Rapani: «Basta passerelle, sulla criminalità servono risposte concrete»
Il senatore punta il dito contro l’evento organizzato dai 5 stelle a Corigliano-Rossano

ROMA - «Una serata nata con l’intento di sensibilizzare e riflettere sul tema della legalità si è trasformata, ancora una volta, in una passerella politica strumentale, tutta protesa a colpire il governo Meloni, come se la criminalità organizzata fosse nata con questo esecutivo».
Così il senatore Ernesto Rapani commenta l’evento svoltosi in piazza Steri a Rossano con la partecipazione del magistrato Nicola Gratteri, del giornalista Peter Gomez e dell’europarlamentare Pasquale Tridico.
«Duole dirlo, ma fa riflettere come un magistrato antimafia si presti, consapevolmente o meno, a dinamiche che nulla hanno a che vedere con la giustizia e molto invece con la propaganda di una certa classe politica».
«La realtà – prosegue Rapani – è che chi ieri faceva la morale da quel palco sembra ignorare che proprio il luogo scelto per l’incontro non è affatto immune dalla presenza concreta della criminalità organizzata. Non si tratta di episodi lontani da Corigliano-Rossano. La criminalità non è un’invenzione dell’attuale governo: è sempre esistita, e oggi si prepara al ricambio generazionale. Per questo, basta con le ipocrisie».
«Scaricare le responsabilità esclusivamente sull’attuale Governo – aggiunge – è segno di chi ha scelto di giocare politicamente sulla pelle delle vittime, degli imprenditori vessati e di chi subisce da anni la violenza mafiosa. Non è accettabile».
«Abbiamo assistito – continua – a eventi tragici, sparatorie, omicidi rimasti impuniti, aggressioni in carcere. E la risposta qual è? Allungare qualche turno serale della polizia municipale? È questa la grande strategia?». «Io – sottolinea Rapani – mi sto battendo da tempo per il potenziamento del commissariato di pubblica sicurezza e per la riapertura del tribunale di Corigliano Rossano. E lo sto facendo senza l’appoggio di chi ieri saliva sul palco. È evidente che manca una proposta seria, manca una visione concreta. Non bastano le parole: servono interventi immediati, mirati e coraggiosi». «Gli strumenti oggi ci sono. E se davvero vogliamo cambiare le cose, allora serve introdurre criteri meritocratici nella magistratura e nelle forze dell’ordine. Basta con le logiche basate solo sull’anzianità di servizio».
«Finiamola con la spettacolarizzazione della mafia – conclude – e lavoriamo seriamente, uniti, per dare risposte concrete a chi le aspetta da decenni. Perché di mafia si può e si deve parlare, ma lo si faccia con il coraggio della verità, non per vendere qualche libro in più».