Centrale del Mercure, il Governo potrebbe bocciare la norma Laghi sul divieto di centrali biomasse nei parchi
Si fanno ancora più concrete le posizioni dei consiglieri regionali Graziano, Gentile e De Nisi che nei giorni scorsi avevano chiesto l'abrogazione dell'Art.14 della Legge regionale 36/24. Ieri riunione fiume della Sesta commissione
LAINO BORGO - L'art.14 della Legge 36/24, la norma Laghi, potrebbe avere le ore contate. La levata di scudi fatta dai tre consiglieri regionali di Maggioranza, Giuseppe Graziano, Katya Gentile e Francesco De Nisi, e poi supportata anche dal gruppo del Partito Democratico potrebbe avere risvolti giganteschi e potrebbe portare proprio all'aborgazione di quell'articolo che impone «il divieto di realizzazione nei parchi nazionali e regionali calabresi di impianti di produzione energetica alimentati da biomasse». E questo con o senza la "benedizione" del governatore Occhiuto. Infatti, a porre un argine, un veto gigantesco sulla vicenda, pare - così svela il giornalista Antonio Cantisani sul Corriere della Calabria - sia arrivato un «parere del livello governativo nazionale, il Dipartimento Affari regionali della presidenza del Consiglio, che avrebbe evidenziato diversi profili di illegittimità dell’emendamento Laghi confermando la linea dei tre consiglieri di maggioranza e del Pd e ventilando l’impugnazione del testo da parte del governo alla Corte costituzionale». A questo punto, la centrale a biomasse del Mercure, nel Parco Nazionale del Pollino, e i suoi oltre 100 posti di lavoro sarebbe salva.
Nel primo incontro del 2025, la sesta Commissione del Consiglio regionale, riunitasi ieri proprio sotto la spinta di De Nisi, Gentile e Graziano, ha affrontato la spinosa questione. L’assemblea, con una “maratona” di oltre cinque ore, ha visto un’intensa discussione tra i consiglieri che hanno sostenuto con forza come la chiusura dell’impianto non sia giustificata né dal punto di vista ambientale né economico. Dall'altro lato, invece, Laghi ha insistito sulla necessità di garanzie tecniche e ambientali ma senza mirare alla chiusura dell'impianto. Sicuramente, in questo caso e così come è strutturata la legge, non ci sono margini affinché la centrale del Mercure possa continuare a sopravvivere.
Del resto, proprio contro l'emendamento del consigliere di Minoranza Ferdinando Laghi - che in aula nel giorno dell'approvazione aveva ricevuto il supporto del presidente Occhiuto - anche la società Mercure Srl, interamente detenuta da Sorgenia Spa, lo scorso 30 dicembre aveva presentato ricorso al TAR della Calabria poiché «questa limitazione - era scritto nelle motivazioni - applicata a una centrale autorizzata per 41MW elettrici lordi equivalenti a circa 130 MW termici, creerebbe difficoltà tecniche insuperabili tali da rendere l’impianto del Mercure del tutto inutilizzabile».
Come dicevamo, però, un elemento chiave del dibattito di ieri in Sesta commissione è stato il parere del Dipartimento Affari regionali, che ha evidenziato profili di illegittimità nell'emendamento Laghi. Il dipartimento ha sottolineato come la norma non solo violi principi statali sull'energia, ma generi anche una “chiusura retroattiva” delle attività, possibile solo in casi particolari. Questo parere rafforza la posizione dei sostenitori dell'abrogazione, suggerendo un possibile intervento del governo nazionale per risolvere la questione.
Ora, il Consiglio regionale dovrà valutare con attenzione i prossimi passi. Sarà necessario decidere se revocare la norma Laghi per evitare un contenzioso legale con lo Stato. La decisione finale sarà cruciale per il futuro occupazionaledell'impianto del Mercure e per l’equilibrio politico del centrodestra calabrese, che si ritrova a navigare tra posizioni divergenti all'interno della sua stessa coalizione.