Gli stasiani del Pd rivendicano il risultato del ballottaggio per la segreteria cittadina: «Accolto nostro documento programmatico»
Il gruppo di Domus Magna Graecia guidato da Mariolina Cacciola apprezzano la "visione" del neo segretario Madeo e bollano "l'altro Pd" come quelli «che hanno sempre creato divisioni a Corigliano quanto a Rossano»
CORIGLIANO-ROSSANO - Sembra continuare ad avere lunghi e perduranti strascichi l'elezione del nuovo segretario cittadino del Partito Democratico. Polemica che sembra essersi acuita dopo la conferenza stampa convocata nei giorni scorsi proprio dal neo segretario Madeo (ne abbiamo parlato qui) alla quale, a distanza di meno di una settimana, ne è poi seguita un'altra. Quella del cosiddetto "altro Pd", la parte con la fetta maggioritaria dei tesserati (e dei delegati) ma uscita sconfitta dal ballottaggio, guidata da Giuseppe Tagliaferro e da Giovanbattista Genova (ne abbiamo parlato qui).
Oggi quell'aspra discussione tutta interna ai democrat di Corigliano-Rossano fa registrare un nuovo capitolo. A parlare, per la prima volta dopo il ballottaggio, sono i dem dell'area Stasi, quelli che avevano partecipato al congresso cittadino con la lista Domus Magna Graecia a sostegno della mozione Cacciola, arrivando terzi. Oggi gli stasiani rivendicano il risultato del ballottaggio che ha consegnato la segreteria di Co-Ro in mano a Francesco Madeo, arrivato grazie ad «un accordo programmatico» che «non è un do ut des» come lo avevano fatto passare gli "incredibilmente sconfitti" della mozione Tagliaferro bensì un piano di azione nel solco del quale muoversi anche rispetto alle politica interna e, quindi, ai rapporti con l'Amministrazione comunale cittadina.
«Ciò che ci ha unito - scrivono i dem filo Stasi - è la convinzione che, in un momento in cui la destra appare preponderante nel panorama regionale, occorresse partecipare alla realizzazione di quello che il partito nazionale chiama "Campo Largo": un soggetto politico, aperto anche alla partecipazione dei non tesserati attraverso le Agora, che ricomponesse il quadro delle alleanze e trovasse percorsi condivisi e plurali». Questo il canovaccio da cui si è partiti e che ha portato prima alla candidatura di Mariolina Cacciola e, quindi - dopo il primo turno - alla proposta programmatica strategica che ha di fatto reso la terza forza interna al Pd quella determinante sull'elezione del nuovo segretario e forse anche quella predominante delle future strategie del partito.
«Proprio a fronte di una dialettica al nostro interno libera e mai piegata a interessi di parte o a soddisfazione d'interessi particolari e personali - precisano i dem stasiani nella nota - abbiamo proposto, in vista del ballottaggio, accordi programmatici ad entrambi i candidati». E spiegano anche la natura degli accordi che «non erano e non potevano essere un "do ut des" in cambio del sostegno all'amministrazione Stasi. Erano e restano - invece, a parere di Domus Magna Graecia - ciò che è scritto chiaramente al loro interno: l'apertura di un dialogo e di un confronto tutto mirato sull'interesse della nostra città. Nessun accordo clandestino, nessuno scambio, nessuna poltrona in giunta. Solo un accordo politico chiaro».
Madeo lo ha accettato subito tout court; Tagliaferro, invece, lo ha interpretato e in parte rigettato.
«Ciò che ha fatto propendere il nostro gruppo nella sua interezza verso Madeo - precisano ancora - è stata proprio la sensazione di ambiguità che restava nell'atteggiamento di Tagliaferro. L'idea che non potesse garantire la piena convergenza su quel documento di tutto il suo gruppo».
Insomma, Tagliaferro non li ha convinti abbastanz e oggi leggono in quel incontro pubblico di tre giorni fa «un colpo di coda» di dirigenti che nel passato «si sono distinti per la loro capacità di creare spaccature nella comunità del Pd nelle due ex città e che, a quanto pare, il vizietto non lo hanno perso».
Insomma quelli del gruppo di Domus Magna Graecia parlano da leader e confermano le sensazioni percepite nella conferenza stampa di Madeo e rafforzate dall'incontro di Tagliaferro. Il caso della segreteria dem di Corigliano-Rossano è che in democrazia non contano i numeri ma la scaltrezza delle azioni. Tant'è che oggi il gruppo minoritario democrat che fa riferimento al sindaco (senza tessera del Pd) con un mano tiene il "pallino del gioco" della segreteria corissanese e con l'altra mantiene a debita distanza quell'altra parte che pur avendo numeri e forza non ha avuto la capacità di mettersi alla guida del partito.