Balneari, Marti (Lega) sulla direttiva Ue: «Stop a diktat irragionevoli»
«La Bolkestein sarà attivabile solo in caso in cui la risorsa disponibile per le attività turistico ricreative che insistono sul demanio marittimo sia scarsa»
ROMA - «La Bolkestein sarà attivabile solo in caso in cui la risorsa disponibile per le attività turistico ricreative che insistono sul demanio marittimo sia scarsa. È ad oggi è così, stando alla ricognizione effettuata dal tavolo tecnico istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie ad un emendamento presentato dalla Lega in Commissione Finanze alla Camera, si stabilisce che l'applicazione della Direttiva servizi è condizionata alla determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa». È quanto afferma il Senatore Roberto Marti, candidato al Parlamento Europeo nella Circoscrizione Italia Meridionale.
«Non solo. Con un secondo emendamento, sempre presentato dai deputati leghisti, - speiga - è stato previsto, sul modello Portogallo, un diritto di prelazione per tutelare i concessionari che nel corso degli anni hanno realizzato le attività di impresa. Inoltre, i due emendamenti firmati Lega, superano l'articolo 49 del codice della navigazione riconoscendo l'indennizzo sul valore aziendale, certificato su perizia di parte, in caso di nuova assegnazione a terzi della concessione».
«La Lega – aggiunge Marti – ha sempre difeso il settore dei balneari dai diktat irragionevoli dell'Europa e da una giurisprudenza dogmatica che non vuole comprendere che la non scarsità della risorsa non ci impone l'immediata applicazione della Direttiva Bolkestein. Il tavolo tecnico sulla mappatura delle nostre spiagge, voluto sempre dal nostro Gruppo Parlamentare e che ha coinvolto gli operatori del settore attraverso le loro associazioni di categoria, è stato a dir poco illuminante».
«Oggi - conclude - chiediamo il recepimento immediato delle nostre proposte ma nelle mire del prossimo futuro abbiamo previsto un piano nazionale di rilancio del settore attraverso investimenti destinati allo sviluppo delle aree ancora disponibili. Perché, un settore come quello del turismo balneare che vale il 6 per cento del PIL merita una politica attenta e non remissiva».