Elezioni regionali, Fullone e Mazza (CMG): «Dallo sbandierato cambiamento allo stagnamento programmatico»
«La composizione delle liste elettorali esplica il rilancio dell'usato sicuro e una tendenza camaleontica dei Candidati. Servono idee e programmi, non slogan inflazionati su brochure»

CORIGLIANO-ROSSANO - Il Comitato Magna Grecia propone una riflessione sull'imminente campagna elettorale per le regionali del 5 e 6 ottobre 2025.
«Chiusa la fase di formazione delle alleanze e quella dei Candidati a Presidente - dichiarano Mazza e Fullone - è necessaria una riflessione su come essa sia stata gestita. Questa premessa serve a capire come gli Elettori si approcceranno al voto. Quindi, se la campagna elettorale possa ancora avvenire nelle forme storiche in cui le abbiamo conosciute oppure se paleserà cambiamenti profondi rispetto al passato. Un dato è certo: anche questa volta, la storia si ripete. La Calabria resta vittima del gioco al massacro imbastito da comitati elettorali sempre più camuffati dai simboli di partito. Trasversalismi, atteggiamenti camaleontici e riproposizione dei soliti noti certificano che lo sbandierato cambiamento è, in realtà, un concetto talmente inflazionato da non poter essere considerato credibile. Il contesto politico in cui si esplica la nuova campagna elettorale presenta ombre preoccupanti di fronte a un fattore ormai endemico di un sistema politico nazionale, e locale soprattutto, in forte crisi identitaria. È necessaria, altresì, un'analisi oggettiva e spietata della crisi che impatta la democrazia rappresentativa. Alle ultime elezioni politiche, l'astensionismo ha sfondato il muro del 30%. In ragione di quanto descritto, i programmi non possono limitarsi a elencare una sommatoria di problemi. Vieppiù, sapendo che negli ultimi sondaggi in circolazione, meno di un italiano su cinque si fida dei partiti. E, allo stesso tempo, le persone non credono che andare al voto cambi qualcosa nel funzionamento del Paese. Ancora, bisogna fare i conti con il 41% delle persone che si astengono, ritenendo le elezioni un modo come un altro per ingannare il popolo. Quanto elencato è lo specchio di tornasole di un malessere diffuso nella popolazione. La domanda che rivolgiamo ai giocatori in campo è la seguente: come il sistema politico calabrese ha gestito la fase propedeutica alla campagna elettorale? La nostra impressione è che, anche stavolta, il tutto sia stato impostato sulla spasmodica ricerca di un posto al sole. Riteniamo, invero, che i giochi si siano svolti a briglia sciolte e in assenza di un ragionamento politico-culturale. È mancata, altresì, una discussione sul futuro della Calabria e su un nuovo modello di sviluppo imposto dai profondi cambiamenti che investono il Mondo intero».
La mediocrità, la Politica mutata in casta e lo spettro dell'astensionismo
«Quando l'agone politico si trasforma sempre più in un circolo elitario che coinvolge quasi esclusivamente gli stessi soggetti, il rischio dell'astensionismo massivo è elevato. Disertare le urne non è certamente un fenomeno nuovo. Anzi, è tendenza diffusa e radicata che, da tempo, agisce corrodendo le fondamenta stesse della partecipazione democratica. Un elemento da non sottovalutare, quindi, quello del non voto. Ben lontano dall'essere ridotto a normale fattore fisiologico e che diventa argomento di dibattito acceso soltanto nelle ore immediatamente successive allo spoglio. Salvo poi essere metabolizzato nei periodi successivi alle tornate elettorali. Negli ultimi anni, in verità, da quando si è scelta la scellerata via di abrogare il finanziamento pubblico ai partiti, le campagne elettorali sono sempre più palcoscenico di "Politici di professione" e sponsor imprenditoriali (spesso anche imprenditori in odor di mafia) che decidono su quale figura investire. L'abolizione del finanziamento pubblico ha avuto un effetto devastante sulla democrazia: i partiti hanno perso le radici territoriali, le sezioni, i circoli. Fare politica è diventato un lusso per chi non dispone di mezzi propri o non gode di appoggi significativi. La Politica si è impoverita di intelligenze, ha smesso di formare persone ed è rimasta nelle mani di pochi mestieranti. Non serviva, pertanto, cancellare il finanziamento pubblico. Bastava renderlo trasparente e controllato; possibilmente non dalla Politica stessa. Abbiamo concesso alla mediocrità di prevalere sulla ragione. E la mediocrità non arriva mai per caso. È il risultato di scelte ripetute, di strategie consapevoli o inconsapevoli che mirano al consenso rapido e indolore. La logica è semplice: dare alla gente ciò che vuole, non ciò di cui ha realmente bisogno. Tale andazzo ha generato un'offerta che evita fatiche intellettuali. L'insignificanza programmatica è diventata modello. Adeguarsi alle masse, d'altronde, non richiede sforzi, non turba, non mette in discussione. Al punto da arrivare a una degenerazione partitica che candida chiunque possa vantare un drappello di voti. Utili, quest'ultimi, il più delle volte, a far eleggere i soliti noti».
