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Palazzetto Insiti, il consorzio di gestione e il giallo di una “pastetta”

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CORIGLIANO-ROSSANO – La vicenda del centro polivalente di Insiti, da pochi giorni ritornato d’autorità in mano al comune di Corigliano-Rossano, è destinata ad avere una coda lunghissima nel dibattito cittadino. La volontà espressa chiaramente e con forza due giorni fa dal sindaco Stasi di voler far luce sull’intera vicenda non tralasciando responsabilità e omissioni che hanno caratterizzato i lunghi anni di questa storia, ha innescato prime reazioni. Come quella dell’allora sindaco di Rossano, Giuseppe Antoniotti, che ha vissuto gli anni dello scioglimento di quel consorzio costituito nel lontano 1972 proprio tra il comune di Rossano e quello di Corigliano con l’intento di dare un senso a quell’area baricentrica tra le due città e che oggi, invece, è diventato il centro nevralgico di una grande città.

Antoniotti racconta un punto di vista finora inedito o comunque omesso, forse solo sussurrato nella versione ufficiale dei fatti che forse può aiutare a colmare un buco nero nella narrazione collettiva su come la collettività abbia dovuto lottare con le unghie e con i denti per riappropriarsi di un immobile che, di fatto, è sempre stato suo.

Partendo dall’ultimo e inconfutabile dato di questa storia, scritta nelle aule del tribunale di Castrovillari dove un giudice ha fatto giustizia rigettando la richiesta di usucapione dell’immobile avanzata dal suo privato occupante, Antoniotti svela quello che a tutti gli effetti potrebbe essere definita una pastetta di casa nostra.

La regola generale è che un soggetto prima di avanzare istanza di usucapione per un immobile debba dimostrare di aver avuto gestione e autorità sullo stesso per almeno 20 anni. Antoniotti sostiene però che «prima dello scioglimento del consorzio il palazzetto era libero», quindi prima del 2014. All’epoca il comune di Corigliano, che all’epoca aveva competenza territoriale e amministrativa su Insiti, era guidato dalla triade della commissione straordinaria insediatasi a seguito dello scioglimento degli organi istituzionali per infiltrazioni mafiose. «Quando mi sono accorto, da allora sindaco di Rossano, che l’immobile di Insiti era stato occupato da un privato, mi sono sentito in dovere di avvisare subito il commissario Scialla che emise immediatamente una ordinanza di sgombero rimasta purtroppo e inspiegabilmente inevasa». Che ci fosse una “compiacenza” negli uffici – una “pastetta” – su questa storia, quindi, sembra del tutto evidente e anche lo stesso Stasi, così come anche il presidente del Consiglio comunale Marinella Grillo e l’assessore Mitidieri, lo hanno fatto capire chiaramente nei giorni scorsi.

Poi Antoniotti chiarisce ancora che durante la sua consiliatura da sindaco (durata dal 2011 al 2015) l'unico atto rilevante nella vicenda è stato lo scioglimento del consorzio tra i due comuni Rossano e Corigliano. «Con atto deliberato in consiglio comunale – ricorda Antoniotti - al fine della riduzione dei costi delle pubblica amministrazione». Un iter quasi obbligato rispetto della legge 191/2009 (la fatidica legge di bilancio 2010) che «al fine del coordinamento della finanza pubblica e per il contenimento della spesa pubblica», all’articolo 186 comma “e” impegna i comuni alla «soppressione dei consorzi di funzioni tra gli enti locali» affidando la vigilanza Prefetto. Che, a distanza di 4 anni dall’entrata in vigore della norma, riscontrando le inadempienze, il 4 novembre 2013, sollecitava gli allora due comuni all'adempimento. «È tutto scritto e riscontrabile» sottolinea Antoniotti, che parla, quindi di «atto dovuto» da parte delle due municipalità, ma soprattutto da quella rossanese, “abbandonare il campo” da una condizione praticamente impropria e inattiva. «Da allora in poi – evidenzia l’ex sindaco – Rossano non ha avuto più alcuna competenza su Insiti.

Cosa è successo, a seguire, quale sia stato il “buco nero” in pochi lo sanno. Ma certamente questa vicenda oscura che ha portato un privato a occupare un immobile pubblico e a disporne nei modi che ne riteneva più opportuni, si è consumata nella burocrazia comunale, quella coriglianese del tempo. Anche perché come ricordato da Antoniotti e sottolineato prima da Stasi lo stesso comune di Corigliano, prima dell’avvenuta fusione, in sede giudiziaria avrebbe dovuto esibire «gli atti di provenienza e di proprietà dei terreni». Non solo non lo ha fatto ma a quanto pare dai faldoni procedurali – come ribadito nel corso della conferenza stampa di due giorni fa – sarebbero spariti anche alcuni documenti. «Ritengo che l'organo burocratico dell’allora comune di Corigliano – aggiunge ancora Antoniotti - gli uffici preposti, i responsabili del patrimonio non possano essere esenti da responsabilità. I sindaci si avvicendano e non possono entrare in merito alle vicende burocratiche e magari farsi carico di esibire gli atti durante un contenzioso, mentre rimangono i responsabili dei vari uffici, i responsabili dell'ufficio legale, insomma i burocrati dell'ex comune di Corigliano che in merito alla vicenda non possono – ribadisce concludendo l’ex primo cittadino rossanese - essere  esenti da eventuali errori commessi».

Ora bisognerà capire come quel privato abbia avuto in mano la possibilità di presentare istanza di usucapione pur avendo occupato la proprietà solo meno di dieci anni fa. Chi non ha vigilato? O - ancor peggio - chi è stato compiacente?

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.