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L'Alto Jonio ha sempre sognato il suo porto. Trebisacce, Amendolara e Rocca ci avevano provato

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di FRANCO MAURELLA Tra Sibari e la lucana Metaponto, per 84 chilometri di costa, non esiste neanche un porticciolo turistico. Eppure, Amendolara, Trebisacce e Rocca Imperiale ci avevano provato a farsi finanziare una struttura per imbarcazioni da diporto. La richiesta di approdi per  questo genere di imbarcazioni è comunque elevata nell’Alto Jonio cosentino, tant’è che privati si sono attivati per offrire posti di parcheggio per le barche. Ad Amendolara e Montegiordano, l’Ogigia Diving Center di Giuseppe Golia, ha realizzato due approdi turistici a secco con capacità di ospitare fino a 150  e fino a 200 barche. Ricordiamo che tanto Amendolara quanto Montegiordano sono sedi della Lega Navale Italiana sezione “Alto Jonio”, ospitate negli impianti della stessa società. Sempre ad Amendolara, un altro privato, il signor Albano, è proprietario di altro approdo a secco, ubicato anch’esso sul lungomare e capace di dare ospitalità a 150 barche. A Trebisacce è ancora un privato, titolare dell’azienda “Automotonautica” a gestire un parcheggio boe in mare con approdo mobile, utilizzato solo da giugno a settembre. L’approdo con annesso parcheggio boe in mare aperto, mediamente ospita circa 100 barche. Insomma, la Calabria, con gli 800 chilometri di costa e la spiccata vocazione turistica, dovrebbe favorire la realizzazione di porti ed approdi, come accade, per esempio, inFrancia. Entrando in Provenza – Costa Azzurra dal confine ligure, da Menton a La Ciotat passando per Montecarlo, Nizza, Antibes, Cannes, Saint Tropez, ogni cittadina, seppure di pochi abitanti, ha il suo porto turistico. Da noi, in Italia ed ancor più in Calabria, non è così. Negli ultimi decenni, chi è andato più vicino alla realizzazione del porto è stata Trebisacce che negli anni ’90, con l’allora sindaco Antonio Mundo, peraltro parlamentare della Repubblica, aveva avuto rassicurazioni per il finanziamento dell’opera portuale, tanto da prevedere strade e segnaletica stradale che indicavano l’ubicazione del porto. In tempi più recenti, nell’agosto 2010 il consiglio comunale di Trebisacce deliberò all’unanimità l’approvazione del progetto preliminare per la realizzazione del Porto turistico, con variante parziale al Piano regolatore generale. Un progetto che l’allora sindaco Mariano Bianchi, definì di “importanza strategica per il futuro della città”. Trebisacce, del resto, ha una lunga tradizione in merito a scambi commerciali via mare. È del 1910 un manifesto nel quale Trebisacce figurava come scalo per la navigazione passeggeri. Per non parlare dell’approdo commerciale a cui attraccavano velieri provenienti da Venezia, Ancona e da altri porti dell’Adriatico, che scaricavano mercanzie e caricavano cemento prodotto nell’allora fiorente cementificio di cui si conserva ancora l’ossatura cementizia sul lungomare nord. Bianchi era sicuro sulla realizzazione dell’opera il cui progetto preliminare venne affidato ai tecnici di “Italia Navigando” che, dopo averlo redatto, insieme al sindaco lo depositarono presso l’assessorato regionale al turismo dove tuttora si trova ed è ancora attuale. L’opera sarebbe costata 25 milioni di euro con un impegno economico formale del comune di Trebisacce che avrebbe dovuto accedere ad un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti per un impegno di 300 mila euro, mentre il rimanente importo necessario alla realizzazione dell’opera sarebbe stato a carico del Fondi Strutturali europei per le portualità. C’era l’impegno dell’allora assessore regionale alle infrastrutture che sottoscrisse un Accordo Quadro territoriale per la realizzazione del porto a Trebisacce. In ordine di tempo, nel 2013, la quarta Commissione regionale “Assetto ed utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente”, allora presieduta da Gianluca Gallo e di cui faceva parte il consigliere regionale Mario Franchino, referente istituzionale dell’Alto Jonio, in tema di turismo caldeggiò, su proposta di Franchino, la realizzazione di un porticciolo turistico da ubicare a Trebisacce. La proposta della IV Commissione sarebbe dovuta approdare in consiglio regionale ma così non fu.
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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