Denatalità, esodo demografico e invecchiamento della popolazione. La politica chiamata a fornire soluzioni e non palliativi
«Il ruolo della Politica in Calabria non può limitarsi a scrivere qualche buon proposito su improbabili programmi elettorali. Serve una visione complessiva e organica che abbracci tutta una serie di questioni costruendo una sintesi schematica per un rilancio sistemico dell'Ente. Servono idee concrete e vincenti. Non basta riportare qualche slogan che, di volta in volta, viene riproposto all'elettorato, stante lo stagnamento generalizzato di idee e soluzioni. Ci chiediamo quale sia il fine di deviare il discorso politico dalle problematiche preminenti, promettendo bonus o aperture di cantieri? Probabilmente, a ingannare un elettorato del quale, ahinoi, la Politica dimostra di non avere particolare stima. Se non si interverrà con soluzioni ottimali, atte a frenare l'emorragia demografica dei giovani, nessuna grande opera o azione assistenzialistica potrà fermare l'involuzione a cui questa Regione appare inesorabilmente condannata. Serve creare lavoro. Senza lavoro non può esistere dignità. E senza dignità, i calabresi non saranno mai popolo, ma solo un insieme di sudditi. La Calabria non può permettersi altre stagioni di promesse illusorie. È necessario un progetto che apra a una governance autentica, originale e innovativa. Che non si basi sulla ricerca del consenso, ma rappresenti un'assunzione di responsabilità. In caso contrario, quella appena iniziata sarà la campagna elettorale in cui si resterà comodamente seduti sul divano di casa. In attesa non del reddito, ma di un'agognata dignità».
Riforme, sanità, grandi opere e rivoluzione digitale: non basta la stesura di un programma. Serve consapevolezza e visione capillare del territorio
«Già dall'ultima settimana del mese scorso circolano i santini dei vari Candidati. Gli slogan proposti sono quasi sempre una raffazzonata riproduzione di quanto presentato nelle precedenti campagne elettorali. Tuttavia, adesso, il claim più ricorrente è il richiamo al territorio d'appartenenza. Quanto dichiarato, richiede un'accurata riflessione. Intanto bisognerebbe capire cosa i Candidati intendano con il termine territorio. Perché, nel caso di specie, il contesto nel quale si andrà a operare non è tecnicamente il proprio giardino di casa. È la Calabria, il territorio! Non parti di essa. Un Consigliere regionale che si rispetti, certamente dovrà essere espressione dell'ambito di riferimento, ma, ancor prima e ancor più, dovrà conoscere e quindi rappresentare ogni singolo angolo della Regione: dal Pollino allo Stretto, da levante a ponente. L'insana pratica di mettere davanti a tutto il proprio ambiente geografico di riferimento, rispetto la visione più ampia, è alla base dei ritardi che alcuni ambiti scontano rispetto ad altri. Indugi che, poi, sfociano nella creazione di contesti marginalizzati e resi lande periferiche dai rispettivi sistemi centralisti. Non è chiaro quale sia, nell'imminente circostanza elettorale, il senso di vantare una candidatura sibarita o crotoniate o della locride, atteso che i richiamati contesti ricadono in un perimetro elettorale che giocoforza li vede soccombenti. Non è un mistero, infatti, che i fulcri elettorali della Regione corrispondano agli ambiti prossimi dei tre Capoluoghi storici. È nelle tre Città (Cosenza, Catanzaro e Reggio) che si decidono i giochi, non altrove. Forse, mettere mano a una revisione dei perimetri elettorali, al fine di aggregare aree a interesse comune, sarebbe il modo migliore per potersi ergere a Rappresentanti dei rispettivi ambiti territoriali. Al contrario, continueremo ad avere aree sature di rappresentatività e aree che agiranno da serbatoi elettorali per altri contesti».
«In tema di sanità, resta inutile pensare alla realizzazione di grandi ospedali se prima non si pianificherà quella che dovrà essere la destinazione d'uso dei nuovi presidi. È impensabile che una Regione di circa un 1800000 abitanti possa concentrare l'offerta sanitaria di secondo livello sui soli ospedali di CS, CZ e RC. Serve, necessariamente, un quarto ospedale che sia inquadrato come Hub. E, anche un bambino capirebbe che l'area più lontana da una sanità che possa definirsi accettabile è quella cornice geografica che abbraccia l'alto Crotonese e tutta la Sibaritide».
«In tema di infrastrutture, è necessario, lungo la jonica, un asse longitudinale (parallelo all'A2) con caratteristiche autostradali. Il descritto sistema di mobilità dovrà essere intersecato da trasversali est-ovest che congiungano punti intermodali. Non servono inutili traverse per facilitare l'arrampicamento verso qualche qualche Centro diroccato. Bisogna sdoganare il concetto di Aree Interne rendendole funzionali agli attraversamenti stabili e collegandole con entrambe le linee di costa regionali. Servirà agevolare un processo di snellimento della macchina amministrativa favorendo evoluzioni di unione e fusione degli apparati amministrativi. Non è pensabile che una terra con meno della metà degli abitanti della sola Area metropolitana partenopea possa essere parcellizzata in 404 Comunità. Infine, andrà avviato un lavoro di rigenerazione delle aree industriali dismesse e, contestualmente, un processo di innovazione digitale per snellire la burocrazia e favorire la nascita di nuovi posti di lavoro. Solo così facendo, la Politica, oggi logorata dalla sfiducia e dai personalismi, potrà rilanciare l'idea che contino più i territori dei leader. È necessario invertire la rotta. Ma ciò richiede passione, studio, conoscenza e coraggio».