aprire a Sibari è qualcosa che supera ogni logica. Significa non conoscere la geografia, i collegamenti, la storia di questo territorio. Davvero si pensa che un cittadino di Crotone, con l’attuale rete stradale, sceglierebbe di partire da Sibari e non da Lamezia?». Rapani non usa giri di parole: «Costruire un aeroporto a Sibari sarebbe una nuova cattedrale nel deserto. Mentre si parla di questo progetto irrealizzabile, nessuno sembra considerare che a pochi chilometri di distanza si sta lavorando sull’aviosuperficie di Pisticci. Non possiamo permetterci di disperdere risorse e attenzione in iniziative senza futuro. La Calabria ha bisogno di concretezza, non di simboli».
Il senatore insiste sul fatto che la politica debba imparare a scegliere, non a moltiplicare promesse. «Fare politica non è rincorrere il consenso momentaneo, ma saper dire anche dei no. E oggi il no a un nuovo scalo nella Sibaritide è necessario. L’Enac ha già bocciato quella proposta anni fa, giudicandola fallimentare proprio perché l’esperienza di Crotone è stata difficile. Se uno scalo non riesce ancora a sostenersi, perché dovremmo aprirne un altro?».
Secondo Rapani, il problema di fondo è culturale: «Prima di avanzare proposte, occorre conoscere a fondo i dati e i vincoli tecnici. Chi parla senza basi rischia solo di creare confusione. Conoscere non significa perdersi nei numeri, ma leggere la realtà e capire i bisogni di chi vive e lavora in questa regione». L’aeroporto non può essere un trofeo elettorale, ma un’infrastruttura utile e sostenibile». Per il senatore, l’attenzione deve essere rivolta alle condizioni che rendono funzionale un aeroporto, non alla quantità degli scali presenti. «Non serve aprire nuovi terminal se non si garantiscono strade e treni adeguati. Non servono piste se i passeggeri non riescono a raggiungerle. Ecco perché bisogna investire su ciò che già esiste, e farlo funzionare».
Rapani propone un cambio di prospettiva: «Bisogna rafforzare lo scalo di Crotone, non abbandonarlo. Aumentare l’utenza, migliorare i collegamenti, creare sinergie con gli altri scali calabresi. È un obiettivo realistico e utile». L’idea, spiega, è di rendere Crotone produttivo, non di chiuderlo per aprire l’ennesimo progetto destinato al fallimento. «L’aeroporto pitagorico può diventare il riferimento della fascia ionica se messo in rete con infrastrutture moderne. Ma per farlo servono investimenti seri e un impegno condiviso. Non serve inventare nuovi aeroporti, serve far volare quelli che abbiamo».
Nel suo ragionamento, il senatore sottolinea che lo sviluppo della mobilità aerea non può essere separato da quello ferroviario e stradale. «Stiamo lavorando – dice – per completare l’elettrificazione della linea che collega l’Alto Ionio a Crotone. È un’opera che consentirà treni più veloci e collegamenti più efficienti. Allo stesso modo, è in corso la realizzazione del primo tratto della statale 106 da Sibari a Coserie. Ora stiamo cercando i finanziamenti per estendere i lavori fino a Crotone. Solo così possiamo rendere lo scalo davvero accessibile e competitivo». Per Rapani, questa è la vera visione strategica: «L’obiettivo è far decollare Crotone, non creare nuove illusioni. Ogni risorsa pubblica deve essere spesa con criterio. Non si può parlare di sviluppo se non si affronta prima il nodo delle infrastrutture di base. Una regione senza collegamenti rapidi e sicuri non ha futuro, indipendentemente dal numero di aeroporti che possiede». «Il potenziamento dell’aeroporto di Crotone passa anche dai collegamenti. È già allo studio, in via sperimentale, un servizio navetta su gomma tra la stazione di Crotone e lo scalo. Parallelamente, con RFI stiamo lavorando alla riconversione della stazione di Isola Capo Rizzuto da scalo merci a passeggeri, così da consentire in futuro l’arrivo diretto in aeroporto su rotaia».